Startup hi-tech, il fatturato in Italia sfiora i 250 milioni di euro nel 2015, a +34%
È quanto emerge dall’Osservatorio Startup Hi-tech del PoliMi in collaborazione con Italia Startup: gli investimenti istituzionali superano i 100 milioni; al Digital il maggior numero di finanziamenti

L’Osservatorio Startup Hi-tech promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Italia Startup, giunto alla sua quarta edizione e presentato in occasione del convegno “Open Digital Innovation: imprese e startup insieme per ridisegnare il futuro”, ha fornito i principali dati relativi agli investimenti nelle startup italiane. Ecco alcune delle principali evidenze emerse.
un Fatturato in crescita, trainato dal Nord
Il fatturato generato dalle startup hi-tech finanziate in Italia raggiunge i 247 milioni di euro complessivi nel 2015 facendo registrare un +34% rispetto al 2014, e i dipendenti assunti e presenti a bilancio aumentano in termini sia assoluti che relativi, raggiungendo le 2.420 unità (+ 55% sul 2014).
Il Nord Italia continua a rappresentare il centro nevralgico dell’ecosistema, sia in termini di finanziamenti ricevuti (58%) sia di numerosità di startup finanziate (65%). In aumento anche il peso percentuale sugli investimenti effettuati dagli attori formali nel Sud e nelle Isole, che passa dal 30% del 2014 al 36% del 2015, ma nello stesso periodo si riduce il numero di startup finanziate nel Mezzogiorno: un risultato determinato dalla rilevazione di alcuni grandi round di finanziamento focalizzati tuttavia su un numero ridotto di startup.
Gli investimenti istituzionali vanno oltre i 100 milioni
La componente legata al mondo formale sfonda per la prima volta il tetto dei 100 milioni di euro, raggiungendo il valore assoluto di 101 milioni e crescendo del 33% rispetto al 2015: un messaggio positivo importante che arriva dagli attori formali, i quali tornano in maniera decisa a farsi carico - così come da loro ruolo istituzionale - di trainare la crescita dell’ecosistema, anche attraverso alcune grandi operazioni di finanziamento che superano i 10 milioni.
La seconda componente, che aggrega il variegato mondo degli investitori informali o delle aziende che investono in capitale di rischio delle startup al di fuori di progetti strutturati di CVC, vede anch’essa un incremento significativo, passando dai 71 milioni di euro del 2015 agli 81 del 2016 (+ 14%). “A questo dato complessivo sarebbe poi possibile aggiungere un’ulteriore componente, data dagli investimenti in startup hi-tech italiane provenienti da attori internazionali. Una prima stima di tali investimenti per il 2016 è pari a circa 35 milioni di euro che, sommati alle componenti precedenti, porterebbero il valore complessivo dei finanziamenti ricevuti dall’ecosistema a 217 milioni”, ha affermato Raffaello Balocco, responsabile scientifico dell’Osservatorio Startup Hi-tech.
Divisione per comparti: Digital docet
Sono 90 le startup che hanno ricevuto finanziamenti da attori formali, rispetto alle 79 del 2014: di queste, il 75% appartiene al comparto Digital, il 17% al Life Science e Biotech e il 7% al Cleantech & Energy, mentre il restante 1% mostra posizionamento in altre aree hi-tech. Oltre a questi macro comparti, l’analisi mostra come emergano delle verticalità nell’ecosistema startup, di norma concentrate attorno ai settori tradizionali del Made in Italy come il Foodtech e il Winetech, il Fashion e il Tessile avanzato e il Turismo digitale; ma sempre più spesso si assiste alla nascita di realtà ad altissimo potenziale in ambito Life Science e, con frequenza minore, nel Cleantech & Energy.
I commenti
“I dati che emergono dalla ricerca di quest’anno sono confortanti e confermano un trend in crescita degli investimenti nel nostro Paese, già evidente nel 2015 e che quest’anno si è ulteriormente consolidato. Il ritardo rispetto a sistemi industriali analoghi al nostro, quali Francia e Germania, rimane consistente, ma il recupero è possibile”, ha affermato Federico Barilli, segretario generale di Italia Startup. Tuttavia la mancata crescita sostanziale nel numero di grandi operazioni di finanziamento e di exit rappresenta un ulteriore segnale che l’atteso rinascimento - o svolta strutturale dell’ecosistema - non è ancora del tutto arrivato. “Complessivamente non è ancora possibile parlare del 2016 come anno di svolta strutturale” ha spiegato Antonio Ghezzi, direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano. “Dati alla mano, risulta al contrario più corretto parlare di una serie di segnali positivi tangibili che, se sfruttati sinergicamente e amalgamati per mezzo di corretti interventi su tutti i livelli (politico e privato, formale e informale), potranno rappresentare un ulteriore passo in avanti per l’universo delle startup italiane”. <