Randstad Italia presenta quattro divisioni per attrarre e formare i nuovi talenti
La talent company si racconta attraverso le parole di Cristina Zanat, corporate communications manager del gruppo
Cristina Zanat
Un approccio sempre più incentrato sul talento, con un livello di specializzazione dei servizi in costante crescita. È l’obiettivo della nuova identità di Randstad Italia, talent company leader mondiale, che presenta quattro divisioni specializzate, Operational, Professional, Digital ed Enterprise, per accompagnare le persone nelle diverse fasi del percorso di carriera, aiutandole ad individuare un lavoro gratificante, accedere a nuove opportunità e a sviluppare il loro potenziale. Ne parliamo con Cristina Zanat, corporate communications manager del gruppo (ospite di DailyOnAir -The Sound Of Adv).
Alla luce delle quattro nuove divisioni, come cambia il mondo del lavoro in Italia?
«Il mercato odierno è in continua evoluzione, caratterizzato da forze come la digitalizzazione e l’avanzamento di nuove tecnologie, con la domanda crescente riguardante competenze digital e legate all’AI; da qui deriva la necessità di approntare nuove strategie in ambito HR, utili per trattenere nel nostro Paese anche le nuove generazioni. Ecco quindi nascere le nuove divisioni, con la consapevolezza, da una parte, che le aziende cerchino profili sempre più specializzati e, dall’altra, che i talenti abbiano bisogno di partner con competenze specifiche».
Delle nuove divisioni, quale rappresenta la più ambiziosa?
«Ogni divisione è importante ma l’ambito digital oggi è divenuto predominante»
Quali ruoli cercano maggiormente le aziende?
«Farei una premessa legata al tessuto economico italiano, caratterizzato dalla presenza predominante della piccola media impresa, rispetto a quello che accade a livello internazionale in cui a dominare sono le grandi corporate. Per andare incontro alle PMI servono incontri ravvicinati e strategie mirate che possano valorizzare le nostre eccellenze: il farmaceutico, il calzaturiero, la metalmeccanica, l’industria tecnica e quella leggera, tutti i più recenti sviluppi digitali. Non dimentichiamo tutto l’ambito medicale e sanitario e la manifattura. Si cercano soprattutto profili digitali in campo IT, manifatturiero, logistico, retail GDO e sanitario».
Che differenze riscontrate rispetto a quello che accade a livello internazionale?
«Come detto, il nostro è un mercato che può essere ancora legato a vere e proprie gestioni familiari; i grandi gruppi non mancano, ma sono più presenti a livello internazionale. Rimarchiamo piuttosto la scarsità di talenti ed ecco perché le aziende devono provare a trattenere le risorse e costruire inediti percorsi attrattivi».
In che modo Ranstad utilizza l’innovazione, l’AI e tutto quello che ne consegue?
«Di recente, a ottobre, abbiamo lanciato Fondazione Randstad con l’obiettivo di esplorare il possibile connubio umanistico-tecnologico, dal quale nascerà un dialogo sempre più stretto e collaborativo tra imprese ed esponenti culturali. L’AI ha già trasformato molte cose e noi di Randstad non ci siamo tirati indietro, senza mai tralasciare l’aspetto etico. Quindi largo ai tool, per automatizzare la routine, per semplificare. Ma la dimensione umana rimane per noi fondamentale».
Un piccolo bilancio del 2024 e gli obiettivi per il 2025?
La stagione che si avvia alla conclusione è stata focalizzata su formazione e supporto ai giovani, con attività incentrate sull’orientamento professionale. Nel corso del prossimo anno confermeremo il percorso, proseguiremo le attività dell’osservatorio e ci focalizzeremo sulla Fondazione e quindi sull’AI e l’innovazione. Lavoreremo sull’affiancamento dei talenti, dei candidati, e continueremo a porci e a raccontarci come partner. Il 2025 sarà anche l’anno pre-olimpico e quindi rafforzeremo la nostra presenza di partner di Milano-Cortina».