Autore: Redazione
14/02/2024

Tim trionfa ai Diversity Brand Awards 2024; PayPal vincitore digital, Netflix ottiene il premio accessibilità

Al Base di Milano presentata anche la ricerca Diversity Brand Index a livello B2C: le aziende incisive generano un delta del +23,4% nella crescita dei ricavi

Tim trionfa ai Diversity Brand Awards 2024; PayPal vincitore digital, Netflix ottiene il premio accessibilità

È un indiscutibile valore. Ma non solo. Un’azienda inclusiva? Conviene anche al fatturato. Un diversity brand? È opportuno per l’immagine. Un marchio attento all’equità? È indispensabile per l’affidabilità aziendale. Sono i consumatori stessi a decretarlo. E le aziende si adeguano. Lo si deduce dai risultati del Diversity Brand Index 2024 - unica ricerca italiana che misura la capacità delle marche di sviluppare, a livello B2C, una cultura orientata alla DE&I, acronimo di Diversity, Equity and Inclusion - che ieri pomeriggio, al Base di Milano, ha presentato i risultati del "Diversity Brand Summit. Iniziative che cambiano il mondo" e ha premiato i brand più inclusivi. TIM è il vincitore overall, PayPal il vincitore digital: nel corso della settima edizione del “Diversity Brand Summit - Iniziative che cambiano il mondo” i due brand si aggiudicano i Diversity Brand Awards 2024 per le loro iniziative capaci di lavorare concretamente sulla DE&I. A Netflix, invece, è stato assegnato il premio accessibilità Design 4 All. La Top 10 Initiatives 2024, con le singole iniziative più virtuose dei brand, è completata da #SheIsAmazon (Amazon), Barbie Fashionistas con Sindrome di Down (Barbie), Sistech Pathway: Supporto e Job Shadowing (Fastweb), Per fermare le molestie non c’è una soluzione. Ma 5 (Ferrovie dello Stato Italiane), H&M Move Community Program (H&M), E tu, cosa vedi? (Ikea), Sky Inclusion Factory (Sky) e GLOW (Spotify).

Le motivazioni dei premi

Nello specifico, TIM è stato premiato per la ricchezza delle iniziative realizzate nel 2023, la loro trasversalità sulla DE&I e l’impatto profondo sulle percezioni del mercato finale. Tra tutte le attività candidate dal brand spiccano i”Punti Viola”, oltre 200 negozi in tutta Italia su strada e nei centri commerciali con personale sensibilizzato e formato contro la violenza di genere e per la sicurezza in strada delle donne. PayPal è risultato il brand che ha utilizzato nel miglior modo la leva del digitale e della tecnologia per fare inclusione, incontrando il riconoscimento sia del mercato e che dei Comitati, grazie al progetto “Community Impact Grant - TOG” a supporto dello sviluppo della tecnologia di Fondazione TOG SayEye, una suite basata sul sistema di eye-tracking per la riabilitazione di bambini con disabilità cognitive, motorie e di linguaggio fortemente impattanti. Netflix si è invece distinta sul tema dell’accessibilità per la proiezione del primo episodio della miniserie “Tutta la luce che non vediamo”, tenutasi lo scorso ottobre al Museo Maxxi di Roma, un evento accessibile in ogni sua fase, sia in digitale che in fisico, fruibile da persone con disabilità sensoriali.

Le otto aree della diversity

L’evento è stato condotto da Silvia Boccardi, talento giornalistico milanese con master in Tv Journalism (ha lavorato a Parigi e a Londra) che ha firmato reportage dall’Ucraina, dal Medio Oriente, dal Centro America e dall’Asia per Will Media. La serata ha avuto il patrocinio del Comune di Milano e dell’Unione Europea con la partnership di ExtraLab, AccessiWay e Mark Up. Temi di genere, etnia, LGBT+, età, status socio-economico, disabilità, religione e credo e aspetto fisico: queste le 8 aree della diversity su cui si concentra la ricerca condotta da gennaio a dicembre 2023. Ideato e curato da Diversity e Focus MGMT i risultati di questo studio dicono che le aziende inclusive generano un delta del +23,4% nella crescita dei ricavi rispetto ai brand ritenuti non inclusivi che invece non vengono consigliati da 9 persone su 10.

I settori merceologici della ricerca

Sulla composizione settoriale dei primi 50 brand percepiti dal mercato come più inclusivi, i due comparti più rappresentati confermano le loro percentuali rispetto all’edizione precedente. Il Retail resta il segmento più ampio (stabile al 24% complessivo), mentre si arresta la progressione delle marche dell’Apparel & Luxury goods (stabili al 22%, partendo dal 6% di 4 anni fa), salgono sul podio le aziende legate all’Healthcare & Wellbeing con il 10% (+2%), seguite dall’Information Technology (8% complessivo, +2%), crescita marcata per Telco e Toys (entrambe segnano un +4%, 6% complessivo), più moderata per Consumer Services (+2%, attestandosi al 6%). Segno meno invece per i settori Media (al 6%, -4%), Consumer Electronics al 2% complessivo (-6%), FMCG (beni di largo consumo, al 6%, -2%), Utility (al 2%, -2%). Stabile il settore Automotive (2%), che aveva fatto il suo ingresso l’anno scorso.

Il claim è Tabula Rasa

“A volte l’unico modo per iniziare è ricominciare - dice Francesca Vecchioni (figlia del cantautore Roberto Vecchioni), presidente di Fondazione Diversity - Per pensare e costruire idee nuove, migliori delle precedenti, autentiche e lontane dal rischio di diversity washing, servono la maturità e la consapevolezza di fare Tabula Rasa”. Essere Top of Mind “è una sfida importante per le marche, dimostrando come alcuni paradigmi vadano ripensati. Fare Tabula Rasa è necessario per innovare l’approccio dei brand all’inclusione a livello B2C” spiega Emanuele Acconciamessa, Chief Operating Officer di Focus MGMT. E infatti il claim scelto per l’edizione 2024 del Diversity Brand Summit è proprio ‘Tabula Rasa’, per sottolineare la necessità per le aziende di cambiare l’approccio alla DE&I, riscrivendo dall’inizio il valore dell’inclusione.