Autore: Redazione
20/09/2018

Questionable, la soluzione per i brand in un internet sempre più vocale è targata DigitalMDE

L’avvento di vocal assistant e smart speaker sta cambiando le modalità di ricerca delle informazioni online da parte degli utenti. L’utilizzo dell’audio è sempre più interattivo e diffuso, e la soluzione dell’azienda offre la possibilità di creare Voice Site e iniziative speciali

Questionable, la soluzione per i brand in un internet sempre più vocale è targata DigitalMDE

È l’uomo che attraverso le sue necessità influenza la direzione dell’evoluzione tecnologica o è l’evoluzione tecnologica, con le sue novità, a definire i vantaggi disponibili per l’uomo contemporaneo, e, dunque, a forgiarne le abitudini? Un quesito che potrebbe essere un’aporia, resta il fatto che il solco in cui viaggiano i due soggetti è quello che porta all’immediatezza. Sempre più veloce, sempre più comodo, sempre meno sforzo. Il prossimo elemento a essere sacrificato sull’altare dell’istantaneità sembra essere la scrittura. Tenere in mano uno schermo, scriverci e guardare la risposta che restituisce, in un futuro che somiglia molto al presente, sarà un’inutile perdita di tempo e un impedimento eliminabile. Basterà, infatti, parlare col device per ottenere le informazioni che servono. Siano esse il meteo della propria città, l’orario dei treni o la disponibilità per prenotare un giro in pista su una Ferrari.

Voice assistant e smart speaker

Se podcast e musica - a oggi le più diffuse declinazioni del digital audio - sono contenuti da fruire passivamente, l’interazione vocale-acustica con vocal assistant e smart speaker rappresenta invece uno scambio attivo. Quest’ultima modalità di utilizzo della tecnologia sta prendendo piede molto velocemente in USA, dove in pochi anni dall’uscita dei software di assistenza vocale, ha già trovato una diffusione molto estesa. Il 32% degli americani oggi possiede uno smart speaker. Un gran balzo in avanti rispetto al 28% registrato a gennaio di quest’anno, a cui seguirà un ulteriore salto che porterà i possessori al 44% entro il 2020. Una curva di penetrazione, questa, rispecchiata anche dai dati riferiti alla Gran Bretagna, area in cui i dispositivi sono entrati nei negozi qualche anno dopo. «Il mercato italiano è molto ricettivo, e ci aspettiamo che il tasso di adozione e di utilizzo sia lo stesso degli altri Paesi», spiega  Davide Panza, CMO e co-founder di DigitalMDE. E nella Penisola stanno iniziando ad arrivare i dispositivi: dopo il lancio dell’assistente vocale Google Assistant nel dicembre 2017, l’azienda ha lanciato lo smart speaker Google Home nel marzo di quest’anno, mentre Amazon sta prendendo tempo e non ha ancora annunciato la data di lancio di Alexa (sebbene sia verosimile pensare che sia reso disponibile per il Black Friday o per Natale). Secondo una ricerca condotta da Capgemini, poi, l’utilizzo avviene principalmente “perché semplifica le ricerche” (secondo il 52% degli intervistati), e perché “permette di svolgere più attività alla volta lasciando libere le mani” (48%). «Le ricerche online avverranno sempre più attraverso la voce, e questo sarà un evento che rivoluzionerà la fruizione di internet e le strategie digitali dei brand», continua Panza.

Brand e voice assistant

Il cambiamento della search non può essere ignorato dai brand. Da una parte, non monitorando le ricerche vocali non avrebbero il controllo di una delle loro immagini online - non sapendo quali risposte possa dare il voice assistant - dall’altra, invece, acquisire un vantaggio competitivo quantomeno temporale potrebbe portarli a primeggiare in uno degli asset di marketing online più importanti per quanto riguarda branding e vendite. Provando a chiedere a Google Home informazioni su alcuni brand, si otterranno risposte lette da Wikipedia da una voce robotica generata direttamente dal software o gli indirizzi dei punti vendita più vicini. Una presentazione non controllata e monca, che funge però da biglietto da visita dei brand nell’ “audio internet”. «I brand si troveranno nella posizione di dover occupare questo spazio, dovranno capire come presentarsi ai consumatori in questa nuova veste online. Ma avranno anche la possibilità di fornire servizi attraverso questo nuovo veicolo d’interazione», aggiunge Panza.

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Questionable

DigitalMDE ha presentato, in partnership con Geotag e con la collaborazione esclusiva per l’Italia di XappMedia, la soluzione Questionable, nata per permettere alle aziende di attivare un dialogo diretto e gestito con i propri utenti attraverso voice assistant e smart speaker. La diffusione di questi due fattori - e le stime che indicano il raggiungimento del 50% della quota ricerche web attraverso comandi vocali entro il 2020 - suggerisce di affiancare ai siti web tradizionali i Voice Site. La soluzione Questionable - nome nato per l’assonanza con “question”, e da qui prende il significato di “domandabile” in quanto permette ai brand di instaurare un dialogo vocale fatto di domande e risposte - abilita alla creazione di voice landing page, adatte a iniziative commerciali come promozioni, offerte e lanci di prodotto, e di voice site, paragonabili in voce, ai siti web tradizionali. Grazie a questo sistema l’assistente risponderà con ciò che il brand vuole che si dica di lui, attraverso risposte pre-caricate in file audio appositi, letti da un speaker e non dal sintetizzatore, e permetterà la costruzione di un’alberatura utile a conoscere meglio il prodotto o le promozioni disponibili. «Grazie a questo sistema i brand possono, a pieno titolo, entrare nella Voice Revolution e inserire l’audio nel proprio marketing mix, sfruttando la crescente diffusione di smart speaker e assistenti vocali», ha spiegato Panza. «Entro il 2021, chi avrà rifatto il design del sito integrando l’audio arriverà ad ottenere una crescita delle revenue fino al 30%», ma non basta realizzare un voice site, è necessario inserirlo in una strategia che lo valorizzi, spiegando mission, servizi, e comunicando l’“invocation” (la combinazione di parole che attivano la comunicazione con il sito vocale) del brand.

Il web è sull’orlo di una rivoluzione

La diffusione delle ricerche vocali renderebbe necessaria una revisione dei meccanismi dei motori di ricerca, e in questo «cambio di paradigma, l’audio diventa la nuova frontiera del SEO», dice Mirko Lagonegro, CEO e co-founder di DigitalMDE. Google sta transando in audio la capacità di ricerca che ha già nel web tradizionale, e tra le serp già appaiono risposte derivanti da un testo vocale analizzato dai suoi algoritmi. Oltre a un ripensamento in chiave SEO dei propri touchpoint online, i brand potranno sviluppare delle iniziative speciali, come ha fatto Esselunga: chiedendo a Google Home di aggiungere un elemento nella lista della spesa, lo smart speaker farà apparire l’elemento stesso nella lista all’interno dell’app sullo smartphone dell’utente. Questo porta a evidenti vantaggi in termini di fidelity e di upselling in store. Ma è soprattutto l’automotive a lavorare con i vocal assistant, con Ford che ha chiuso un accordo con Amazon e Mercedes che ha impostato la sua campagna adv proprio su questa tecnologia. La stessa che Google - azienda da tempo assente in comunicazione - ha proposto nel suo spot, in cui Gennaro Gattuso parla con Google Assistant mentre guida.