Autore: Redazione
28/07/2021

Audioboost: Cristina Pianura lancia la nuova frontiera del podcast

Il progetto, incubato da Podcastory, l’audio factory guidata da Davide Schioppa, è il primo in Italia specializzato nello sviluppo di una tecnologia per il text to speech a disposizione degli editori, proposta con una formula SaaS. Le parole dei due protagonisti

Audioboost: Cristina Pianura lancia la nuova frontiera del podcast

Cristina Pianura

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ma visto che la cortesia appare sempre più d’uopo in epoche socialmente complesse, repetita iuvant: l’audio ci salverà. Lo sta già facendo. Come un ritorno alle origini, foto d’antan, immagini di capannelli attorno a un transistor gracchiante, proverbi che si riaggiornano: anche l’orecchio vuole la sua parte. Un trend irrefrenabile, almeno fino all’altro ieri, oggi una realtà assodata: audio e la sua incarnazione moderna, il podcast. Ma per portare avanti un’idea, per rilanciarla, per rinfrescarla, per aprirla a nuove possibilità, servono menti fervide, o orecchie più acute, allenate. Cristina Pianura, proprio lei, la “signora del programmatic”, sta per spalancare una nuova porta all’interno del settore del momento. La chiave è di quelle pesanti, serve una mano d’aiuto, o un orecchio in più, quello di Davide Schioppa, Ceo di Podcastory.

Text to speech

La nota audio factory è l’incubatore della nuova realtà lavorativa firmata da Cristina Pianura: si chiama Audioboost ed è la prima audio native company italiana specializzata nello sviluppo di una tecnologia per il text to speech a disposizione degli editori, proposta con una formula SaaS. Il concetto alla base del progetto è dare a tutti i produttori di contenuti digitali una soluzione tecnicamente semplice ma molto qualitativa per trasformarli in Podcast. Il testo che si trasforma automaticamente in audio sarà, o meglio è la nuova frontiera dell’informazione e della conoscenza digitale. Audioboost propone sul mercato editoriale una soluzione tecnologica innovativa e proprietaria che converte automaticamente i contenuti testuali in contenuti audio, con un livello qualitativo elevato e con una facilità di implementazione specificamente pensata per la struttura di un siti web: si tratta dello “Speak Up-Article” o audio in-article.

audioboost
Una nuova risposta

Grazie all’AI, lo Speak Up Article legge automaticamente il contenuto testuale della pagina ignorando le parti irrilevanti e genera il podcast in tempo reale su qualunque contenuto article del sito web. Non solo, il widget Audioboost in pagina può richiamare anche altri podcast correlati al contenuto in una Play List studiata insieme. Grazie a una tecnologia in continuo sviluppo e miglioramento, Audioboost risponde così ad almeno tre esigenze che si sono disvelate sul mercato editoriale: fornire un nuovo servizio editoriale per la tecnologia audio; creare inventory podcast per il mercato del digital audio e, dunque, una inedita revenue stream per gli editori; far nascere una piattaforma distributiva per il seeding di contenuti podcast su audience qualificate e targetizzate presso un network di editori premium. Le prossime settimane saranno dedicato a testare lo “SpeakUp-Article” su un network ristretto di editori per poi fornire al mercato una risposta immediata di inventory e di distribuzione anche editoriale di propri contenuti audio. In attesa di vedere i primi risultati, abbiamo contattato i protagonisti della vicenda, Cristina Pianura e Davide Schioppa.

Come raccontare Audioboost? A cosa mira il progetto?

Cristina Pianura: «La nostra è la prima audio-native company presente in Italia, una delle prime nel mondo. L’obiettivo è rafforzare l’idea di audio, aprendola a strategie sempre più diversificate. L’arma sulla quale facciamo affidamento è rappresentata dallo SpeakUp-Article, generatore automatico di podcast. Con esso intendiamo dialogare con gli editori, offrire loro un servizio, una facilitazione, una nuova dimensione sensoriale per contenuti informativi oppure legati all’intrattenimento, il tutto con un livello qualitativo veramente alto. Allo stesso tempo, andiamo a soddisfare una tendenza ormai consolidatasi nell’audience in rete, ossia l’abitudine a considerare il contenuto audio come qualcosa di primario o complementare. Un vero e proprio servizio editoriale dalle forme inedite, sul quale innestare strategie di monetizzazione».

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Davide Schioppa

 

Come apparirà Audioboost come si muoverà all’interno di un sito?

«Mediante un classico widget, che identificherà e tradurrà un testo in formato audio semanticamente appropriato, che creerà un’offerta adv, come pure una macchina distributiva di podcast correlati (o di contenuti premium), che permetterà di non perdere mai il contatto audio e nello stesso tempo consentirà sempre di sostare all’interno del sito che ospita Audioboost. Sarà un player riconoscibile, sia dal punto di vista classicamente visivo, sia, grazie a un apposito jingle, sotto il profilo sonoro».

Quali sono i mercati di riferimento?

Davide Schioppa: «Partiamo da un presupposto B2B: esiste una forte richiesta da parte del mercato editoriale di inventory audio, con investimenti ridotti, come pure di produzioni di contenuti premium, che mirano a creare un’audience in target, con temi qualitativi in un ambito contestualizzato. Audioboost rappresenta una modalità industrializzata, altamente scalabile, al pari di un sistema di native adv. È una costola di Podcastory e nasce con l’idea di fare sistema, per poter chiudere un cerchio che comprenda contenuto, tecnologia e scalabilità».

Da quando sarà attivo?

Cristina Pianura: «La demo è pronta. Nel mese di agosto, sarà sperimentato da un gruppo di editori partner, a settembre partirà l’offerta. In giro si avverte una grande interesse e noi ci siamo, con le nostre esperienze editoriali e commerciali. Entro la fine dell’anno avremo un prodotto aggiornato e funzionale e partiremo per il programma prefissato, che temporalmente possiamo circoscrivere in un triennio».

Ma, alla fine, Audioboost conterrà pubblicità e come la offrirà?

Davide Schioppa: «Chi compra un servizio Audioboost non acquista pubblicità ma audience, però… »

Cristina Pianura: «Però un editore potrà scegliere se offrire un servizio con o senza adv. Il sistema darà la possibilità di integrare adv in reservation o in programmatic. Abbiamo la competenza per agire in maniera adeguata e ci discosteremo dall’offerta video, per preservare l’efficace di un mezzo come l’audio che non conosce l’invasività tipica richiesta all’occhio. E noi saremo sempre rispettosi della volontà dell’utente».