Autore: Redazione
22/03/2018

#AssorelIncontri affronta l’analisi delle conversazioni prima e dopo il voto del 4 marzo

Si è svolto ieri, a Milano, l’incontro organizzato dall’associazione che raggruppa le società impegnate nelle relazioni pubbliche: nel mirino le principali evidenze emerse dallo studio comparato tra tv, radio, oltre 15.000 siti web e i principali social media voluto da Assorel e realizzato dall’Eco della Stampa sulle keyword rilevanti nel corso della campagna elettorale. L’opinione espressa da Luciano Fontana: “Non sono i social network a dettare l’agenda ai giornali”

#AssorelIncontri affronta l’analisi delle conversazioni prima e dopo il voto del 4 marzo

Una campagna elettorale caratterizzata dai toni negativi, molto più marcati in televisione e in radio rispetto ai giornali e social media, apparsi più moderati. È una tra le principali evidenze dello studio comparato tra tv, radio, oltre 15 mila siti web e i principali social media voluto da Assorel e realizzato dall’Eco della Stampa sulle keyword rilevanti nella campagna per le elezioni politiche dello scorso 4 marzo e presentato ieri nell’ambito di #AssorelIncontri, dal tema “Media vs. Social Media. Chi ha più influenzato il voto del 4 marzo?”, organizzato in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. La comparazione La comparazione tra i diversi mezzi ha riguardato il periodo dal 27 febbraio al 15 marzo, selezionando e analizzando articoli, post, trasmissioni che contenessero le parole chiave (banche, fake news, immigrazione, lavoro, tasse, sicurezza, Europa, religione, ideologie) relative ai temi “caldi” della campagna elettorale, incrociando ciascuna keyword con coppie di protagonisti/antagonisti. Dopo l’apertura dei lavori da parte di Filomena Rosato, presidente di Assorel, Alessandro Cederle, direttore Divisione Media Monitoring e Analisi de L’Eco della Stampa, ha presentato la relazione sull’attività di media intelligence effettuata, da cui emerge un sentiment di toni negativi, con punte significative su temi divisivi quali l’immigrazione e le tasse, ma anche l’Europa, la religione e la sicurezza, trattati prevalentemente con accenti sfavorevoli. La funzione informativa rimane ancora appannaggio dei media tradizionali in modo prevalente mentre per la formazione dell’opinione i social media svolgono un ruolo importante, soprattutto per i giovani, secondo la proiezione fatta da Pier Luca Santoro, di DataMediaHub. I punti salienti Ripercorrendo i punti salienti delle differenti responsabilità da attribuire alla classe dirigente politica italiana, nel corso del suo intervento Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera e autore del libro “Un Paese senza leader” si è detto certo che l’esito dell’ultima campagna elettorale italiana non sia stato determinato dal meccanismo dei bot oppure dalle fake news, ma piuttosto, al contrario di quanto avvenuto in altri Paesi, da un voto molto consapevole e ha dichiarato: “Oggi contano ancora molto i media tradizionali. La nostra responsabilità è semmai stata quella di esserci accorti tardi della capacità del Movimento 5 Stelle di servirsi dei social network. Tuttavia, non sono i social media a dettare l’agenda ai giornali”. La capacità della rete Alessandro Galimberti, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, ha espresso la sua preoccupazione sulla capacità della rete, una “prateria selvaggia”, di incidere sull’opinione pubblica in modo totalitaristico, affermando la necessità di ristabilire un’adeguata parità di trattamento tra i grandi player della rete e il mondo dell’informazione con l’obiettivo di riequilibrare una “partita alterata”. “Le analisi e gli interventi dimostrano una volta di più - ha dichiarato Massimo Tafi, moderatore della serata e consigliere di Assorel - che la comunicazione rimane un’inestricabile “unicum” di contenuto e media: le elezioni sono state vinte non da chi ha avuto più spazio sui media o da chi ha messo in campo più follower, ma da chi ha saputo coniugare contenuto, canale e coinvolgimento”.