Autore: Redazione
26/06/2017
Ai Lions Cannes 2017 un masterclass sul potere della disruption guidato dalle Pussy Riot
Due membri del gruppo punk e di attiviste russo hanno tenuto un discorso sul palco del Lumière Theathre coinvolgendo attivamente il pubblico in una lezione di educazione alla lotta sociale. Le due rocker sono entrate anche nel mondo dei media lanciando un servizio di informazione indipendente in Russia
dalla nostra inviata a CANNES, Anna Maria Ciardullo
Abbiamo bisogno di idee e azioni nuove e disruptive. Continuano gli interventi a tema femminismo, il più gettonato di questa edizione color di rosa, in uno dei più divertenti e radicali panel del Cannes Lions Festival of Creativity. Alice Ericsson, executive creative director di Grey New York, ha ospitato due membri del gruppo punk e di attiviste russo Pussy Riot che hanno tenuto un master class in attivismo coinvolgendo attivamente un pubblico completamente rapito dalle carismatiche ragazze incappucciate.
Dopo aver tenuto un discorso molto impegnato condito da provocazioni e toni forti, infatti, le due attiviste hanno fatto distribuire in tutta la sala dei passamontagna come quelli che sono solite indossare loro nelle apparizioni pubbliche e dei cartelloni dove scrivere un messaggio politico/sociale da condividere. L’engagement è stato altissimo e tra applausi e volti coperti tutti i partecipanti al festival della creatività hanno potuto sentirsi per un attimo degli attivisti impegnati nel sociale lasciando messaggi come: "Siamo persone non profitto", "Rifugiati benvenuti", "Gay is ok", "Istruzione per tutti" e così via. "Chiunque può essere una Pussy Riot".
La Pussy Riot Nadežda Tolokonnikova è stata affiancata sul palco da un altro membro del gruppo, Sasha, che ha mantenuto il volto coperto e insieme hanno parlato delle loro esperienze come portavoci dei diritti politici e sociali. Nadežda Tolokonnikova è una delle due Pussy Riot ad aver trascorso 22 mesi in una remota prigione Russa dopo che il presidente Vladimir Putin le ha perseguite per aver protestato ed essersi esibite all’interno di una chiesa ortodossa. Ora è tornata a viaggiare per il mondo insieme al suo gruppo e ha dichiarato ironicamente: «Come cittadina del mondo non mi interessano i confini, ma i confini si preoccupano di me».
Le due rocker hanno fornito le loro opinioni sugli attuali eventi, proclamando la loro convinzione che «Bernie Sanders sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti» e descrivendo Putin come «un piccolo agente KGB dannoso, la cui unica missione è rubare soldi ai russi».
Le Pussy Riot hanno incoraggiato tutti a sostenere le loro convinzioni dicendo ai membri del pubblico di sfidare il fascismo lasciando da parte l'avidità, il culto della celebrità e che il tweeting non sostituisce l'attivismo. Dobbiamo uscire e organizzarci, hanno urlato. «Non mollate finché le vostre richieste non siano state soddisfatte. Il nostro è un mondo di paura. Abbiamo il dovere di creare alternative ai modelli che ci vengono imposti, abbiamo bisogno di pensare in modo alternativo».
La loro ricetta è nota: usano una terminologia forte, esprimono giudizi sui personaggi politici e mostrano con orgoglio il loro dissenso attraverso manifestazioni, azioni di guerrilla activism e proteste come le loro frasi che ogni tanto fanno capolino sui muri dei palazzi invitando all’azione: Protest!; Organise!; “Yer dead get yerself buried” (dedicata a Trump); “Partriarchy is boring”.
«Materialismo e denaro sono il motore di tutti i problemi, bisogna cambiare indirizzo alle priorità come i diritti basilari dell’uomo, l’assistenza sanitaria per tutti per fare un esempio, che non dovrebbe neppure essere oggetto di discussione», continuano di fronte ad un pubblico completamente rapito.
Un altro attivista presente sul palco ha aggiunto come il pensiero che Putin abbia influenzato le elezioni presidenziali americane sia da respingere. «È lusinghiero per Putin», ma non è «esattamente il caso». Egli spera che i media americani vedano realisticamente i diversi lati del problema piuttosto che saltare in «accuse a sangue freddo». «Bisogna coinvolgere i media all’estero ma anche in Russia, e se necessario creare il proprio media per un’informazione coerente e lontana dalle fake news».
Ed è proprio quanto hanno fatto le attiviste russe che hanno lanciato un proprio media, MediaZona, un servizio di informazione indipendente che sta diventando una voce leader nei media russi grazie alla sua focalizzazione sull’indagine di tribunali, applicazione della legge e sul sistema delle prigioni. «Investire in Russia non significa investire in Putin e nei suoi seguaci».