Il 2018 sarà l’anno dei browser. Qwant risponde con trasparenza e privacy
Le evoluzioni di Chrome e Safari complicheranno il lavoro di editori e advertiser e i giganti del digitale sono accusati di indirizzare le opinioni degli utenti. Qwant «punta alla neutralità per preservare la libertà di informazione e la competizione tra le aziende», spiega il country manager Fabiano Lazzarini
Il 2018 è stato definito “l’anno dei browser” – data la pressione che Chrome e Safari daranno rispettivamente su pubblicità invasive e sulla conservazione dei dati utente – ma sarà anche segnato dal tema sulla privacy, sempre più pregnante nell’industry digitale. Dal World Economic Forum di Davos arrivano duri colpi ai giganti-monopolisti del digitale, che fanno da eco all’operato della commissaria europea per la competizione Margrethe Vestager. Nella conferenza svizzera, l’imprenditore George Soros ha sottolineato che la posizione di dominio incontrastato di Facebook e Google rende i due colossi “di fatto aziende di pubblico servizio e come tali dovrebbero essere soggette a norme più severe per preservare la concorrenza, l'innovazione e un accesso universale equo e aperto". Due company potenti abbastanza da influenzare “il modo in cui le persone pensano e si comportano, ben al di là di quanto ne siano consapevoli” con conseguenze negative “di larga portata sul funzionamento dellademocrazia, in particolare sulla sicurezza e la libertà delle elezioni". Mentre i giganti Made in USA poggiano su algoritmi in grado di elaborare le richieste degli utenti e, attraverso questi, tracciare una via contenutistica, in Italia è arrivato da qualche mese Qwant, il motore di ricerca “neutrale” che evita di immagazzinare dati sugli utenti per proporre sempre la risposta migliore in generale invece che quella tagliata più precisamente sull’utente. Come si comporterà Qwant in questo anno delicato? Lo spiega a DailyNet il country manager Fabiano Lazzarini.
Fabiano Lazzarini
Che anno sarà il 2018 per i browser?
Sarà un anno particolare specialmente per gli editori. Grandi browser come Chrome e Safari renderanno la vita difficile agli editori, che dovranno confrontarsi con una diversa gestione del dato utente e delle creatività in pagina. Le informazioni sugli user subiranno su Safari delle limitazioni per l’utilizzo e verranno cancellati in una brevissima finestra di tempo così che non saranno disponibili per chiunque al di fuori di loro stessi. Per Qwant non ci saranno grosse differenze e non prevediamo ricadute di alcun genere sul business.
Cosa ne pensa del discorso di Soros a Davos?
L’uscita di Soros non è casuale. Stiamo assistendo a una veloce presa di coscienza da parte della classe dirigente e politica riguardo la potenza con cui i giganti digitali utilizzano i dati e influenzano il modo di pensare delle persone. Grazie alle informazioni che raccolgono e utilizzano, possono indirizzare il pensiero di molte persone, proprio come successe con la televisione. Ma questa volta su scala globale. Qwant segue una filosofia opposta, quella dell’assoluta neutralità, con la quale si cerca di preservare la libertà di informazione e la competizione tra le aziende. Al contrario dei social, in cui gli utenti sanno di essere esposti pubblicamente, le informazioni raccolte dai motori di ricerca provengono anche da query molto personali e così riescono a immagazzinare informazioni intime con cui stilare profili più raffinati. +
Avete da poco inaugurato il vostro business sul territorio cinese. Quali attività svolgerete?
Qwant sarà utilizzabile dai 22 milioni distranieri residenti in Cina così come dai turisti ed è in fase di apertura un centro di ricerca particolarmente evoluto sull’artificial intelligence tecnologia che è ormai fondamentale per i motori di ricerca
Può fare un bilancio dei primi mesi di Qwant in Italia?
Siamo partiti molto bene. Abbiamo terminato i primi flight delle campagne tv, Facebook e Programmatic, poi abbiamo elaborato i dati per costruire una nuova strategia attiva già da questi giorni. La risposta del pubblico italiano è molto buona, c’è molta curiosità e chi riesce a capire che la value proposition è la privacy alla fine sceglie di utilizzare Qwant in pianta stabile.
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