Autore: Redazione
30/05/2022

Omnicom PR Group Italia: DE&I, solo il 49,7% degli italiani sa cos’è; il 60,1% dei lavoratori la considera un’opportunità

L’agenzia guidata da Massimo Moriconi ha realizzato la prima indagine sulla percezione di diversità, equità e inclusione, che evidenzia un divario tra la popolazione in generale e chi opera in azienda

Omnicom PR Group Italia: DE&I, solo il 49,7% degli italiani sa cos’è; il 60,1% dei lavoratori la considera un’opportunità

Massimo Moriconi, General Manager & Amministratore Delegato di Omnicom Public Relations Group Italia

Si parla oramai quasi quotidianamente di diversità, equità e inclusione, e di quanto queste due grandi tematiche stiano diventando cruciali per il marketing e la comunicazione. Anche perché sembrerebbe che la domanda di una maggiore attenzione verso questi aspetti da parte delle aziende e dei brand arrivi proprio dai consumatori. Ma quanto in realtà, per lo meno in Italia, è diffusa la cultura della Diversity&Inclusion, ma soprattutto, siamo sicuri che gli italiani abbiamo capito di cosa si tratta e siano opportunamente informati in proposito? La risposta la dà Omnicom PR Group Italia con la prima ricerca su DE&I (diversità, equità & inclusione) che analizza il livello di percezione e consapevolezza tra popolazione in generale, e lavoratori. L’indagine, condotta con Astra Ricerche e rilasciata a seguito della Giornata Mondiale della Diversità Culturale dello scorso 21 maggio, nasce per sensibilizzare l’opinione pubblica circa le opportunità e i rischi dello scenario attuale e il ruolo che le aziende posso ricoprire nella costruzione di contesti inclusivi, equi e rispettosi delle diversità.

Un italiano su due è consapevole

La ricerca è stata realizzata online tra il 24 e il 27 aprile 2022 su un campione di 1.021 italiani 18-65enni e su 1.005 lavoratori di aziende dai quattro addetti in su. In realtà, solo la metà della popolazione possiede questa consapevolezza, per la precisione il 49,6% degli italiani, mentre se si restringe il campo al mondo delle aziende, il tasso di consapevolezza raggiunge il 57,7%. In generale, almeno il 7% degli italiani non ha mai sentito parlare di questi argomenti, anche se per il 65,8% riconosce il fatto che il Paese è pieno di diversità. Sono i meno giovani ad avvertire maggiormente questa diversità, con una risposta del 72% nella faccia dai 55 ai 65enni. Disparità è percepita anche dagli abitanti dei piccoli comuni, al 72% nei centri con meno di 10mila abitanti. Per la fascia dei 18-24enni la percezione della diversità non è così elevata (59%): secondo questo target, il contesto italiano è meno differenziato, probabilmente se messo a confronto con la narrazione di realtà internazionali, di cui questa che potremmo definire la “Generazione Netflix” è a conoscenza, ed da cui è influenzata, attraverso il consumo di prodotti tv dove le diversità hanno grande rilevanza.

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Diversità più percepite

Tra le varie manifestazioni della diversità quelle maggiormente percepite sono le diversità legate agli aspetti di identità sessuale e di genere, mentre al secondo posto emerge il tema del Paese di origine, della cultura, del colore della pelle, o dell’etnia. Nelle dichiarazioni degli intervistati è presente il tema abilità e disabilità, mentre c’è meno attenzione verso temi come la religione e lo status sociale. Solo il 15,5% pensa alle differenze di generazione o fascia di età. Più lunga, a quanto pare, la strada verso l’equità: la parità di accesso alle opportunità a prescindere dalle condizioni di partenza, garantita dall’Articolo 3 della Costituzione, non è un obiettivo pienamente raggiunto, per lo meno così la pensano il 66% circa degli italiani. Secondo i risultati della ricerca, solo un terzo degli intervistati ritiene che l’equità in Italia venga rispettata “molto o abbastanza” (33,9%). Mentre per poco più di un terzo (35,2%) la risposta è “così così”, e per il restante 30,9% è “poco o per niente vero”.

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DE&I più positiva in azienda

C’è anche una certa reticenza nei confronti della diversità, in cui oltre metà della popolazione non vede opportunità a livello personale. Sotto questo aspetto, i valori più positivi si riscontrano per etnia, lingua o origine geografica; meno rilevanti in termini di opportunità le diversità in ambito religioso e quello di orientamento politico. Ma lavorare in azienda cambia la prospettiva: presso le aziende cresce la percezione che accogliere le istanze DE&I sia una opportunità (60,1%), ma anche aumenta il divario con la popolazione in generale su alcuni temi come il genere e l’identità sessuale. La diversità è rilevante soprattutto per le donne (65%; uomini 56%) e per i più giovani (18-34enni: 66%; 55-65enni: 55%). Lo stesso accade per l’equità, oltre il 75% dei lavoratori crede che in Italia sia “molto o abbastanza” garantita dalla meritocrazia. Va meno bene sul fronte dell’inclusione, rispetto alla quale il campione dichiara che è un obiettivo mancato in molti contesti individuali e lavorativi, sia a livello di popolazione sia a livello di aziende.

Limiti all’inclusività

A quanto pare è difficile essere inclusivi, in primo luogo perché il 24,1% degli intervistati ritiene che ci siano più cose da condividere con chi è simile a sé, mentre il 22,8% è convinto che vengano “prima gli italiani”, e infine il 19,3% pensa che ci voglia tanto tempo per capire “l’altro” e che sia necessario avere strumenti culturali di cui non sempre ci si ritiene in possesso (14,9%). Per Omnicom PR Group Italia la tematica della DE&I ha comunque un grande potenziale, perché dalla ricerca emerge che il 65,5% dei lavoratori preferirebbe i prodotti di aziende impegnate in progetti che la valorizzano, e il 61,1% non ne comprerebbe i prodotti se venisse a conoscenza di comportamenti anti-inclusivi, o poco attenti alla diversità. Inoltre, alle aziende si chiede di impegnarsi a sollecitare comportamenti virtuosi e fare cultura presso i propri consumatori (67,8%). Anche i lavoratori chiedono di fare di più alle aziende, che solo nel 39,4% dei casi prevedono interventi strutturati, anche perché le aziende più attive su questi temi sono solo quelle con almeno 1.000 dipendenti.

L’opportunità DE&I

Le difficoltà di accettazione e di valorizzazione delle diversità non sono poche; ma è il caso di occuparsene subito visto che il 67,7% degli intervistati si aspetta che nei prossimi tre o cinque anni questi temi in Italia saranno ancora più all’ordine del giorno. Per gli italiani i viaggi all’estero aiutano ad aprire la mente (43,7%); “partecipare ad attività di dialogo o ascolto che permettono di scoprire i propri pregiudizi” è considerato importante per il 36,9% degli intervistati, anche se ancora poche realtà in Italia si occupano di promuovere questo dialogo. “Il 21 maggio è stata la Giornata Mondiale della Diversità Culturale, il Dialogo e lo Sviluppo, che ci ha ricordato, semmai ce ne fosse bisogno, quanto sia importante oggi, in un contesto di pandemia e guerra in continua evoluzione, sostenere e promuovere politiche e iniziative inclusive – ha commentato Massimo Moriconi, General Manager & Amministratore Delegato di Omnicom Public Relations Group Italia -. A tale fine, Omnicom PR Group Italia ha voluto in primis analizzare lo stato attuale della percezione e della consapevolezza, tra popolazione e lavoratori, circa temi di DE&I. I risultati, a volte sorprendenti, ci restituiscono un Paese che ancora non crede pienamente nella possibilità di costruire un mondo più equo, inclusivo e rispettoso delle diversità. In questo scenario le aziende assumono un ruolo chiave per aiutare lavoratori e intere comunità a orientarsi in conversazioni di valore per le generazioni attuali e future”.