Ads.txt: l’adozione oltre il 50% dei top 5.000 publisher Alexa che usano il programmatic
Lo sostiene un’analisi di Pixalate ripresa da eMarketer che dà, però, risultati diversi rispetto ad altre ricerche sul tema per via di metodologie distante
Ads.txt è il tentativo più importante compiuto dall’industry per combattere le frodi e la mancanza di trasparenza nel programmatic advertising e, in generale, nell’advertising digitale. Un’iniziativa nata dall’idea del Tech Lab dell’Interactive Advertising Bureau (IAB) per fare chiarezza su quali sono gli operatori abilitati a transare inventory su un determinato sito web. Nei primi tempi l’adozione di ads.txt ha proceduto a rilento: lanciato a maggio il progetto aveva raggiunta una penetrazione dell’8,5% della graduatoria Alexa top 5.000 publisher, secondo quanto riportato a suo tempo da Pixalate. Oggi, sempre Pixalate, segnala che, a febbraio, il protocollo riguarda oltre il 50% degli editori che commercializzano la propria inventory in programmatic.
Differenti metodologie di rilevazione
In realtà è difficile trovare risultati armonici e concordi tra loro nel mare magnum di ricerche e analisi sul tema: MediaRadar ha scoperto che solo il 20% del suo panel composto da 3.000 siti usa ads.txt. Per OpenX questo valore schizza fino al 54% tra i 1.000 top publisher di comScore. Le discrepanze sono da addurre alle differenti modalità di rilevazione: quando Pixalate ha analizzato i top 5.000 publisher di Alexa, indipendentemente dalla vendita automatizzata o meno degli spazi, il tasso di adozione si è attestato al 22,4%, in linea con le evidenze di MediaRadar.