Resistenze, racconti, da San Patrignano: Freeda lancia la docu-serie dedicata
La serie è disponibile da oggi sui canali YouTube e Facebook della la digital media company che parla ai giovani della Generazione Z e Millennial e che vanta una community di oltre nove milioni di persone nel mondo
Normalizzare il dibattito sulle droghe e la riabilitazione scardinando i tabù sulla tossicodipendenza: è questo l’obiettivo di “Resistenze, racconti da San Patrignano”, la social serie ideata, realizzata e distribuita da Freeda che propone il racconto diretto di ragazzi e ragazze ospiti della più grande comunità di recupero per tossicodipendenti d'Europa. La docu-serie, che debutta oggi sui canali YouTube e Facebook di Freeda, è composta da cinque episodi della durata di circa 15 minuti ciascuno. Nello stile di Freeda, digital media company con una community di oltre nove milioni di persone nel mondo, prevalentemente appartenenti alle generazioni Z e Millennial (un pubblico al 92% femminile e al 72% sotto i 34 anni), il progetto parla un linguaggio diretto attraverso il racconto senza filtri di chi vive o ha vissuto la dipendenza e la disintossicazione. “Stimolare il dibattito attorno al tema della tossicodipendenza senza giudizi e senza preconcetti è l’obiettivo di Resistenze, in coerenza con l’approccio di Freeda ai temi più cari e più utili alle nuove generazioni. Il documentario vuole rimanere aderente alla realtà, proponendo storie di vita vissuta in modo disintermediato. Per questo motivo, dunque, le ragazze e i ragazzi ospiti della Comunità di San Patrignano si raccontano in prima persona”, ha dichiarato Sara Ristori, Direttrice Editoriale di Freeda. La serie propone un racconto senza filtri dell’esperienza di sei ragazze e ragazzi durante il loro percorso di rinascita, con l’architettura di San Patrignano a fare da cornice. Nel corso degli anni la comunità si è sempre più strutturata per permettere ai propri ospiti un percorso di lungo periodo, formandosi nei laboratori professionali di San Patrignano. Il team di Freeda ha impiegato oltre quattro mesi per la realizzazione delle riprese, a partire da settembre dello scorso anno. Le prime settimane sono servite per entrare in contatto con la comunità, e conoscere al meglio i ragazzi protagonisti della serie, lontani dall’obiettivo della telecamera. Tra ottobre e dicembre si sono invece concentrate le riprese, che dovevano seguire il ritmo e le molteplici attività degli ospiti della struttura. Il team ha chiesto loro tante cose: come abbiano iniziato, perché abbiano continuato fino ad abusarne, perché non siano riusciti a fermarsi prima. Il risultato è un affresco a più voci sul tema della dipendenza, consapevole di non potere rispondere a tutte le domande su un argomento così largo e al tempo stesso così soggettivo.