Autore: Redazione
14/02/2018

Digital Brand Architects - DBA, un nuovo modo di interpretare l’influencer marketing

Alessandra De Siena, Fiora Tucci e Federica Zucchi, le tre partner per l’Europa e l’Italia della sigla, illustrano la proposizione commerciale nonché le ultime evoluzioni di un settore che ha ancora bisogno dell’elemento umano. E che sta evolvendo molto rapidamente

Digital Brand Architects - DBA, un nuovo modo di interpretare l’influencer marketing

L’avventura in Italia dell’agenzia di influencer marketing Digital Brand Architects - DBA affonda le sue radici nel 2013, quando ancora il settore si nutriva soprattutto di blog e, territori oggi assai in voga come Instagram e Snapchat, erano ancora poco noti. A portare la sigla americana nel BelPaese, e in Europa, sono tre amiche, tre professioniste con curriculum distinti ma per molti versi complementari: Alessandra De Siena, alle spalle una carriera in aziende del settore moda come Marcolin, Fiora Tucci, con un passato nel mondo dell’advertising in Publicis, e Federica Zucchi, giornalista per la branch locale del Gruppo americano Condé Nast.

DBA, protagonisti sin dagli albori

«Sono entrata in contatto con DBA nel 2012 a New York, per via di un progetto di lavoro per Marcolin - racconta a DailyNet Alessandra De Siena -. Al ritorno in Italia decido di confrontarmi con Fiora e Federica sulle opportunità di una filiera del genere, facciamo i nostri ragionamenti, dialoghiamo con le tre fondatrici della sigla, con sede proprio nella Grande Mela, e in pochissimo tempo apriamo la prima sede milanese». E, in effetti, DBA è un caso di successo d’imprenditoria femminile non solo nel nostro Paese, ma anche negli Stati Uniti, dove le partner sono altrettante donne: Raina Penchansky, Reesa Lake e Vanessa Flaherty.

Un mondo in evoluzione

«Quando DBA ha aperto i battenti in Italia - spiegano le tre partner - le logiche commerciali dell’influencer marketing non erano ancora chiare, si lavorava soprattutto sui blog e le operazioni si concentravano principalmente negli ambiti moda e beauty. Oggi le cose sono cambiate e la nostra struttura si è consolidata di pari passo con l’influencer marketing». E, infatti, DBA ha abbracciato nel suo raggio d’attività i principali social, da Facebook a YouTube, da Instagram a Snapchat, da WeChat a Weibo fino a Musical.ly. E le collaborazioni si sono presto aperte a nuove categorie come Design, Food e Automotive, per citarne alcune. «Sembrano trascorsi secoli e invece queste trasformazioni sono avvenute nel giro di pochi anni», concordano le tre manager di DBA. Tra i suoi clienti l’agenzia annovera le principali case di moda, come Armani, Safilo, Ferragamo, Pinko e Moschino, oltre a Granarolo, Jeep, Walt Disney e Alessi.

schermata-2018-02-13-alle-16.41.26
La struttura di DBA

Alessandra De Siena, Fiora Tucci e Federica Zucchi hanno illustrato al nostro giornale quella che è la struttura operativa di DBA, suddivisa in due macro-aree: Talent Management e Media, con quest’ultima che a sua volta si esplica attraverso due distinte unit. «La sfera del talent management ha a che vedere con la gestione, la strategia e la contrattualistica del mondo degli influencer e dei talenti online. In questo caso ci interessa la qualità e non la quantità», continuano. Tra le principali collaboratrici della sigla in Europa c’è Negin Mirsalehi, che può vantare qualcosa come 4,5 milioni di fan su Instagram, ma ce ne sono tantissimi altri di tutte le dimensioni. E poi c’è l’area Media, declinata in Influencer Marketing e Contenutistica. «La prima è legata agli aspetti di gestione delle campagne e del brand e si declina con attività strategiche, creative, di logistica e reportistica, mentre la seconda tocca la gestione dei contenuti e dei social - spiegano -. Tutte e tre sono strettamente collegate fra loro, in particolare le discipline riguardanti il segmento Media».

Forte approccio consulenziale

Se l’impostazione strategica di DBA è stata già esposta, a fare la differenza sul mercato, secondo le tre partner, è il forte approccio consulenziale. «Attività di supporto continuo al cliente e un’attenzione maniacale verso l’elemento umano e la creatività ci hanno permesso di generare un client retention rate davvero molto alto - affermano -. Sfruttiamo la nostra esperienza nella creazione di operazioni di storytelling molto articolate e cucite su misura del cliente. Abbiamo anche sviluppato un forte know how in piattaforme molto rilevanti per certe tipologie di audience, come lo è Musical.ly per i teenager, dove curiamo già diverse operazioni per i nostri partner».

schermata-2018-02-13-alle-16.41.47
Tecnologia + Attività umana

In un contesto sempre più dominato dalla tecnologia Alessandra De Siena, Fiora Tucci e Federica Zucchi rivendicano l’importanza dell’attività umana nella comunicazione e nell’influencer marketing. «Sicuramente abbiamo a disposizione diversi tool proprietari per compiere numerose azioni, dalla scelta dell’influencer alla reportistica per fare alcuni esempi, ma non è solo questione di numeri. È anche una questione di capacità di leggerli e trovare la soluzione migliore, non tralasciando il supporto che la tecnologia può fornire, a tutti i livelli». Un posizionamento che, sostengono, è stato molto apprezzato e ha permesso di chiudere il 2017 sopra gli obiettivi iniziali.

I grandi temi dell’influencer marketing

L’influencer marketing è stato recentemente oggetto dell’intervento di organismi come la FTC e lo IAP in Italia, che hanno voluto rendere più trasparente il processo promozionale sui social, con l’obbligo di aggiungere l’hashtag “#ad” sui post pubblicitari. «Vediamo di buon occhio l’introduzione di regole del genere, anche se noi di DBA abbiamo sempre operato in questa direzione e ci sembra un’evoluzione più che una rivoluzione - precisano -. Crediamo anche che lo stesso influencer debba essere coerente verso il proprio pubblico, accettando solo collaborazioni con aziende che in qualche modo ne rispecchiano i valori». E per quanto riguarda i fake follower? «In questo caso l’esperienza, unita all’utilizzo di tools specifici, assicura alle aziende la certificazione dell’onestà o meno degli influencer», concludono le partner.