Autore: Redazione
26/11/2019

MainAd, un futuro sempre più business oriented e internazionale

La compagnia ad tech, incontrata nella due giorni di IAB, parla sempre più l’inglese dopo lo sbarco a New York, che segue quello londinese. Le parole, in italiano, dello chief strategy officer Michele Marzan e del Sales Manager Fabio Rubini

MainAd, un futuro sempre più business oriented e internazionale

Michele Marzan

Tra i vicoli caotici e quindi decisamente ricchi di energia dell’appena trascorso IAB Forum, si muovono in scioltezza, anche se indaffarati, multitasking e concentrati Michele Marzan e Fabio Rubini, rispettivamente Chief Strategy Officer e Sales Manager di MainAd, la tech company fondata oltre dieci anni orsono a Pescara. Poco più di due lustri, parrebbe dietro l’angolo, ma la realtà è ben diversa e si è espansa concettualmente e geograficamente.

Perché allora non raccontarla all’interno di uno scenario come lo IAB Forum? Detto fatto. E, a proposito: siamo sempre dentro un evento irrinunciabile o possiamo cominciare a farne a meno?

«Abbiamo sempre bisogno dello IAB Forum – dichiara senza mezzi termini Marzan -, e anzi oggi come oggi ancora di più. Un incontro centrale, sempre più ricco di contenuti, sempre meno legato all’idea di fiera. Abbiamo bisogno di confronti, perché sì, stiamo parlando di digital, ma la dimensione fisica non può essere messa da parte».

Cosa è accaduto di fondamentale nel 2019 per MainAd?

«Un anno carico di nuove features, di DSP, di video retargeting. Sembra che tutti ormai usino app e mobile, retargetizzando gli utenti sulla base dei luoghi in cui passano più tempo. Oppure, si comunica su cluster specifici con creatività video in modalità retargeting in modo da raggiungere clienti già interessati al brand».

Invece MainAd che strada ha deciso di prendere?

«Uno sviluppo sempre più business oriented, con uno sguardo più deciso verso l’estero rispetto all’Italia. Perché il nostro Paese cresce senza ombra di dubbio, ma il 78% degli investimenti è gestito dai cosiddetti gruppi over the top. Noi siamo arrivati a Londra e nel mentre siamo sbarcati anche a New York. E non giriamo certo la testa di fronte alle possibilità cinesi, come pure all’India, dove tra l’altro si concretizza lo sviluppo tecnologico del nostro marchio».

A Londra si parla di Brexit però…

«Sì, ma a parte la confusione e i ritardi, non avvertiamo problemi di ordine fiscale, quindi non cambia nulla. I dubbi poi si sono comunque dissolti, quindi non ci sono più i problemi di qualche mese fa».

E nel 2020, cosa ci riserverà il digital?

«Ci saranno evoluzioni sul fronte della Privacy - interviene Fabio Rubini -, con direttive ancora più stringenti rispetto alla GDP, attenzione in questo senso agli spifferi provenienti dalla California. E poi cambiamenti sulla tecnologia programmatic: se i brand decidono di internalizzare, noi siamo pronti per dare sostegno, senza tralasciare la collaborazione con le agenzie».