Autore: Redazione
28/03/2019

Advertiser contro i giganti tech: la situazione dopo gli attentati di Christchurch in Nuova Zelanda

La diretta su Facebook della tragedia ha indignato gli advertiser locali, le cui associazioni hanno usato toni duri nei confronti delle piattaforme. Sull'argomento è intervenuta anche la World Federation of Advertisers, che chiede azioni concrete. Facebook ha risposto bandendo i contenuti sul suprematismo bianco dalla piattaforma, e il primo ministro Jacinda Ardern ha apprezzato

Advertiser contro i giganti tech: la situazione dopo gli attentati di Christchurch in Nuova Zelanda

Jacinda Ardern

Immediatamente dopo l'attentato di Christchurch (15 marzo), alcuni importanti advertiser globali attivi in Nuova Zelanda, come Burger King, ASB Bank e Spark, hanno ritirato gli investimenti da Facebook - piattaforma su cui è andato in onda in diretta - e Google annunciando di voler fare un passo indietro rispetto ai danni generati dai contenuti non moderati e incoraggiando le tech company in questione a rispondere con i fatti a queste accuse.

Ne è nata una reazione a catena che ha coinvolto altri brand, tra cui Kiwibank, ANZ Bank New Zealand, Bank of New Zealand e Lotto New Zealand, e addirittura le associazioni che supervisionano la industry, come l'Association of New Zealand Advertisers e il Commercial Communications Council, che hanno rilasciato una dichiarazione in cui fanno sapere: “Lanciamo a Facebook e alle altre piattaforme la sfida di fare immediate azioni per moderare i contenuti inneggianti all'odio prima che un'altra tragedia venga trasmessa in streaming online”.

“Le aziende si stanno già chiedendo se davvero vogliono essere associate a piattaforme social che non sono in grado o non vogliono prendersi le responsabilità dei contenuti che ospitano. Gli eventi di Chritchurch hanno alzato questa domanda: se i proprietari dei siti possono targetizzare i consumatori per questioni pubblicitarie in microsecondi, perché la stessa tecnologia non può essere applicata per prevenire che questo tipo di contenuti venga trasmesso in diretta?”, continua il comunicato.

Gli advertiser neozelandesi propongono un boicottaggio globale

I brand operanti sul territorio neozelandese sono molto indispettiti dal video in diretta della tragedia, sebbene Facebook dica che abbia raggiunto solo poche centinaia di persone, e della scarsa perentorietà con cui sono state soffocate le reazioni discriminatorie. Indispettiti a tal punto da chiamare un boicottaggio globale, che durerà finché le funzionalità di streaming di Facebook verranno sospese o poste sotto controlli più efficaci.

“Dobbiamo utilizzare la nostra forza globale data dall'unione per dare il via ad azioni urgenti. Non si tratta di distribuire la colpa, che  indubbiamente è del terrorista che ha commesso questi atti atroci, ma di definire la responsabilità dei social media e, per associazione, della comunità globale dell'advertising, per assicurare che le piattaforme social non vengano più usate come meccanismi editoriali per la propaganda estremista o per trasmettere in diretta tali atrocità”, continuano le due associazioni. Una protesta che si è espansa anche al di fuori della Nuova Zelanda, ed è arrivata fino in Europa.

World Federation of Advertisers: i brand facciano pressione sui social

Durante la Global Marketer Conference di Lisbona, in atto ieri, la World Federation of Advertisers ha invitato tutti i marchi, su scala globale, a fare pressione sui social affinché riconoscano le proprie responsabilità nei recenti fallimenti nel blocco dei contenuti pericolosi e inneggianti all'odio.

“L'influenza che le piattaforme online esercitano sulla cultura e sulla mobilitazione delle community di tutto il mondo è già significativa e sta crescendo ancora di più. Questo significa che le piattaforme devono assumersi responsabilità a un livello più alto per assicurare che questi ecosistemi online siano forze di bene, non di conflitto o violenza. Questo percorso comincia con il riconoscimento dei difetti e continua con investimenti rapidi in soluzioni durature. Per guidare il cambiamento abbiamo bisogno di meno dibattito e più azione”.

Qualche azione è già stata fatta: Facebook proibisce contenuti sul suprematismo bianco

Di tutta risposta, Facebook ha dichiarato, ieri, di aver imposto un ban sui contenuti che supportino, inneggino o rappresentino qualsiasi forma di supremazia bianca e di separatismo bianco sulla piattaforma. Azione, questa, accolta con favore dal primo ministro neozelandese Jacinda Ardern, che ha dichiarato: “Probabilmente queste categorie dovrebbero sempre rientrare nelle linee guida della community di incitamento all'odio, ma ciò nonostante è positivo il chiarimento fatto sulla scia dell'attacco a Christchurch”.