Autore: Redazione
07/03/2024

Piccolo è bello: il tailor made firmato Milky Media

La boutique agency con sede a Milano si racconta con le parole delle due founder Alessandra Pozzi e Maura Marasti, devote a una creatività che abbia sempre un obiettivo e che sia governabile

Piccolo è bello:  il tailor made firmato Milky Media

Maura Marasti e Alessandra Pozzi

Una storia imprenditoriale al femminile: Milky Media, boutique agency di Milano, nata nel 2023 per mano di Maura Marasti e Alessandra Pozzi, che vanta già nomi come Superga, Campari Group, Breil, CP Company, solo per citarne alcuni. Tratti distintivi? Trent’anni anni, un portfolio che cattura l’attenzione, idee fuori dal coro e obiettivi precisi, come credere nel potere delle idee e nel rispetto di chi ci lavora. Milky Media è specializzata in campagne creative ed eventi per brand e ogni suo progetto è tailor made, cucito su misura per ciascun cliente. L’agenzia nei primi otto mesi di attività ha raggiunto un fatturato di 800mila euro. Insomma, ci sono tutti i presupposti per una ricca chiacchierata che affrontiamo con le due protagoniste, Maura Marasti e Alessandra Pozzi (ospiti di DailyOnAir - The Sound Of Adv).

Quali sono le caratteristiche principali per fondare e portare avanti un’agenzia di comunicazione nel 2024?

«Occorre impegno e credere nel potere delle idee, che devono essere organizzate strategicamente. In più, ci muoviamo all’interno di un mercato eufemisticamente ricco di agenzie, quindi è fondamentale differenziarci, offrire un prodotto particolare, che invogli i clienti a collaborare e a crescere con noi».

Quali sono gli elementi differenzianti di Milky Media?

«L’agenzia ci vede entrambe in cabina di regia, Maura nel ruolo di direttore creativo e Alessandra come account executive, due socie con due visioni che si completano e che, quindi, ci avvantaggiano, considerato che ci aiutano a far coesistere aspetti creativi e monetari, progetti belli e performanti. Ma se dovessimo trovare una soluzione questa sarebbe sempre la creatività, che non è da intendersi come qualcosa di pazzo ma deve sempre rispondere a esigenze specifiche. Crediamo di essere capaci di trovare risposte inaspettate, out of box. Potrebbe sembrare paradossale, ma se fossimo artiste non ci adopereremmo mela creatività legata alla comunicazione. Il fine è avere un prodotto bello ma che risponda a un’esigenza, che abbia un obiettivo; riuscire a creare il giusto mix e farlo in maniera artistica rappresenta la sfida».

Come vi posizionate?

«Lavoriamo con gruppi molto grossi, come Campari, che ci affidano l’intero processo, dall’organizzazione, alla creazione fino alla produzione, all’interno di un mercato che cerca sempre di più creatività inusuali, spesso digitali, sovente legate al mondo social. I nostri sono progetti tailor made, che possiedono qualità e profondità tipiche di una vera e propria personalità più che di un marchio. Per portare avanti l’attività per come la pensiamo e la gestiamo abbiamo bisogno di rimanere piccoli, una boutique appunto; essere grandi ci porterebbe probabilmente dritte verso la standardizzazione e smarrirebbe per strada la citata profondità». 

Come lavorate sulle campagne e come operate sugli eventi?

«In entrambi i casi si parla di comunicazione. L’evento non è una festa, ma è studiato con una finalità specifica e c’è sempre un motivo del perché venga posizionato in un modo, in un posto e in un tempo. Sono due macchine diverse: in una campagna puoi sbagliare e battere sempre un nuovo ciack, mentre sull’evento hai la risposta immediata del cliente e del consumatore. L’approccio è comunque simile e punta a un unico obiettivo: funzionare. Aggiungiamo che molto spesso gli eventi si trasformano in set, dove poter creare ulteriori contenuti che non fanno altro che amplificare la comunicazione stessa».

Quanto pesa per voi l’elemento digitale e, in generale, il mondo del web3.0?

«Il nostro focus non è la tecnologia, che però è uno strumento essenziale e deve essere al servizio delle attività, in una costante contaminazione tra online e offline. Ci serviamo della tecnologia soprattutto sul fronte degli eventi».

Quali saranno i prossimi passi dell’agenzia?

«Ci siamo trasferiti in un nuovo ufficio, di 150 metri quadri, posizionato al centro di Milano, dotato di una sala pose che ha creato un po’ di stupore nell’ambiente ma che, invece, sarà utile per la creazione di eventi di settore, capaci di creare connessione e ispirazione. L’intenzione è fare sistema e portare avanti la nostra idea di creatività. Poi, ovviamente, ci sono gli obiettivi di business che presuppongono un controllo totale dei singoli progetti, una crescita organica e un working life balance di buon livello. Puntiamo a consolidare e a creare flussi di lavoro che rispondano alle esigenze dei clienti e che, allo stesso tempo, ci facciano stare bene. Non abbiamo fretta di crescere e di andare subito lontano, bensì di creare progetti che vivano con tempi naturali ma estremamente organizzati».