Yes I Am vince la gara di Open Fiber, che andrà on air e online da aprile con budget superiore a 4 milioni, pianificati da Mindshare
L’agenzia guidata da Silvio Abbro ha superato E3 (Gruppo DigiTouch), Leagas Delaney, H2H e Saatchi&Saatchi, che ha seguito fin dal suo nascere la società oggi di Enel e Cdp Equity e di cui Alessandro Zerboni e Antonella Mandarano sono responsabili, rispettivamente, per comunicazione & rapporti con i media e brand strategy & media
Si è conclusa a favore di Yes I Am la gara indetta da Open Fiber per la definizione del suo nuovo partner creativo. L’agenzia guidata da Silvio Abbro (che avrà un contratto da marzo di 12 mesi con opzione per altrettanti successivi), forte della lunga esperienza sul tema specifico della comunicazione per lo sviluppo della banda ultra larga in Italia, ha superato Saatchi& Saatchi, E3 (Gruppo DigiTouch), Leagas Delaney e H2H. La composizione della rosa si spiega in questo modo. La prima è quella che lavora fin dalla sua fondazione per la società che è stata costituita da Enel nel 2015 e che oggi è compartecipata al 50% anche da Cdp Equity (CDPE), società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti. La seconda è molto orientata al digitale, della terza basti dire che ha lavorato per anni per Telecom-TIM, mentre l’ultima integra competenze tradizionali e digitali e si pone come interlocutore unico per la digital transformation delle aziende. Del resto, anche Open Fiber punta molto sull’online per la propria comunicazione, che assorbe la metà del budget stanziato per quest’anno, stimabile in oltre 4 milioni di euro e pianificato (su stampa, esterna e radio per quanto riguarda l’atl) da Mindshare. Il primo flight di campagna è atteso per aprile e punterà sui primati della rete, iniziando dalla velocità di connessione che garantisce.
Alessandra MandaranoStrategia per la banda larga
Open Fiber - di cui attualmente Alessandro Zerboni e Antonella Mandarano sono responsabili, rispettivamente, per comunicazione & relazioni con i media e brand strategy & media - è stata creata quando l’allora Consiglio dei Ministri in carica approvò la “Strategia italiana per la banda ultra larga”, con l’obiettivo di colmare il ritardo digitale del Paese, sia sul piano infrastrutturale sia su quello dei servizi, in linea con gli obiettivi dell’”Agenda Digitale Europea” (che, per il nostro Paese, prevede entro il 2020 una copertura ad almeno 30 Mbps per tutti i cittadini italiani e ad almeno 100 per il 50% della popolazione).
Alessandro ZerboniProgetto nazionale
Nello sviluppo di un progetto di respiro nazionale quale quello di Open Fiber, si è rivelata inoltre di fondamentale importanza l’acquisizione di Metroweb (aprile 2017), in virtù dell’insieme di competenze industriali e know-how tecnico di cui questa società dispone nel settore delle tlc e nella fibra ottica. L’integrazione con Metroweb ha consentito, infatti, di accelerare il piano per lo sviluppo di Open Fiber stessa, ampliando il perimetro delle città per includervi i più importanti centri italiani. Un piano ambizioso che intende rimediare rapidamente alla carenza infrastrutturale che caratterizza il Paese. La declinazione degli obiettivi europei sul nostro territorio prevede di portare 100 Mbps all’85% della popolazione entro il 2020, privilegiando in primis le aree di interesse economico e ad elevata concentrazione demografica, oltre a scuole, sedi della P.A., ospedali e aree industriali. Il piano di Open Fiber mira a garantire la copertura delle maggiori città italiane e il collegamento delle aree industriali addirittura a 1 Gbps, con l’obiettivo di realizzare una rete a banda ultra larga pervasiva ed efficiente che serva a favorire il recupero di competitività del “Sistema Paese” e, in particolare, l’evoluzione verso “Industria 4.0”.
Sviluppo e immagine
Open Fiber non vende direttamente al cliente finale i servizi in fibra ottica, ma è attiva esclusivamente nel mercato all’ingrosso (wholesale), offrendo l’accesso a tutti gli operatori di mercato interessati. Ha interesse a costruire un’infrastruttura in fibra ottica in tutte le aree di mercato in cui è stato suddiviso il territorio italiano dal Ministero dello Sviluppo Economico. La fase di start up, insomma, si è conclusa: in meno di un anno, ci sono stati l’avvio dei cantieri in oltre 50 grandi città, l’aggiudicazione delle prime due gare Infratel per la realizzazione di un’infrastruttura pubblica in fibra ottica in 6.753 Comuni, la partenza della sperimentazione per il 5G, l’avanzamento nelle definizione di un project financing a sostegno del piano industriale aziendale e la strutturazione di un quadro di partnership commerciali con alcuni dei principali operatori di tlc del Paese (esclusa TIM). La volontà del management (Elisabetta Ripa è il nuovo a.d. da inizio anno, nel 2013 era stata nominata a.d. di Telecom Sparkle e nel 2015 di Telecom Argentina) è quindi quella di affermare il brand in maniera più consistente, appunto anche con un più intenso piano di comunicazione. Ora l’intenzione, infatti, è anche di “posizionarsi” maggiormente nei confronti degli utilizzatori finali della fibra, almeno in termini di awareness e istituzionali, e questo spiega perché lo spending 2018 (che esclude per altro al momento il ricorso alla tv) beneficerà di un sensibile incremento rispetto a quello del 2017.