Autore: Davide Sechi
20/05/2024

ArtWall alla conquista di Milano con gli Internazionali romani di tennis di BNP Paribas

Riappare un anno dopo la pallina da tennis che si infrange sui palazzi, ma questa volta tocca al capoluogo lombardo promuovere la manifestazione. I perché di una scelta tutt’altro che inusuale nelle parole del fondatore della società attiva nel campo della maxi affissione creativa, Vasco Valerio

ArtWall alla conquista di Milano con gli Internazionali romani di tennis di BNP Paribas

Smash, accelerazioni da fondo, rovesci furibondi e difese imperterrite e quella pallina gialla che sembra imprendibile, a meno che dall’altra parte del campo non ci sia ArtWall, società sempre più lanciata sui territori dell’OOH in versione maxi, quello che non puoi non vedere, lo stesso che ti lascia a bocca aperta per la sua spettacolarità, per la precisione dei dettagli, per la grandezza delle dimensioni che, ogni volta, ritoccano il record del “mai visto prima d’ora”. Un anno dopo, la pallina gialla ha trovato un nuovo edificio da ‘infrangere’ per promuovere BNP Paribas sponsor degli Internazionali di tennis in scena a Roma e, sorpresa (ça va sans dire…), non riguarda la Capitale bensì Milano, con l’avallo di Torre Diamante, situata tra viale della Liberazione e via Galilei, attualmente sede delle società italiane del gruppo bancario. Scelta inusuale avrebbe sussurrato qualcuno, ma percorrere territori già battuti non dovrebbe far parte del manuale del miglior stratega, ossia Vasco Valerio, fondatore di ArtWall; il suo è un serve & volley che non ammette repliche, ma una chiacchierata esplicativa sì.

Cosa c’è dietro lo sbarco milanese?

«L’idea è sempre stata quella di avvicinare Milano con progetti precisi, consapevoli che si tratti di una città molto ricettiva e.. ricca di grattacieli. Quest’anno, ai primi di aprile, BNP Paribas ha scelto di “decorare” Torre Diamante, un qualcosa che era già nell’aria lo scorso anno ma poi a prevalere fu Roma. Torniamo al presente, all’attualità, alle opportunità che offre e ai problemi che possono palesarsi; in quest’ultimo caso ci siamo trovati di fronte ad alcune difficoltà: per prima cosa mancava la creatività e c’era la necessità di averla in tempi brevi, perché poi ci vogliono dieci giorni per stampare il materiale e poi altri 12 per allestire, meteo permettendo. BNP Paribas sponsorizza tre tornei, Roland Garros, Roma e Indian Wells; da qui sono partiti una serie di discorsi, di ‘battaglie’ tra terra battuta e cemento e alla fine si è deciso di spingere sugli Internazionali d’Italia. Ottenuta la creatività, occorreva fa combaciare al centimetro un vero e proprio puzzle di 2.769,24 metri quadrati, costituito da 900 vetri, la più grande affissione nazionale. Altra difficoltà, forse la più dura da risolvere, ossia la differenza tra lavorare su una piattaforma a terra, quindi stabile, e operare invece da una gru posta sul tetto di un palazzo, appesi a due cavi di acciaio a 140 metri di altezza, il che ha reso l’applicazione una vera e propria impresa».

Si è parlato di Milano come centro moderno e quindi più propenso a simili exploit: come ha risposto effettivamente il capoluogo lombardo al progetto e alle vostre richieste?

«Dobbiamo ringraziare Milano per aver approvato velocemente il progetto. Una città che mette a disposizione un portale dedicato alle affissioni temporanee (e attenzione: anche loro non avevano mai visto una cosa del genere), una città produttiva, estremamente precisa: devi presentare tanti documenti? Nessun problema, tutto avviene in automatico, basta fare domanda online e a quel punto ti arriva il numero di protocollo; da parte nostra, abbiamo solo sollecitato perché il tempo stringeva ed è arrivata subito l’autorizzazione, sono bastati 15 giorni».

Una curiosità, scevra da malizie e qualsivoglia intento polemico: cosa c’è dietro questa esigenza di grandeur?

«È cambiato il mondo e lo ha fatto in maniera molto rapida e così le affissioni piccole sono sparite e non torneranno più perché i giovani, e non solo loro, ormai camminano e guardano il cellulare nello steso momento; e allora, se ti muovi nel campo dell’OOH a funzionare sono solo le cose grandi, quelle che non puoi non vedere, realtà che devono essere immersive, le domination. Non sono discorsi campati per aria, si tratta di precise indicazioni che arrivano dagli Stati Uniti, dall’America delle major cinematografiche. Certo, le difficoltà non mancano, alcuni freni, come i Led vietati in alcune zone, ma quello che conta sempre e comunque è l’esclusività. E poi, non dimentichiamo il prestigio della zona, ma alla fin fine non è ‘il dove’ ma ‘il cosa’, il soggetto, il progetto, la sua bellezza ed efficacia».

Qualcuno potrebbe obiettare sulla scelta di Milano per sponsorizzare il tennis ‘romano’…

«Sono operazioni che rendono la comunicazione più dinamica, senza dimenticare che Milano rappresenta la sede principale di BNP Paribas. Stiamo ragionando sullo sviluppo di un sistema di comunicazione vicino alla Torre Diamante, uno dei focus del prossimo futuro che prevede maxi impianti in entrambe le due città, nella piena consapevolezza che la comunicazione Out Of Home si sviluppi prima sulle strade lombarde e poi su quelle capitoline».

Come è andato il 2023 di ArtWall e cosa vi attendete dal 2024?

«Abbiamo concluso lo scorso anno con un lieve calo, legato più al nostro atteggiamento più che al mercato, nel senso che non inseguiamo il fatturato, anche perché non è mica detto che se guadagni di più vai meglio. I nostri obiettivi sono mossi dalla ricerca della qualità, operiamo direttamente con il cliente e ragioniamo di progetto in progetto. Il 2024 è partito in maniera un po’ rallentata, ma adesso le cose hanno ripreso a viaggiare. Per il nostro lavoro il cinema rimane fondamentale, magari paga meno rispetto ad altri settori, ma ha un motivo: non vende un prodotto, racconta una storia, c’è sempre e magari, ogni anno, propone sei-sette film di grande budget».