Autore: Redazione
14/11/2018

“Voice Revolution: il tuo brand è pronto?”: DigitalMDE discute del settore del domani

L’azienda ha partecipato a IAB Forum con una sessione formativa per sensibilizzare i player del comparto rispetto alla diffusione del digital audio, che impone lo stravolgimento delle stategie che regolano il posizionamento online. Ne abbiamo parlato con il Ceo, Mirko Lagonegro

“Voice Revolution: il tuo brand è pronto?”: DigitalMDE discute del settore del domani

IAB Forum 2018 si è concluso ieri a Milano, ma i topic di discussione che l’evento ha aperto sono solo la punta dell’iceberg per il settore del digital advertising che, in piena regola, si trova ad affrontare l’ennesima rivoluzione, anche se forse sarebbe più giusto parlare al plurale, di rivoluzioni. Nessun paradigma si è mai evoluto alla stessa velocità, siamo passati dal Commodor 64 ai virtual assistant in un batter di ciglia, intervallato dall’adozione di quel device che, oggi, sarebbe più corretto definire una protesi: lo smartphone. Tra le rivoluzioni del mondo digitale, una in particolare sta prendendo piede, forse ancora un po’ in sordina, ma promette di cambiare tutte le regole del gioco: il digital audio. Lo sa bene DigitalMDE, azienda che, da tre anni a questa parte, affila le sue lame per presidiare questo comparto, in un ecosistema, dai brand ai publisher, dai broadcaster alle testate giornalistiche, che vi si sta approcciando lentamente, almeno in Italia, ma che in buona parte ne ha compreso la dirompenza e l’inevitabilità. E sull’onda dello streaming musicale e dei formati sviluppati ad hoc per l’audio online, l’intero comparto sta vivendo una forte crescita. «Il motivo è molto semplice - ci spiega Mirko Lagonegro, CEO di DigitalMDE, che abbiamo incontrato durante l’appena conclusa sedicesima edizione di IAB Forum - per assorbire questa tecnologia, non dobbiamo imparare nulla, le orecchie sono un device che abbiamo già preinstallato e non serve abituarsi a utilizzarlo, perché lo abbiamo già fatto. Lo stesso vale per l’atto del parlare, ça va sans dire, che ci mette nella posizione di interagire con nuovi strumenti, come gli smart speaker, senza la necessità di fare nostro l’utilizzo di strani marchingegni e, men che meno, di utilizzare le mani lasciando momentaneamente in pausa qualsiasi azione che stiamo compiendo». Audio revolution I numeri gli danno ragione: se oggi siamo ancora abituati a cercare nella barra di Google le risposte a quasi tutte le nostre domande, già nel 2020 si prevede che la search convergerà nel mondo dell’audio per oltre il 50% e non solo sugli smart speaker, che rappresentano una fetta importante dei device disponibili, ma solo una di tutta la torta. Del resto, abbandonare la tastiera per sistemi di ricerca più veloci e pratici sarebbe un passaggio fisiologico, se solo il mercato fosse già maturo e offrisse un valido sostituto all’amichevole schermata video. La tecnologia e gli strumenti esistono già, come quelli che già mette a disposizione DigitalMDE, ad esempio, e in alcuni Paesi, come gli Stati Uniti, le dimostrazioni di chi ha compreso la portata del digital audio non si possono più contare sulle dita di una mano da un pezzo. Per non parlare delle incursioni di certe “novelle start up” come Google, Amazon, Microsoft, Apple e persino Facebook, che hanno capito bene dove stia andando il mercato. In Italia non manca l’utenza: siamo tra i primi cinque Paesi al mondo per la percentuale di penetrazione degli smartphone (83% circa), ad esempio, che sono una destinazione ideale per la diffusione del digital audio e anche gli smart speaker stanno riscuotendo un notevole successo, entro cinque anni al massimo, tutti ne avranno uno in casa. L’Internet of Things, del resto, un’altra delle tante rivoluzioni messe in campo dal digitale, ha a che fare anche con questo e se le nostre case presto saranno più smart, è probabile che i caloriferi li accenderemo con una parola piuttosto che con un click. Il cambiamento è la chiave La cornice che manca a questo quadro è la predisposizione a questo cambiamento che non può prescindere la conoscenza. Cambiare radicalmente una strada che appare sicura e familiare è sempre difficile, ma del resto lo abbiamo già fatto con l’avvento di internet, e se oggi ci sembra tutto così naturale, non lo era così tanto se ci guardiamo indietro solo di qualche anno. Per questo, DigitalMDE, se da un lato lavora alla sua offerta tecnologica, che già comprende soluzioni per l’audio stategy rivolte a broadcaster, concessionarie, brand e publisher (streaming delle emittenti FM, webradio, servizi musicali on-demand, podcast, catch-up content e così via), dall’altra punta ad un lavoro di education, che sproni i player del settore a darsi da fare e abbracciare questa rivoluzione. Questa missione è stata portata anche a IAB Forum, dove ha partecipato alle sessioni formative con uno speech dal titolo: “Questionable - Voice Revolution: il tuo Brand è pronto?” tenuto da Lagonegro, insieme a Davide Panza, CMO, DigitalMDE Riccardo Panza, Head of Digital, Geotag con la quale l’azienda ha avviato una partnership e Belén Rodriguez, super special Guest. «Con Questionable puntiamo a sensibilizzare i brand sul tema della search, che non può più essere ignorato. Se, oggi, chiediamo informazioni al nostro smart speaker su un brand, questo non saprà rispondere in modo completo, se va bene leggerà l’incipit della pagina Wikipedia o ci dirà qual è lo store del brand più vicino. Di certo, non basta. È facile comprendere quanto sia importante, invece, avere il controllo della propria immagine online e di quanto si voglia comunicare, anche in questo ambiente, e quanto sarebbe efficace se l’informazione o il contenuto veicolati, fossero creati ad hoc e magari parlassero con una voce accattivante, piuttosto che con una vocina robotica. Branding e vendite ne guadagnerebbero su tutti i fronti. Inutile fossilizzarsi solo su SEO, SERP e posizionamento, se poi se ne tralascia una parte cruciale. Tutti, ormai, devono fare i conti con la necessità di ripensare la loro presenza online. Qui, entriamo in gioco noi, e gli esempi virtuosi non mancano, e siamo molto ottimisti, il mercato italiano è molto ricettivo e siamo sicuri che le aziende, broadcaster compresi, nonostante l’attuale stato di salute del settore radio, siano sempre più consapevoli di questa necessità. Ora, siamo pronti a raccogliere quanto abbiamo seminato e abbiamo aspettative sfidanti perché la nostra offerta è unica sul mercato italiano. La partecipazione a IAB Forum ci ha dato l’ennesima conferma, il riscontro in termini di networking è stato davvero ottimo», conclude Lagonegro.