Autore: Vittorio Parazzoli
26/06/2024

Centromarca: Francesco Mutti chiede al Governo sostegni per gli investimenti delle aziende e un alleggerimento fiscale per quelli in promozione e marketing all’estero

Durante l’assemblea di ieri, il Presidente dell’associazione ha spiegato che servono tutele nei campi di competitività, innovazione, sostenibilità e legalità

Centromarca: Francesco Mutti  chiede al Governo sostegni per gli investimenti  delle aziende e un alleggerimento fiscale per  quelli in promozione e marketing all’estero

Francesco Mutti

Competitività, innovazione, sostenibilità, legalità: questi gli ambiti su cui Centromarca ha richiamato ieri l’attenzione del Governo nel corso dell’incontro “Geopolitica, società, innovazione - Scenari e priorità per l’Industria di Marca”, promosso alla Triennale di Milano in concomitanza con l’assemblea dell’associazione. «Abbiamo bisogno di una politica industriale che favorisca fusioni e acquisizioni, perché la taglia delle nostre imprese ci penalizza nel mercato globale - ha sottolineato il Presidente Francesco Mutti -. È inoltre fondamentale finalizzare le risorse pubbliche sui comparti strategici e creare le condizioni migliori per gli investimenti, in particolare quelli destinati alla digitalizzazione e allo sviluppo sostenibile. E chiediamo anche che sia previsto un alleggerimento fiscale per gli investimenti in promozione e marketing all’estero. È il made in Italy che lo chiede». Nette le considerazioni sulla legalità: «Chi non rispetta le regole, altera la concorrenza e compete in modo sleale. L’illegalità si combatte con leggi chiare e controlli rigorosi, perché il corretto andamento del mercato è elemento d’interesse collettivo» ha aggiunto.

Le dimensioni

Su questo ventaglio di priorità Centromarca concentra i suoi interventi ai tavoli istituzionali, portando la voce di un settore fondamentale per l’Italia: 200 aziende industriali manifatturiere, alimentari e non food, che commercializzano 2.400 marchi, sviluppano un giro d’affari di 64 miliardi di euro (in un mercato Gdo che vale 94 miliardi) e occupano 97mila persone. Una compagine di realtà eccellenti da cui scaturiscono 70 miliardi di valore condiviso a monte e a valle della loro attività (un quarto del prodotto interno lordo dei soli settori agroalimentare e vitivinicolo). Ogni occupato nell’industria di marca genera sette posti di lavoro nella filiera del largo consumo e dieci complessivi in Italia. L’associazione è impegnata nel contrasto all’introduzione di nuove tasse sui consumi e a qualsiasi ipotesi di rafforzamento di quelle esistenti. «Gli effetti che ne deriverebbero sul potere d’acquisto delle famiglie, sulla dinamica della domanda interna e sui livelli occupazionali sarebbero fortemente negativi - ha rilevato sempre Mutti -. Siamo il comparto responsabile che ha evitato - ogni impresa per quanto le era possibile - di scaricare a valle istantaneamente i pesanti aumenti esogeni di costo che in questi anni sono piovuti sui nostri conti economici». 


Investimenti

L’analisi dei bilanci mostra che tra il 2020 e il 2022 l’incidenza dei costi sostenuti, dalle industrie aderenti a Centromarca, per l’acquisto di materie prime è cresciuta dal 54,5% al 57,8%. Energia elettrica, acqua e gas hanno visto il loro peso aumentare dall’1,3% al 2,4%. Gli extracosti sono stati in parte assorbiti nei conti economici e in parte trasferiti a valle con estrema gradualità. Per effetto della crescita dei costi l’utile netto complessivo è calato dal 5,5% al 4,6%. A una fase critica per la congiuntura e i mercati l’industria di marca, nel suo insieme, ha risposto mantenendo o potenziando gli investimenti. Il 6% delle entrate è stato destinato alla ricerca e allo sviluppo. Il 63% delle aziende ha aumentato gli impieghi in tecnologie digitali, come le piattaforme di e-commerce, l’intelligenza artificiale e gli strumenti per la gestione dei big data. Oltre il 70% ha aumentato gli stanziamenti destinati alla sostenibilità, con focus sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica e sull’adozione di pratiche di economia circolare. 

I trend

L’industria del largo consumo, complessivamente, rappresenta l’11,6% di tutti i beni manifatturieri nell’Unione europea. Il 61%, pari a 276 miliardi di euro, resta all’interno dei confini; il 39%, pari a 174 miliardi di euro, è esportato. I prodotti di marca europei, particolarmente richiesti in tutto il mondo, rappresentano il 33% del saldo commerciale positivo dell’Ue. Investendo 81 miliardi di euro l’anno nell’Unione europea, l’industria dei beni di largo consumo contribuisce significativamente alla competitività e all’innovazione. 

I panel

Alle tavole rotonde di approfondimento che hanno caratterizzato l’incontro hanno preso parte: Paolo Barilla (Vicepresidente Gruppo Barilla), Marco Bentivogli (esperto di politiche industriali e del lavoro Base Italia), Mirja Cartia d’Asero (A.D. Gruppo 24 Ore), Roberto Leopardi (Group CEO e G.M. Bolton), Paolo Magri (Vicepresidente esecutivo Ispi), Mara Panajia (Presidente e A.D. Henkel Italia), Corrado Passera (Fondatore e A.D. illimity), Vincenzo Perrone (Professore ordinario Università Bocconi), Cristina Scocchia (CEO illycaffé), Andrea Scotti Calderini (Fondatore e CEO Freeda), Veronica Squinzi (A.D. Gruppo Mapei), Massimiliano Valerii (D.G. Censis). Per le conclusioni è intervenuto il ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti.