Salviamo la musica: le strategie di marketing per le sette note di Another One
L’unione tra canzoni, talent, artisti, mktg portata avanti dalla nuova divisione verticale di One Shot Group e raccontata da Eugenio Scotto, CEO e co-founder
Eugenio Scotto
Sommersi da un’offerta musicale multiforme, quasi assaliti dalle canzoni, al punto da non rendercene neanche conto. Nel 2024 tutto è disponibile, qualcuno sussurra (e lo fa da tempo) “fin troppo”, un accumulo giornaliero che cancella ogni tentativo di ricordo, al punto che la parola memorabile potrebbe passare di moda. Qualcun altro chi ha ragionato su e tra talent, social e spartiti ha provato a organizzare una struttura adeguata e dedicata all’argomento. Dall’esperienza di One Shot Group, realtà specializzata in talent management e digital marketing, nasce Another One, la nuova divisione verticale del Gruppo specializzata in consulenza strategica, marketing e brand storytelling nel mondo musicale. Da quartier generale si affrettano a dire: non si tratta solo di canzoni, dietro il lancio di un singolo o di un album è oggi fondamentale che ci sia un’efficace strategia di marketing. Chiediamo come si fa a Eugenio Scotto, CEO e co-founder di One Shot Group e Another One (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv).
Con quali obiettivi nasce Antoher One e in che modo intende operare?
Nasciamo inizialmente da un’idea semplice, ossia dalla mia passione per la musica. Mi sono spesso chiesto come organizzare una strategia legata alla musica che oggi è ovunque e rischia per questo di disperdersi. Ci sono piattaforma come TikTok che hanno aiutato spartiti e artisti a riemergere, ma il punto centrale è un’appropriata attività di marketing. Abbiamo cominciato a sperimentare e ci siamo accorti che i risultati arrivavano e abbiamo preso il via sul serio».
Come si costruisce oggi una strategia di comunicazione legata a un progetto musicale?
«Si parte dalla canzone, si cerca di capire di cosa parli. In seguito ci si interfaccia con l’artista, per capirne le motivazioni dietro la scrittura, quale sia il messaggio che vuole portare; sono le prime fasi di costruzione di un piano marketing, che poi procede per caselle: la musica può sposare il food, l’arte, lo sport, i brand, può essere legata a un attività di guerrilla marketing, etc etc. Prendiamo come esempio il recente progetto costruito su e per Geolier durante il recente Festival di Sanremo: abbiamo incontrato l’artista, abbiamo ascoltato la canzone, gli abbiamo chiesto quale fosse il messaggio presente tra le righe del brano, trasmettere la napoletanità sul palco del festival della canzone italiana. Un focus che ha indirizzato la strategia e i conseguenti lavori che hanno visto la costruzione di un quartier generale, all’interno di una pizzeria, i costumi che hanno privilegiato la casacca del Napoli calcio, la possibilità di godere di una tradizione partenopea quale il caffè sospeso (con un brand che ha partecipato alla settimana). Il risultato è stata la costruzione di un piano di comunicazione corposo e strutturato».
Quanto conta per la nuova sigla il connubio con il mondo talent?
«È fondamentale. Qualche giorno fa ero impegnato in un meeting con una casa discografica incentrato sui cataloghi, che sono enormi e che possono trovare spunti inediti, in una parola ‘rivivere’ grazie a TikTok; parliamo di canzoni di 50 anni fa che possono tornare in auge grazie all’esposizione sui social; anche perché anche molte di queste raccolte sono rimaste ferme, inattive, dimenticate; non basta una sincronizzazione con una sigla o con una serie tv, sono cose che non funzionano più come accadeva negli anni passati. Con i talent tutto è cambiato e si è rimesso in moto».
Avete individuato un target preciso di ascoltatori e quindi di proposte musicali?
«Di base nasciamo per dare supporto solido a una canzone che non deve avere per forza essere legata a un genere o a un’artista preciso. È un progetto che deriva da una mia passione per le canzoni, le stesse che per me non hanno un’età, un tempo, una durata, sono e devono essere eterne. Diamo la possibilità alla musica di essere sempre sul pezzo».
Pensate di ampliare il vostro raggio di azione? Magari con la progettazione di eventi, l’organizzazione di concerti e l’utilizzo degli asset, ossia gli artisti stessi per fare attività di marketing per conto di aziende?
«Ci stiamo strutturando perché questo possa accadere, siamo ambiziosi e soprattutto professionali, organizzati. Siamo partiti da una piccola realtà che si occupava dai talent management, al lavoro sulle piattaforme social come YouTube, Instagram e TikTok, da lì ci siamo allargati. Lavoriamo già per chi organizza concerti ed eventi e ci chiede magari idee creative, utilizzo di talent e strategie dedicate. Un domani vorremmo essere bravi per strutturare concerti ed eventi da soli, ma oggi lo facciamo per conto terzi, siamo in pratica un service di strategie, talent e creatività».
I primi obiettivi del progetto?
«Non abbiamo l’egoismo di prendere 100 progetti discografici nel 2024; lavoreremo su altri cinque-sei, li organizzeremo con tutti i crismi e li faremo funzionare bene».