Autore: Redazione
23/01/2018

Per quale motivo gli advertiser stanno spostando le proprie attività di programmatic media buying in-house?

Portare le operazioni di acquisto media internamente consente di avere maggiore controllo e trasparenza e migliorare il flusso di revenue e il ROI. Lo svela una ricerca rilasciata da Centro

Per quale motivo gli advertiser stanno spostando le proprie attività di programmatic media buying in-house?

Secondo i risultati di un sondaggio pubblicato la scorsa settimana dalla società digitale Centro, che ha intervistato inserzionisti e dirigenti di agenzie pubblicitarie, il media buying continuerà a migrare “in-house” grazie al programmatic. internalizzazione L’81% dei 153 marketer intervistati prevede di portare almeno una parte delle proprie attività pubblicitarie in programmatic all’interno dell’azienda già nei prossimi 12 mesi, mentre il 59% ha dichiarato di non voler più esternalizzare le proprie attività di media buying in programmatic a terzi entro l’anno prossimo. Perché in-house La ragione principale di questa scelta risiede nella possibilità di esercitare un maggiore controllo sulle attività, seguita da un aumento del flusso di entrate, maggiore trasparenza e migliore ROI. Private marketplace L’indagine ha rivelato, inoltre, che il programmatic media buying sta guidando un’ampia gamma di modelli di mercato. Nel complesso, tuttavia, la crescita è destinata maggiormente ai cosiddetti “private marketplace” (citati dal 39% degli intervistati) e all’open RTB (30%). Nonostante la diffusione dei modelli di biddable media, quasi i due terzi (63%) degli intervistati hanno dichiarato di utilizzare la tecnologia programmatica principalmente per automatizzare gli acquisti e le richieste di annunci convenzionali, cosiddette “direct”, da parte dei loro fornitori di media digitali.