Autore: Redazione
23/03/2018

UPA: rischi e opportunità dal GDPR. Sassoli lancia il “warning” sugli investimenti

Il presidente dell’organismo degli utenti specifica in questa intervista vantaggi e svantaggi del nuovo corso della privacy, e “mantiene” il forecast del +1% dello spending pur nell’incertezza del quadro politico e sociale

UPA: rischi e opportunità dal GDPR. Sassoli lancia il “warning” sugli investimenti

Dell’incontro organizzato ieri da UPA sul tema della privacy, riferiamo più in dettaglio nel relativo articolo sempre sul nostro giornale di oggi. Dialogando con DailyMedia, però, il presidente dell’organismo degli utenti, Lorenzo Sassoli de Bianchi, sottolinea il senso e le principali novità per la industry ma, anche, per i consumatori, della GDPR - General Data Protection Regulation - che entrerà in vigore dal 25 maggio.

A maggior ragione alla luce di quanto sta avvenendo in questi giorni sul fronte di Facebook, l’adozione di una regolamentazione in materia di dati personali e sensibili sembra avere un’importanza “strategica” nei rapporti tra aziende, publisher e consumatori. Cosa cambia per le prime, che voi rappresentate come utenti pubblicitari?

«Prima di tutto, va detto che siamo in prossimità di una svolta storica, perché si passa dalla stagione dei big data a quella degli smart data, con un rapporto più diretto, profilato e di maggior valore tra le aziende e un consumatore ancora più consapevole e che potrà essere “premiato” per la fiducia che potrà accordare a chi vuol dialogare con lui. Disporre di meno dati ma più precisi può essere win-win per le parti e favorire la fruizione di proposte e offerte da parte delle singole persone. Per le aziende, cioè coloro che raccolgono i dati e li processano, vengono introdotti nuovi requisiti di compliance il cui costo è rilevante. Questo costo dovrà essere in qualche modo ammortizzato da maggiori efficienze di produzione e fornitura di servizi».

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Lorenzo Sassoli de Bianchi

«In taluni casi, dovranno essere modificati gli stessi modelli di business. Penso, ad esempio, all’internet delle cose che è, in buona sostanza, un mercato di dati e informazioni e che si stima arriverà nel 2020 a toccare i 3.000 miliardi di dollari con oltre 50 miliardi di oggetti connessi (sono già 27 oggi) e che riguarda la salute, l’e-commerce, il fitness, le telecomunicazioni e l’automobile, solo per citare alcuni settori. Inoltre, il confine tra gli obblighi in capo a chi raccoglie dati e a chi li processa si affievolisce, le responsabilità vengono ripartite su entrambe le figure, rafforzando gli effetti di un nuovo tipo di controllo trasversale allo stesso sistema,  con un forte accento sulla raccolta del consenso che deve essere espresso, legittimo e modificabile, la sicurezza dei dati e il diritto all’oblio e alla portabilità dei dati quale scelta della persona».

E per le persone?

«Per loro, la GDPR significa essere protetti e non sentirsi esclusi ma, al contrario, acquisire un’importante leva di influenza sulla catena del valore che, laddove sia compresa, ha il potere di modificare gli assetti di tutti i mercati digitali che sono fondati sul “data mining”, la profilazione, la targettizzazione,  i big data e gli analytics».

Quali saranno quindi le conseguenze sulla catena del valore?

«Innanzitutto, il consumatore non si sentirà più escluso, ma acquisirà un ruolo attivo. È però da dimostrare se saprà sfruttare appieno quest’opportunità. Poi, mi pare ci sia un chiaro disegno di politica economica dietro all’adozione di questa norma volta a creare le condizioni per far emergere nuovi modelli di business in quest’ambito».

In definitiva, la GDPR rappresenta una minaccia o un’opportunità?

«La principale opportunità deriva dalla capacità di aziende e operatori di acquisire e mantenere nel tempo un elevato livello di consenso dal lato dell’utente, profilandolo meglio e creando una relazione di fiducia duratura nel rapporto con lo stesso. Questo vale soprattutto per le applicazioni e i servizi di “internet delle cose” disegnati per il consumatore e visibili nel quotidiano, come, per citarne alcuni, il monitoraggio della salute, l’home automation, lo sport e il fitness, i trasporti, i veicoli connessi, l’ecommerce e i pagamenti. La seconda, non meno importante, nasce dalle capacità del mondo B2B di concordare elevati standard di sicurezza, anche in forma di partnership strategiche, per ridurre i rischi e massimizzare le economie di scala. La terza opportunità è rappresentata dalla ricaduta sull’occupazione: la data protection costituirà una leva per la creazione di nuovi posti di lavoro qualificato in ambito digitale. Infine, in un’epoca di grandi perplessità sul rapporto tra esseri umani e macchine, all’alba dell’affermarsi dell’”intelligenza artificiale”, la privacy potrà essere uno strumento per umanizzare la quarta rivoluzione industriale», precisa il presidente di Upa.

Tutto bene e tutto tranquillo quindi?

«Non proprio, perché la sfida della GDPR è enorme per gli operatori in termini di costi, riassetti organizzativi e procedure. In buona sostanza, la GDPR apre a un nuovo contesto competitivo offrendo agli operatori economici la possibilità di sfruttarlo, ma introduce un meccanismo di selezione molto severo che, oltre alla nascita di un nuovo mercato di dati “responsabili”, innescherà un processo di selezione naturale  tra gli operatori economici. In definitiva, i dati sono necessari all’economia della società connessa, la loro fluidità all’interno del sistema è vitale quanto la loro attendibilità e qualità, ma essa non può prescindere dal diritto delle persone di scegliere se, quando e come. E siccome la fluidità sarà in funzione del consenso espresso appunto dall’utente, la tecnologia dovrà evolvere per consentire alle persone di esprimere il consenso, ma dovranno evolvere anche i modelli di business, per ricomprendere nella propria struttura di costo una qualche valorizzazione del consenso di chi permette di utilizzare i propri dati».

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A proposito di consenso, come commenta la vicenda Cambridge Analytica?

«Potremmo dire che è finita l’età dell’innocenza. Abbiamo ciecamente ritenuto di poter fornire un’enorme quantità di dati a queste società pensando “non so bene cosa sto cliccando” ma mi piace aderire a questo psico-test, a questa app, a questo blog, e sono contento di essere localizzato se posso ottenere subito un taxi.  Oggi abbiamo realizzato che i nostri dati saranno venduti, rivenduti, utilizzati non solo per scopi pubblicitari ma, anche, per manipolare l’opinione pubblica iniettando informazioni disegnate talvolta solo per generare caos o peggio. Noi ci battiamo da anni per trasparenza e applicazione di regole chiare. Non demonizziamo nessuno, ma ci aspettiamo chiarezza, che ci venga detto cosa è veramente successo e perché, e quali provvedimenti verranno presi perché ciò non si ripeta».

Venendo al quadro generale, che giudizio dà di questo ormai quasi concluso primo trimestre?

«La situazione è tutt’altro che incoraggiante, i consumi vanno di nuovo male, a -3% nel periodo, dopo un 2017 a segno più. Vero che il Pil cresce, ma grazie esclusivamente all’export e questo comporta che le aziende straniere siano meno interessate al nostro mercato e a investirci. Fronte investimenti, gennaio, come ha rivelato Nielsen, è stato positivo, ma erano budget già allocati mesi prima. Per ora manteniamo il nostro forecast del +1% a fine anno, ma c’è un warning, anche perché il quadro di incertezza post-elezioni incide sui consumi. L’avevamo messo in conto ma, al momento, qualunque esso sia, non c’è un Governo, con il rischio che si torni anche a votare, magari nel 2019 in occasione delle Europee. Le aziende che investono chiedono stabilità, non una situazione di stallo. Né, almeno personalmente, sono dell’idea che l’Italia senza Governo vada meglio di quando ne ha uno, noi non siamo Paesi come la Germania dove, comunque, ci sono piani strategici a lungo termine che vanno avanti indipendentemente da chi sta al Governo. Infine, non posso che confermare che i Mondiali senza la nostra Nazionale difficilmente potranno smuovere gli stessi interessi di audience e pubblicità dei precedenti, analoghi, tornei», dichiara il presidente UPA.

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L'onorevole Giovanna Bianchi Clerici «Tornando al tema di oggi: l’applicazione della GDPR è materia complessa che ha bisogno di essere compresa a fondo e di indirizzi generali nella sua gestione, ecco perché sono particolarmente felice di avere come ospite oggi l’Onorevole Giovanna Bianchi Clerici componente del Collegio del garante della privacy che potrà aiutarci a dipanare la matassa  e fornirci una bussola autorevole su cosa ci aspetta nel percorso fino al 25 maggio e oltre, aiutandoci a coniugare un approccio rigoroso con soluzioni praticabili», conclude il presidente di Upa.