“Il Mondo di Leo” oltre i confini nazionali: c’è anche un film nel futuro del progetto dedicato al disturbo dello spettro autistico
Nata due anni fa, l’iniziativa multimediale che vuole coinvolgere i bambini e i ragazzi in un’esperienza inclusiva e immersiva a 360 gradi, mediante tv, libri, NFT, musica e app raccontata dalla co-fondatrice Emanuela Cavazzini, CEO di Brand-Cross
Emanuela Cavazzini
Ogni tanto appare sui media, i genitori si fanno avanti, alcuni di loro sono celebrità che accendono i riflettori su un problema spesso trattato con poca attenzione, se non con superficialità, politicamente ancora forse poco considerato: il disturbo dello spettro autistico, una condizione nella quale le persone hanno difficoltà a stabilire relazioni sociali normali, usano il linguaggio in modo anomalo o non parlano affatto e presentano comportamenti limitati e ripetitivi, manifestando difficoltà di comunicazione e relazione con gli altri. Qualche settimana fa, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella si è speso ufficialmente per portare alla ribalta un tema visto con sospetto o, forse, semplicemente con paura e quindi distacco. Due anni fa è nato, da un’idea di Eleonora Vittoni ed Emanuela Cavazzini, “Il Mondo di Leo”, una serie animata che, per il suo grande valore di servizio pubblico, ha ricevuto il contributo del Ministero della Cultura. Si tratta del primo progetto multimediale nato con l’obiettivo di coinvolgere i ragazzi con autismo in un’esperienza immersiva a 360 gradi: dalla tv al libro, fino alla raccolta fondi benefica con opere originali NFT e all’APP di gioco musicale. Domenica 2 aprile, in occasione della Giornata Mondiale per la consapevolezza sull’autismo, l’attività ha inaugurato ufficialmente la sua seconda fase: la nuova stagione della serie televisiva, infatti, è già in lavorazione, dopo il successo di pubblico e critica della prima stagione in onda su Rai YoYo e Rai Play, che ha raggiunto il 20% di share sulla fascia 4/7 anni, con ottimi risultati anche sul pubblico dei giovani adulti (25/34 anni e 35/44), a conferma dell’apprezzamento da parte dei genitori che hanno seguito le avventure di Leo insieme ai loro bambini. Di Leo e del suo mondo, dei ritardi nazionali sul tema e dei prossimi passi del progetto parliamo con l’ideatrice Emanuela Cavazzini (protagonista di DailyOnAir), Founding Partner e CEO di Brand-Cross, società milanese indipendente di produzione media.
Come nasce il progetto?
«Il Mondo di Leo nasce agli inizi del 2021 da una chiacchierata con Eleonora Vittoni, una mamma con due gemelli autistici. Fu lei a raccontarmi come non esistessero prodotti televisivi, nello specifico dei cartoon, che potessero essere fruibili per bambini affetti da disturbo dello spettro autistico; storie in cui potersi immedesimare, comprendere e in cui ci si potesse concentrare per più di tre minuti. Conosco personalmente il problema vissuto da bambini e famiglie, lo vivo sulla mia pelle di amica di mamme con ragazzi affetti da questo disturbo. All’epoca, incontrammo il professor Paolo Moderato che ci fornì tutte le linee guida per intraprendere questa meravigliosa avventura sempre sotto la sua costante supervisione. Il nostro obiettivo era ideare un progetto che potesse essere fruibile da tutti, dagli autistici ai normotipi; una grossa sfida. Ho chiamato come autore Nicola Brunialti, poi Dario Piana, regista e illustratore e abbiamo scritto il progetto. Abbiamo poi coinvolto i bambini del centro studi e ricerche a carattere no profit del professor Moderato nella definizione dei tre protagonisti: Leo, Lola e Babù. Successivamente, abbiamo messo su carta il tutto, lo abbiamo presentato a Rai Kids; la tv di Stato lo ha approvato, dimostrandosi attenta a iniziative che parlano di inclusività e ha fatto il pre-acquisito delle prime dieci puntate. Ma in cantiere ne abbiamo più di 30 di argomenti, perché le barriere da raccontare sono tantissime. Ovviamente, ogni puntata è stata convalidata dal comitato tecnico scientifico presieduto dal Professor Moderato e dai responsabili RAI prima di essere trasmessa.
I risultati non si sono fatti attendere…
«I primi dieci episodi hanno avuto un successo di pubblico strepitoso, con share inaspettati su Rai YoYo e Raiplay, catturando l’attenzione di una fascia d’età tra i 4 e i 7 anni, ma anche quella dei genitori, e questo ci ha spinto a mettere in opera i prossimi 12 episodi. Non ci siamo fermati, siamo andati oltre la tv: ho parlato con Mondadori e anche loro si sono dichiarati entusiasti di fare un libro illustrato, pubblicato lo scorso 27 settembre. Non contenta, ho ingaggiato una startup di Firenze, la Whitesock, che realizza app game, ed è nata così l’app musicale del Il Mondo di Leo, già disponibile su Google Play e Apple Store. Abbiamo poi lanciato anche il brano dedicato su Rai Radio Kids e, a breve, sarà presente su tutte le piattaforme streaming. Ma non finisce qui: abbiamo lanciato una raccolta fondi solidale tramite NFT sulla piattaforma MUSA incentrata sui personaggi della serie, il cui 10% netto dei proventi andrà all’associazione FacciaVista Onlus, che si occupa di inserire i ragazzi autistici nel mondo del lavoro dell’arte figurativa».
Ciò nonostante, si dice che in Italia il problema venga affrontato con una certa lentezza
«È vero, siamo indietro parecchio rispetto ad altri Paesi: la media è di un bambino su 77 affetto da autismo e purtroppo i numeri sono in crescita; 600.000 famiglie in Italia hanno problemi e sono destinate ad aumentare. Il nostro Paese affronta il problema soprattutto grazie agli sforzi di privati, attraverso le donazioni. C’è da troppo tempo poca attenzione al tema, ad ogni finanziaria i soldi per la scuola e la sanità vengono tagliati; nella scuola mancano le maestre di supporto e le famiglie devono farsi carico delle pesanti problematiche.
Come vivono all’estero il disturbo autistico?
Il Giappone è il primo Paese in cui il governo stanzia tanti fondi nella ricerca e nell’aiuto. L’Italia è piccola, ma i numeri dei casi sono alti. Sono comunque fiduciosa sulle prospettive politiche attuali: Alessandra Locatelli, a capo del Ministero per le Disabilità, mi sembra molto attenta e anche molto preparata e presente. Poi, come raccontano le cronache, ci sono molti personaggi noti che si stanno battendo, purtroppo con fatica. In Italia sono anche presenti molte malattie genetiche rare senza nome che non usufruiscono di alcun sostegno (proprio perché senza diagnosi), ad occuparsene sono solo Telethon e associazioni volenterose composte da genitori, ma non c’è ancora nulla a livello istituzionale.
Come si evolverà il progetto nei prossimi mesi?
«Le prossime 12 puntate saranno trasmesse a partire dagli inizi del 2024. La speranza è che vengano acquistati tanti NFT, sarebbe una forte spinta per investire sempre più risorse nel progetto e poterlo ampliare in successivi sviluppi editoriale per divertire i nostri piccoli e giovani guerrieri. Abbiamo aperto tutte le pagine social, le scuole hanno aderito, è stato anche inaugurato un contest di disegno, conclusosi lo scorso 2 aprile, con bambini che hanno inviato i loro disegni di inclusione. L’obiettivo finale è fare un film, alla Roger Rabbit, in tecnica mista, pronto per il 2025/2026»