Autore: Redazione
22/06/2016

180 Amsterdam, occorre puntare su creatività e collaborazione

A Cannes l'agenzia protagonista con Benetton e un intervento che ha richiamato l'Impero Romano

180 Amsterdam, occorre puntare su creatività e collaborazione

Sono passati secoli dalla nascita dell’impero romano, ma i parallelismi tra quell’epoca e la pubblicità di oggi, espressione di innovazione e cambiamento, non sono poi così rari. Così come l’imperatore aveva il potere di decidere la sorte di un gladiatore semplicemente con il “pollice verso”, allo stesso modo oggi un chief marketer officer ha la facoltà di “mandare a morte” un creative director semplicemente rifiutandone il progetto. Questa sfida tra imperatore e gladiatori in cerca di gloria, tra marketer e creativi in cerca di approvazione, rispecchia il modello che Al Moseley, president e coo di 180 Amstedam, ha definito “Roman Empereor” urlando, nelle vesti di Caligola, la necessità di un cambiamento immediato: «serve appoggiarsi a un nuovo modello, più team oriented che, restando nel parallelismo con le usanze nell’antica Roma, corrisponde al “Roman Orgy model». «è arrivato il momento di cambiare, di adattare l’approccio lavorativo e i business model alla realtà attuale, che vede un’industry digitale sempre più globalizzata. Non ci possiamo più permettere che sia una sola persona a decidere, perché il rischio di perdere il controllo della situazione e sbagliare è grande, come successe a Cesare», lo incalza John Mollanger, chief product and marketing officer A C. Ma, nella pratica, in che cosa consiste il “Roman Orgy approach”?

I consigli dei romani e di 180 Amsterdam

«Il modo che avevano i romani di pensare al sesso e di praticarlo mette in luce quell’aspetto collaborativo di cui oggi il mercato ha bisogno, per rinnovarsi e contemporaneamente andare incontro alle esigenze del consumatore. Sono diverse infatti, le pratiche usate nelle orge romane da cui i marketers possono prendere spunto per mettere in campo strategie più efficaci. Innanzitutto, oggi come allora, bisogna essere in grado di capire il proprio ruolo e avere grande fiducia negli altri. È richiesta la collaborazione di tutti i componenti del team per arrivare a raggiungere l’obiettivo finale. E, infine, bisogna avere ambizioni chiare e possibilmente raggiungibili, perché se ognuno sa che quello vuole la performance è sicuramente di livello. Senza dimenticare che l’aspetto creativo è la chiave di volta per rendere l’intera esperienza originale e piacevole, assicurandosi quella libertà artistica fondamentale per esprimere una storia credibile e spendibile», racconta Moseley di 180 Amsterdam, davanti a una platea divertita. Ma siamo sicuri che tutto ciò funzioni davvero per un brand? «La sicurezza non esiste, ma il fatto di avere la volontà, prima ancora che l’opportunità, di sperimentare e vivere esperienze diverse rende il brand in questione una realtà dinamica, in grado di irrompere sul mercato e destare l’attenzione dei consumatori, perno centrale di qualsiasi progetto», spiega Mollanger. Ho la giusta motivazione e ambizione per sposare una tale filosofia? Il mio team è disposto a contribuire in modo costruttivo? Se voglio andare oltre i confini dell’ordinario, sono pronto ad aspettarmi anche l’impossibile? Una volta risposto positivamente a questi interrogativi, un marchio si può dire pronto a irrompere in «a new world». Un esempio è il filmato pubblicitario di Benetton, il cui claim è “Diversity is beautiful”, che ha ottenuto un enorme successo dopo aver messo in pratica, con il supporto di 180 Amsterdam, il nuovo metodo di lavoro consumer e team oriented.