Autore: Redazione
12/02/2018

Ogury: «GDPR, per gli utenti il trade-off è semplice: con l’opt-in ci sarà meno advertising e più interessante»

Il ceo e founder Jean Canzoneri ha analizzato con DailyNet le richieste e le ricadute della normativa europea che entrerà in vigore il 25 maggio

Ogury: «GDPR, per gli utenti  il trade-off è semplice: con l’opt-in ci sarà meno advertising e più interessante»

Il conto alla rovescia è partito ormai da tempo, ma prima di maggio c’è ancora qualche mese. L’attesa per l’entrata in vigore del GDPR si fa snervante per le aziende che non hanno ancora predisposto i propri asset alle nuove regole, mentre c’è chi vive la situazione tranquillamente, forte di un’attenzione al consumatore inserita nel business plan dal giorno zero. Ci sono realtà che hanno tenuto un atteggiamento trasparente verso gli utenti, raccontando in modo chiaro e conciso - ovvero in un solo scroll - il come e il perché raccolgono i loro dati, accettando da subito il trade-off tra spiazzare alcuni utenti e la volontà di dargli informazioni che sarebbe meglio non ignorare.

Data base e trasparenza

«Abbiamo un database di 400 milioni di persone, costruito proponendo a ogni utente uno specchietto informativo nel momento in cui entra in contatto con la nostra SDK. Avremmo potuto disporre di un database più ampio, ma abbiamo preferito perdere qualche dato per adesioni mancate alle nostre policy che ottenerlo in modo poco trasparente. Noi chiediamo un consenso informato alla raccolta dati già dall’inizio, fa parte del nostro business plan. E adesso, con l’arrivo del GDPR, per noi cambierà poco, mentre altri dovranno adeguarsi e modificare i loro piani», dice a DailyNet Jean Canzoneri, ceo e founder di Ogury.

Il 25 maggio entrerà in vigore il GDPR: cosa chiede alla industry?

Il GDPR intende dare più potere all’utente attraverso diversi step. Innanzitutto richiede un opt-in vero, informato. Il consenso deve essere espresso attraverso un’azione, cliccando “accetto”, e dev’essere preceduto da una spiegazione chiara, corta e comprensibile dei modi e degli scopi per cui si richiede il permesso di raccogliere i dati. L’opt-out dev’essere altrettanto semplice, rimuovere il consenso dev’essere facile come esprimerlo. Questi sono gli aspetti più difficili da affrontare, ma non sono gli unici. La normativa richiede anche un giro di vite sulla sicurezza dei dati, e sul periodo di conservazione degli stessi - che non potrà superare i 3 anni. Inoltre, i chief data officier diventeranno figure necessarie e avranno compiti molto importanti.

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Quali effetti vuole creare nel comparto?

Le finalità e le pratiche di raccolta dati non sono sempre chiare agli utenti, e questo ha creato incertezza tra gli utenti. Il GDPR vuole riportare su internet una situazione di fiducia.

Quali vie si possono percorrere per spingere gli utenti a fare opt-in?

È fondamentale essere chiari e trasparenti. Il trade-off per un consumatore è facile: l’adv sui siti ci sarà comunque, ma se si accettano i termini le inserzioni saranno di meno e più rilevanti. Non sarà proibito poi incentivare l’opt-in attraverso compensi di vario tipo, anche economici.

Su quali comparti si noteranno gli effetti maggiori?

Non sono molti gli editori che riescono a sfruttare con bravura i dati che raccolgono. Sebbene siano uno dei principali canali di contatto con gli utenti, l’editoria subirà solo dei rallentamenti. I player del segmento dei big data che non saranno allineati con le nuove regole imposte dal GDPR, al momento dell’entrata in vigore, invece subiranno una recessione.