Autore: Davide Sechi
07/10/2024

L’arte del linguaggio nei tempi moderni: scenario ed evoluzioni raccontati da DiParola festival

Incontro con l’ideatrice della manifestazione andata in scena la scorsa settimana all’Aquila: i settori, il ruolo della politica, l’incidenza dell’AI nelle parole di Valentina Di Michele

L’arte del linguaggio nei tempi moderni: scenario ed evoluzioni raccontati da DiParola festival

Le parole sono importanti, come diceva, anzi gridava, con tanto di punti esclamativi un celebre regista e attore. Da quel dì e da quel set son trascorsi 35 anni eppure mai come oggi le problematiche legate al linguaggio, alle sue declinazioni, alle costruzioni e alla comprensione rimangono centrali. Tra una formazione, che fa fatica ad aggiornarsi, e le nuove arene che ospitano i dibattiti, ossia la Rete e i suoi derivati, i social media, i pericoli di un cortocircuito sono sempre dietro l’angolo. La scorsa settimana è andata in scena l’edizione 2024 del DiParola festival, un evento dedicato al linguaggio chiaro, inclusivo, accessibile. Un’iniziativa gratuita online e dal vivo (organizzata nella città de L’Aquila) per un pubblico ampio e multi settoriale, sul linguaggio accessibile in diversi contesti della quotidianità, come la sanità, la pubblica amministrazione, il diritto, le relazioni con persone con disabilità cognitive etc. Il tema dell’edizione di quest’anno, la seconda, è stato “la precisione”. Durante l’evento è stato presentato l’osservatorio dedicato all’analisi del linguaggio chiaro nei siti web della Pubblica Amministrazione italiana. A organizzare il tutto ci ha pensato l’Associazione Linguaggi Chiari ETS, fondata da Valentina Di Michele, esperta di comunicazione e ideatrice della manifestazione, che si occupa di migliorare la ricerca e promuovere la cultura dei linguaggi chiari, inclusivi e accessibili. Proprio a Valentina Di Michele (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv) ci affidiamo per capire i percorsi attuali e futuri del linguaggio.

Cosa vuol dire oggi padroneggiare un linguaggio inclusivo e accessibile?

«Aprirsi a una società ampia, composta da diverse voci, multiculturale, con sempre maggiori disponibilità nei confronti di chi soffre di disabilità».

Il festival affronta quest’anno il concetto di precisione del linguaggio: c’è un settore, o più ambiti, in cui una simile necessità si è fatta più pressante?

«Sono tanti e sono quelli che ci toccano ogni giorno: i linguaggi della legge, della burocrazia, del fisco, quelli che ci aiutano a muoverci da soli senza intermediari quando magari si devono pagare dei tributi e, ancora, tutto quello che ruota attorno alla sanità, un argomento che riguarda tutti. Ci sono stati moltissimi cambiamenti a livello europeo, direttive in linea di avvicinamento al linguaggio della cittadinanza, la normativa sull’accessibilità; la pubblica amministrazione sta cambiando, c’è un avvicinamento alla chiarezza e ai diritti dei cittadini»


Ulteriori problemi sorgono all’interno del mondo digital/social: cosa accade, quali possono essere i maggiori fraintendimenti?

Ci sono delle grandi differenze generazionali, i più giovani fanno un uso differente del linguaggio, conoscono meglio i trabocchetti e riescono a gestire meglio le polarizzazioni e utilizzano forme di dialogo non solo verbali, sovente legate al mondo dalle immagini; modalità che riguardano l’utente ventenne. Dopo i 30 anni ci sono profonde divisioni, con social pieni di linguaggi di odio, molto polarizzati e lo scontro è ovvio. Ma sono ottimista per il futuro».

Ma la politica che cosa fa in proposito?

«Non va benissimo, spesso si appoggia a un linguaggio apparentemente più chiaro, alla portata di tutti, ma cavalca temi molto polarizzanti ed entra nella cosiddetta ‘guerra cognitiva’; il suo è quindi un linguaggio non chiaro e poco preciso, che spinge le persone da un lato all’altro, carico di artifici retorici, che non aiuta la cittadinanza, ma cerca di ottenere il consenso, e non succede solo in Italia, è un orientamento globale».


AI, tra vantaggi e controversie: come e quanto può incidere l’intelligenza artificiale nella lettura e nella comprensione delle notizie e nella loro generazione?

«Il rischio è soprattutto nella generazione delle parole, perché non conosciamo la base dei dati dalla quale l’AI attinge per raccogliere le informazioni e il rischio riguarda la scarsa correttezza dele notizie. In relazione al trattamento del linguaggio, l’AI può aiutarci a rendere le parole più semplici, può effettivamente trasformare un testo in qualcosa di più semplice. Sulla generazione però ci sarà molto da lavorare».

State già ragionando sulla terza edizione del festival?

«Sì: continuerà a essere itinerante e quindi ad avere una location differente, e rimarrà gratuito. Ci piacerebbe avere una partecipazione più forte da parte della stampa, ci sono voci molto autorevoli che possono arricchire il discorso».