Il mondo dell’innovazione a un punto di svolta: le indicazioni fornite da Web3 Alliance
Il consorzio che racchiude e rappresenta le strutture che si occupano e che vivono di tecnologie 3.0 si racconta attraverso le parole del Presidente Andrea De Micheli
Andrea De Micheli
Era l’estate del 2022 quando si accendevano i riflettori su Web3 Alliance, il consorzio che racchiude e rappresenta le strutture che si occupano e che vivono di innovazione, in pratica l’ufficializzazione del Web3.0, in un mercato, in un mondo che proprio nell’ultimo biennio ha conosciuto un nuovo step della chiacchieratissima accelerazione digitale. Oggi che AI e i suoi derivati sono entrati nell’immaginario collettivo, e non solo di quello degli operatori, facciamo il punto della situazione con il Presidente Andrea De Micheli (Co-founder, Chairman & CEO Casta Diva Group e ospite di DailyOnAir – The Sound Of Adv).
Nei giorni scorsi Web 3 Alliance ha rilasciato i risultati di una ricerca, realizzata da TIG - The Inno-vation Group per Web3 Alliance, sponsorizzata da Invesco e dedicata alle nuove tecnologie: quali sono quelle più utilizzate?
«Quella più utilizzata sembra essere l’AI, come chi ha raccontato il 40% delle aziende intervistate, mentre oltre il 50% dice che la utilizzerà nei prossimi due anni; la somma delle due risposte deli-nea una realtà decisamente propensa all’innovazione e invita al confronto con altri fenomeni quali la Realtà Aumentata e il Metaverso, appoggiati da numeri molto più bassi».
Quali sono i settori che oggi meglio sembrano esprimersi in campo innovativo?
«L’intelligenza artificiale ha colpito un po’ tutti i settori, anche chi crede di non esserne parte, di fatto utilizza strumenti o soluzioni che sono mosse dall’AI. Parliamo di un qualcosa che esisteva anche trenta anni fa ma certo non funzionava come oggi; poi ecco apparire l’AI generativa che ha saputo modificare l’approccio collettivo e conquistare tutti. Non è un hype come gli NFT e Metaverso, fenomeni che, in qualche modo, si sono un po’ spenti, anche se avranno comunque degli sviluppi. L’AI rivoluzionerà il mondo, come già fatto da internet 30 anni fa».
Siamo al cospetto di una nuova rivoluzione industriale?
«Alcuni studi dicono che l’utilizzo dell’AI accrescerà i risultati del 76%, numeri che farebbero cambiare marcia alle aziende di tutto il mondo. Oggi come oggi, l’intelligenza artificiale è nelle mani di pochi, quando diventerà un patrimonio collettivo, democratizzerà i processi creativi, come già accaduto con il citato internet e con gli smartphone. Anche chi vive in un villaggio disperso può accedere alle risorse del mondo attraverso il web o il telefono e questo accadrà ancora di più con l’AI. Occorre essere ottimisti, senza dimenticare i rischi dovuti all’ancora scarsa regolamentazio-ne».
Come la pubblicità sta utilizzando il Web3.0 o come dovrebbe fare?
«In due modi: qualcuno è impaurito perché teme che possa togliere lavoro, invece un utilizzo appropriato e corretto e regolamentato libera il tempo, diviene uno strumento, un’altra freccia all’arco dei creativi. Se tu, umano, non sai dare all’AI un uso adeguato, non ne sfrutti il potenziale, come scegliere gli output che ti offre, finisci per eseguire un lavoro povero; ma se sei un creativo e connetti tutti i punti, puoi far venir fuori la tua firma ancora meglio con l’AI. In Casta Diva la utilizziamo molto: in un recente video, caratterizzato dalla presenze di diverse lingue, io presento, in perfetto lip-sync, in arabo e tedesco, lingue che in realtà non conosco; la cosa ha colpito molto gli interlocutori che hanno apprezzato e hanno considerato il tutto come una grande forma di rispetto».
Cosa chiedono in fatto di innovazione i clienti di un’agenzia?
«Casta Diva si occupa prevalentemente di spot ed eventi e, in quest’ultimo campo, la richiesta maggioritaria è creare un gemello digitale dell’evento, utilizzato prima per “scaldare” e dopo come coda di quello che è stato vissuto fisicamente. In materia di spot, oltre i classici effetti, ha ormai preso piede il virtual set con attori circondati da ambientazioni virtuali, mentre il soggetto si muove all’interno di un teatro di posa. A Cinecittà e a Torino, per citare due casi prestigiosi, stanno investendo molto in questo sensio».
Cosa manca all’Italia che guarda verso il futuro?
«Manca un coordinamento nazionale. In UK hanno creato un comitato che monitora e regolamenta il settore ed è guidato da un ex manager delle big tech che conosce benissimo la materia. Web3 Alliance ha parlato con i responsabili parlamentari, ma ogni ministero ha creato un proprio comitato, privo di coordinamento, senza concludere praticamente nulla. Tipico del nostro Paese, con il singolo ministero che ambisce ad avere il suo classico centro di potere. Ci adoperiamo come Web3 Alliance in azioni di lobby per convincere il governo a creare qualcosa di unitario e utile. Un problema che interessa tutto il Vecchio Continente è invece la capacità di creare un’AI tutta nostra, europea, una potenzialità di cui godono invece gli USA e la Cina».
Come procedono i lavori del consorzio, quali sono stati i risultati raggiunti e quali sono i prossimi focus?
«Le tecnologie del Web3 sono note, dalla blochecain alle criptovalute, dall’IOT agli NFT, fino al Metaverso, non solo AI, quindi. Un mondo vasto ma dai confini un po’ confusi, e allora lo abbiamo messo sotto un unico cappello per dare un’identità, non solo sul fronte tecnologico. Invesco, per esempio, è un creatore di fondi, con prodotti venduti dalle banche, che ha progettato un fondo dedicato all’AI. Abbiamo studi legali che approcciano il tema dal punto di vista giuridico. Vogliamo orientare le aziende che vorranno avvicinarsi, conoscere e usare le tecnologie, mostrare case history esplicative e orientare il mercato nello sviluppo dell’innovazione, con prese di coscienza di problematiche etiche, giuridiche e pratiche».