Omnicom PR Group Italia: DE&I, solo il 49,7% degli italiani sa cos’è; il 60,1% dei lavoratori la considera un’opportunità
L’agenzia guidata da Massimo Moriconi ha realizzato la prima indagine sulla percezione di diversità, equità e inclusione, che evidenzia un divario tra la popolazione in generale e chi opera in azienda

Massimo Moriconi, General Manager & Amministratore Delegato di Omnicom Public Relations Group Italia
Si parla oramai quasi quotidianamente di diversità, equità e inclusione, e di quanto queste due grandi tematiche stiano diventando cruciali per il marketing e la comunicazione. Anche perché sembrerebbe che la domanda di una maggiore attenzione verso questi aspetti da parte delle aziende e dei brand arrivi proprio dai consumatori. Ma quanto in realtà, per lo meno in Italia, è diffusa la cultura della Diversity&Inclusion, ma soprattutto, siamo sicuri che gli italiani abbiamo capito di cosa si tratta e siano opportunamente informati in proposito? La risposta la dà Omnicom PR Group Italia con la prima ricerca su DE&I (diversità, equità & inclusione) che analizza il livello di percezione e consapevolezza tra popolazione in generale, e lavoratori. L’indagine, condotta con Astra Ricerche e rilasciata a seguito della Giornata Mondiale della Diversità Culturale dello scorso 21 maggio, nasce per sensibilizzare l’opinione pubblica circa le opportunità e i rischi dello scenario attuale e il ruolo che le aziende posso ricoprire nella costruzione di contesti inclusivi, equi e rispettosi delle diversità.
Un italiano su due è consapevole
La ricerca è stata realizzata online tra il 24 e il 27 aprile 2022 su un campione di 1.021 italiani 18-65enni e su 1.005 lavoratori di aziende dai quattro addetti in su. In realtà, solo la metà della popolazione possiede questa consapevolezza, per la precisione il 49,6% degli italiani, mentre se si restringe il campo al mondo delle aziende, il tasso di consapevolezza raggiunge il 57,7%. In generale, almeno il 7% degli italiani non ha mai sentito parlare di questi argomenti, anche se per il 65,8% riconosce il fatto che il Paese è pieno di diversità. Sono i meno giovani ad avvertire maggiormente questa diversità, con una risposta del 72% nella faccia dai 55 ai 65enni. Disparità è percepita anche dagli abitanti dei piccoli comuni, al 72% nei centri con meno di 10mila abitanti. Per la fascia dei 18-24enni la percezione della diversità non è così elevata (59%): secondo questo target, il contesto italiano è meno differenziato, probabilmente se messo a confronto con la narrazione di realtà internazionali, di cui questa che potremmo definire la “Generazione Netflix” è a conoscenza, ed da cui è influenzata, attraverso il consumo di prodotti tv dove le diversità hanno grande rilevanza.
Diversità più percepite
Tra le varie manifestazioni della diversità quelle maggiormente percepite sono le diversità legate agli aspetti di identità sessuale e di genere, mentre al secondo posto emerge il tema del Paese di origine, della cultura, del colore della pelle, o dell’etnia. Nelle dichiarazioni degli intervistati è presente il tema abilità e disabilità, mentre c’è meno attenzione verso temi come la religione e lo status sociale. Solo il 15,5% pensa alle differenze di generazione o fascia di età. Più lunga, a quanto pare, la strada verso l’equità: la parità di accesso alle opportunità a prescindere dalle condizioni di partenza, garantita dall’Articolo 3 della Costituzione, non è un obiettivo pienamente raggiunto, per lo meno così la pensano il 66% circa degli italiani. Secondo i risultati della ricerca, solo un terzo degli intervistati ritiene che l’equità in Italia venga rispettata “molto o abbastanza” (33,9%). Mentre per poco più di un terzo (35,2%) la risposta è “così così”, e per il restante 30,9% è “poco o per niente vero”.
DE&I più positiva in azienda
C’è anche una certa reticenza nei confronti della diversità, in cui oltre metà della popolazione non vede opportunità a livello personale. Sotto questo aspetto, i valori più positivi si riscontrano per etnia, lingua o origine geografica; meno rilevanti in termini di opportunità le diversità in ambito religioso e quello di orientamento politico. Ma lavorare in azienda cambia la prospettiva: presso le aziende cresce la percezione che accogliere le istanze DE&I sia una opportunità (60,1%), ma anche aumenta il divario con la popolazione in generale su alcuni temi come il genere e l’identità sessuale. La diversità è rilevante soprattutto per le donne (65%; uomini 56%) e per i più giovani (18-34enni: 66%; 55-65enni: 55%). Lo stesso accade per l’equità, oltre il 75% dei lavoratori crede che in Italia sia “molto o abbastanza” garantita dalla meritocrazia. Va meno bene sul fronte dell’inclusione, rispetto alla quale il campione dichiara che è un obiettivo mancato in molti contesti individuali e lavorativi, sia a livello di popolazione sia a livello di aziende.
Limiti all’inclusività
A quanto pare è difficile essere inclusivi, in primo luogo perché il 24,1% degli intervistati ritiene che ci siano più cose da condividere con chi è simile a sé, mentre il 22,8% è convinto che vengano “prima gli italiani”, e infine il 19,3% pensa che ci voglia tanto tempo per capire “l’altro” e che sia necessario avere strumenti culturali di cui non sempre ci si ritiene in possesso (14,9%). Per Omnicom PR Group Italia la tematica della DE&I ha comunque un grande potenziale, perché dalla ricerca emerge che il 65,5% dei lavoratori preferirebbe i prodotti di aziende impegnate in progetti che la valorizzano, e il 61,1% non ne comprerebbe i prodotti se venisse a conoscenza di comportamenti anti-inclusivi, o poco attenti alla diversità. Inoltre, alle aziende si chiede di impegnarsi a sollecitare comportamenti virtuosi e fare cultura presso i propri consumatori (67,8%). Anche i lavoratori chiedono di fare di più alle aziende, che solo nel 39,4% dei casi prevedono interventi strutturati, anche perché le aziende più attive su questi temi sono solo quelle con almeno 1.000 dipendenti.
L’opportunità DE&I
Le difficoltà di accettazione e di valorizzazione delle diversità non sono poche; ma è il caso di occuparsene subito visto che il 67,7% degli intervistati si aspetta che nei prossimi tre o cinque anni questi temi in Italia saranno ancora più all’ordine del giorno. Per gli italiani i viaggi all’estero aiutano ad aprire la mente (43,7%); “partecipare ad attività di dialogo o ascolto che permettono di scoprire i propri pregiudizi” è considerato importante per il 36,9% degli intervistati, anche se ancora poche realtà in Italia si occupano di promuovere questo dialogo. “Il 21 maggio è stata la Giornata Mondiale della Diversità Culturale, il Dialogo e lo Sviluppo, che ci ha ricordato, semmai ce ne fosse bisogno, quanto sia importante oggi, in un contesto di pandemia e guerra in continua evoluzione, sostenere e promuovere politiche e iniziative inclusive – ha commentato Massimo Moriconi, General Manager & Amministratore Delegato di Omnicom Public Relations Group Italia -. A tale fine, Omnicom PR Group Italia ha voluto in primis analizzare lo stato attuale della percezione e della consapevolezza, tra popolazione e lavoratori, circa temi di DE&I. I risultati, a volte sorprendenti, ci restituiscono un Paese che ancora non crede pienamente nella possibilità di costruire un mondo più equo, inclusivo e rispettoso delle diversità. In questo scenario le aziende assumono un ruolo chiave per aiutare lavoratori e intere comunità a orientarsi in conversazioni di valore per le generazioni attuali e future”.