La display non basta: gli editori digitali hanno bisogno di flussi di revenue alternativi
Secondo un report del Reuters Institute for the Study of Journalism le entrate degli editori dipendono maggiormente dalle subscription e sempre meno dall’advertising. L’engagement degli utenti resta la chiave di volta per il successo

Sempre meno editori digitali premium ritengono che la pubblicità display da sola possa coprire i costi di produzione di contenuti di qualità, tantomeno generare validi profitti.
La realtà è che i contenuti premium sono estremamente costosi da produrre, unitamente al fatto che sempre più spesso le esperienze pubblicitarie risultano “ingombranti” e, dunque, allontanano i lettori, cosa che ha costretto gli editori a sviluppare un approccio “less-is-more” alla pubblicità.
Flussi alternativi
Nel frattempo, gli editori si sono trovati costretti a intensificare gli sforzi per creare modelli di abbonamento che incrementino i profitti. Il Reuters Institute for the Study of Journalism presso l’Università di Oxford ha scoperto, in un report, che gli editori in generale sono alla ricerca di flussi di entrate alternativi alla pubblicità, dove proprio gli abbonamenti rappresentano uno dei più popolari.
Dati alla mano
I dati emersi dal “Journalism, Media, Technology Trends and Predictions 2018” (per il quale 194 editori di notizie in tutto il mondo sono stati intervistati online) mettono, infatti, le subscription in cima alla lista delle nuove fonti di entrate per i publisher con un 44% di peso a livello globale, seguite dai video (sia come video ads, sia come contenuti sponsorizzati) che generano il 40% delle revenue per gli editori. Al terzo posto si posizionano i branded content (39%) seguiti solo al quarto dal display advertising (38%). Gli eventi sono un business ancora abbastanza profittevole (23%), mentre membership, ecommerce e affiliazioni, business correlati, donazioni e micropayment non raggiungono percentuali soddisfacenti.
Il valore dell’engagement
Nel frattempo, gli inserzionisti stanno lavorando più strettamente con gli editori, alla ricerca delle piattaforme più idonee a ospitare i loro contenuti e in grado di offrire target più informati. Il valore della pubblicità accanto a tale contenuto dipende, infatti, dalla qualità del lettore e dall’ambiente in cui il contenuto risiede. Se un editore può stabilire un collegamento con il consumatore, sia attraverso l’utilità sia con l’emozione, il consumatore ha maggiori probabilità di fidarsi della pubblicità che circonda il contenuto. Coinvolgere i lettori è la più preziosa moneta che gli editori hanno a disposizione nello scambio di valore con gli inserzionisti pubblicitari.