Autore: Redazione
19/01/2022

Rai, Carlo Fuortes: “Azienda sottofinanziata, serve un canone più alto per rinunciare alla pubblicità”

L’Amministratore Delegato in audizione presso la Commissione Lavori Pubblici del Senato ha sollecitato un intervento della politica per riequilibrare le risorse economiche; se mantenere il sistema duale o meno “è una scelta politica”

Rai, Carlo Fuortes: “Azienda sottofinanziata, serve un canone più alto per rinunciare alla pubblicità”

Carlo Fuortes, Amministratore Delegato Rai

La Rai potrebbe fare anche a meno della pubblicità, ma con un canone più robusto e sicuro. Lo ha detto l’Amministratore Delegato Carlo Fuortes ieri durante l’audizione in Commissione Lavori Pubblici del Senato sui disegni di legge relativi alla riforma Rai. Nonostante il controllo delle risorse abbia permesso di mantenere il pareggio di bilancio, la posizione finanziaria netta è in peggioramento e questo influirà negativamente sugli investimenti che la Rai è chiamata a fare nei prossimi tempi: trasformazione digitale, switch off e riposizionamento delle frequenze o refarming, ampliamento dell’offerta specializzata e digitale e impegni relativi al contratto di servizio.

L’inversione di questa tendenza può essere realizzata soltanto dall’intervento dello Stato in quanto è evidente che sbilanciamenti strutturali possono essere corretti solo da Parlamento e Governo, esulando dalle possibilità dirette dell'azienda”, ed è un’esigenza “alla quale è interesse dell’intero Paese corrispondere in modo sufficiente a garantire alla democrazia italiana di poter disporre, anche in futuro, di un sistema pubblico multimediale pluralista e capace di fornire servizi all’insieme della società e non soltanto a parti di essa”.

Il problema dei finanziamenti

L’A.D. ha puntato i riflettori sui finanziamenti, sottolineando come la governance del servizio pubblico debba “essere affiancata da un sistema che garantisca risorse certe e adeguate” per poter consentire di raggiungere gli obiettivi “affidati alla concessionaria pubblica, obiettivi che sono economici ma prima ancora editoriali, meglio ancora culturali, sociali e industriali”. Un opportuno sostegno economico è un “prerequisito indispensabile”.

“Se si è rilevanti e universali – ha detto Fuortes ai senatori -, la pubblicità arriva, il driver per noi non è mai la pubblicità, e non c’è nessun problema a mantenere il sistema duale laddove il Parlamento decida di farlo”. Se avvalersi del solo canone o anche della pubblicità “è una scelta politica. Rispetto alla situazione attuale, se nelle casse della Rai arrivasse l'intero canone derivante da 90 euro, molti discorsi non verrebbero fatti”.

Canone italiano più basso d’Europa

Fuortes ha ribadito che il canone italiano è più basso in Europa, ed è “sottofinanziato in riferimento ai costi associati agli obblighi imposti” alla Rai. L’importo è tale “da rendere quasi irrilevante la compresenza compensativa, per Rai, della fonte integrativa degli introiti costituita dalla raccolta pubblicitaria”. Considerando le trattenute come la tassa concessione governativa, l’iva e il Fondo per il pluralismo e l’innovazione, “dei 90 euro unitari Rai ne percepisce solo l'86%”, mentre negli altri Paesi si va dal 96% al 98%. Inoltre “oltre ad essere incongrue, le risorse da canone sono anche molto incerte”.

Per quanto riguarda la pubblicità, nel periodo tra il 2008 e il 2020 il mercato si è ridotto quasi del 50% a 5 miliardi di euro, mentre il settore del digitale è passato da 1,3 a 2,8 miliardi. La Rai ha subìto una contrazione dei ricavi pubblicitari da 1,2 miliardi a 600 milioni circa. Inoltre le nuove disposizioni sugli affollamenti entrati in vigore dal 1° gennaio di quest’anno rappresentano per la concessionaria una ulteriore penalizzazione.

A fronte di tali dinamiche sono state operate riduzioni dei costi per quasi 800 milioni, di cui Fuortes ha dato atto alla precedente amministrazione, anche per “sfatare i luoghi comuni intorno alla Rai alimentati da una narrazione che mi limito a definire semplicemente disattenta e superficiale”.

Garantire risorse coerenti

La richiesta di riduzione o quella di togliere il canone dalla bolletta elettrica, sottraendolo da una modalità di riscossione sicura, “rendono evidente, da un lato, l’assenza di un quadro di certezze in cui Rai possa svolgere la sua missione e, dall’altro, la difficoltà di elaborare previsioni economiche solidamente affidabili”. In particolare il dibattito sulla bolletta non tiene conto dell’utilità di questo mezzo nel combattere il fenomeno dell’evasione “troppo a lungo tollerato e anomalo” e garantire alla Rai “le somme necessarie ad adempiere agli obblighi di servizio pubblico, e non certo un onere improprio che grava sul costo dell’energia elettrica, posto che è indicato con evidente trasparenza nella fattura dei relativi fornitori”. 

Dalle analisi effettuate sui trend delle risorse Rai dal 2008 al 2020 emerge che a fronte di una offerta editoriale tra le più ampie e strutturate tra i servizi pubblici e dei propri impegni, “il quadro economico-finanziario e le prospettive sono preoccupanti”. E’ necessario stabilire quindi “risorse coerenti” per un periodo non inferiore alla durata del Contratto di Servizio, ossia per cinque anni. Tra gli impegni da rispettare ci sono anche gli investimenti tecnologici legati alle nuove dinamiche digitali, nonché “l’urgenza di importanti interventi per mantenere su standard avanzati l’imponente patrimonio immobiliare e produttivo” perché “ben difficilmente l’attuale struttura industriale e produttiva sarà in grado di rimanere sostenibile nel medio periodo in assenza di risorse stabilmente adeguate”.