John Elkann: il futuro l’industria dell’informazione passa da modelli di distribuzione come Netflix; GEDI, raddoppiano gli abbonamenti digitali
Il presidente GEDI evidenzia la necessità di puntare sulla remunerazione dei contenuti di qualità e auspica un confronto con gli over the top di internet in merito alla distribuzione delle risorse adv
John Elkann
La ricetta di John Elkann per il futuro di una industria moderna dell’informazione, stretta tra crisi dei ricavi pubblicitari e delle diffusioni da un lato, e la strenua concorrenza dei big di internet dall’altro, punta sullo sviluppo del modello distributivo sull’esempio delle grandi piattaforme digitali ma anche sui contenuti di qualità in grado di fare da volano al consumo di prodotti informativi. Su tutto, l’industria dell’informazione non può essere moderna se il mestiere di giornalista non acquisisce i nuovi “strumenti” del mestiere: immagini, video, audio.
Il presidente del Gruppo GEDI, cui fanno capo i quotidiani la Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX e le testate locali GNN, e della sua controllante Exor spiega la sua visione del mercato editoriale agli studenti del Master di giornalismo dell’Università di Torino. «Il modello basato sul cartaceo e sull’edicola ancora in vigore oggi risale all’inizio del secolo scorso, se non prima. Invece Amazon, Netflix o Spotify sono i servizi a cui dobbiamo guardare per cambiare la relazione con i nostri lettori». Sotto le lente di ingrandimento c’è il processo che mette in contatto domanda e offerta, alla luce della capacità da parte di queste piattaforme di individuare temi di interesse attraverso le interazioni dei consumatori, e sottoporli all’attenzione degli stessi in modo da sviluppare consumo e fidelizzazione.
Il ruolo delle nuove piattaforme
Il mestiere del giornalista non cambia, ma deve cambiare la distribuzione dei contenuti giornalistici grazie alla gestione “intelligente” dei dati che innesca un circolo virtuoso. Elkann porta ad esempio i modelli adottati da grandi testate come Washington Post, New York Times, Financial Times ed Economist di cui la Exor è azionista, che si impongono per la loro rilevanza a livello globale. «Grazie alla tecnologia sono emersi nuovi modi di fare giornalismo. Io stesso apprendo dai miei figli come ci si può informare anche attraverso Instagram, Tik Tok o YouTube» che diventano quindi un tramite per avvicinarsi e colloquiare con pubblici diversi.
Il digitale è un paradigma da cui non si prescinde, esploso con l’esplosione della pandemia da Covid-19, che continua a confermare la sua centralità. «All’inizio del 2020 i mezzi del Gruppo GEDI vantavano complessivamente 110mila abbonamenti digitali, a fine anno sono raddoppiati a 220mila». «La capacità di interazione della GEDI con i propri lettori si misura attraverso i nostri 10 milioni di utenti unici quotidiani, con picchi fino a 20 milioni» che si verificano in occasione di eventi molto rilevanti, come la pubblicazione di un nuovo dpcm o, recentemente, le elezioni americane.
Il giornalista del futuro
In questo nuovo modello è necessario ribadire con chiarezza le responsabilità di tutti gli attori: da un lato l’editore che «deve essere ambizioso e deve mettere tutti coloro che lavorano nella condizione di perseguire la stessa ambizione»; dall’altro lato il giornalista che deve essere disposto ad aggiornarsi continuamente. Elkann ha anche posto l’accento sul tema del merito che deve diventare il primo metro di valutazione e valorizzazione, anche contrattuale, del giornalista che produce valore, allo scopo di rendere più accessibile la professione: «La rigidità del quadro contrattuale giornalistico è resa più difficile dai problemi congiunturali, l’augurio è che prevarrà il buon senso e si troveranno forme di apertura, sperando di riuscire a premiare il merito e non condizioni diverse».
La stampa locale
Elkann ha anche ribadito il proprio interesse di editore nel mercato dei giornali locali che viene considerata un “grande verticale” attraverso cui GEDI desidera crescere dove ha già un forte radicamento, ed è legittimata dal riconoscimento di pubblico e tessuto imprenditoriale. Recentemente, il Gruppo ha ceduto le testate Tirreno, Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio Emilia e La Nuova Ferrara a una cordata di imprenditori toscani che ha fondato la newco SAE per portare a termine l’operazione. «Questi editori godono di maggiori prospettive in questi territori. La nostra idea è dare ai nostri lettori qualcosa in più nei territori dove siamo forti».
Il nodo della raccolta pubblicitaria
Facebook e Google hanno conquistato il mercato della pubblicità, travolgendo un mercato che tradizionalmente era dei giornali. «Gli over the top hanno fatto “evaporare” un modello che si basava sulla vendita di un supporto agli investitori pubblicitari. Oggi la pubblicità non è sufficiente a remunerare il lavoro giornalistico, e dobbiamo fare in modo che i lettori paghino per le notizie» Come fare? Puntando sulla qualità. «E’ un po’ come se i giornali si stessero ricomprando l’anima, e il giornalista sarà remunerato perché fa bene il suo mestiere». Per raggiungere questo obiettivo, Elkann auspica «una collaborazione con gli over the top, identificando con chiarezza gli obiettivi, e mantenendo la fermezza su come deve essere divisa la torta, sempre però nel rispetto reciproco».