Autore: Redazione
24/05/2023

Ipsos, la solidità scientifica premia: 2,4 miliardi di euro di fatturato globale, 60 milioni in Italia nel 2022

A corollario dei risultati del nuovo studio targato Flair, giunto alla tredicesima edizione, le parole dell’Amministratore Delegato Nicola Neri

Ipsos, la solidità scientifica premia: 2,4 miliardi di euro di fatturato globale, 60 milioni in Italia nel 2022

Nicola Neri

Un Paese frenato, un Paese che non ci sta, che ci prova, che riparte, nonostante tutto. Dalla terra calpestata nascono le migliori fioriture, come dicevano i vecchi saggi. Tra retorica, utopia e speranza, bisogna prima di tutto avere a portata di mano la fotografia dell’attualità, con i suoi pregressi e i suoi probabili progressi. Chi dispone dei migliori obiettivi? Oggi, come ieri, c’è Ipsos, l’istituto di ricerca che puntualmente analizza fatti e misfatti dello Stivale, che sottolinea i punti salienti del cittadino, che pubblica periodicamente analisi approfondite, come Flair, giunta in queste settimane alla sua tredicesima edizione intitolata Catenaccio all’Italiana. Un paese in difesa, pronto al contrattacco e alla ricerca di un futuro”. Dei contenuti dello studio e dei progressi di Ipsos abbiamo parlato con Nicola Neri, Amministratore Delegato.

Quali sono le tendenze, le preoccupazioni, i focus degli italiani riscontrate nell’ultimo rapporto Flair 2023?

«Iniziamo dicendo che la società italiana è sotto i colpi dell’incrociarsi, in successione e in simultanea, di molteplici crisi. Dal Covid alla crisi climatica; dall’aumento dei costi dell’energia alla corsa dell’inflazione; dal rombo dei cannoni all’accentuarsi delle tensioni tra globale e locale; dall’evoluzione tecnologica, con l’affermarsi della robotica e dell’intelligenza artificiale, alla crisi delle identità contemporanee e il suo portato di ripiegamento nostalgico; dall’aumento del costo del denaro e dei mutui, al riesplodere dei rischi nel mondo bancario. Uno dei temi centrali di questa nuova edizione di Flair è senza dubbio l’acuirsi delle fratture sociali. Solo il 5% del Paese guarda con ottimismo verso il futuro e sente la propria posizione sociale ed economica migliorare (10% tra il ceto medio, 1% tra il ceto popolare). D’altro canto, la quota della popolazione che prevede una diminuzione del proprio status ammonta al 34% (ma solo il 9% tra il ceto medio). L’ascensore sociale sembra essere attivo solo per i ceti benestanti, mentre per i ceti popolari e medio-bassi è in atto solo uno scivolo sociale. Tuttavia, come suggerisce il titolo “Catenaccio all’Italiana. Un paese in difesa, pronto al contrattacco e alla ricerca di un futuro”, il quadro delle spinte e delle controspinte che agiscono nella realtà mostra una società che non è ripiegata su sé stessa. Nuovi impulsi crescono. La crisi inflattiva e il caro energia spingono le persone a essere sempre più attente a quanto spendono (43%), a considerare lo spreco una perdita e non più un mero effetto collaterale del consumismo. Mentre la parsimonia si afferma come modello esistenziale quotidiano, le persone cercano sempre di più un lavoro che le faccia sentire realizzate (88%). Il tempo, lo spazio per sé e per le proprie aspirazioni, è diventato sempre più un bene prezioso e per il 72% dell’opinione pubblica oggi il tempo è il vero lusso. Infine, cresce la voglia di leggerezza (25%), la voglia di riprendersi la vita, il desiderio di lasciarsi tutte le preoccupazioni alle spalle e divertirsi».

Come e quanto è cambiata la classica ricerca targata Ipsos nell’ultimo lustro?

«Negli ultimi anni, il mondo delle ricerche di mercato è stato attraversato da profondi cambiamenti che, a mio avviso, hanno avviato una positiva trasformazione di un settore che si sta dimostrando sempre più strategico per lo sviluppo sia delle aziende che del paese. Sono tre i fattori che secondo me hanno portato alla trasformazione del nostro lavoro: i mutati bisogni dei nostri clienti, la più ampia disponibilità di dati e la rivoluzionaria disponibilità di nuove tecnologie. Sono cambiate le aspettative di chi utilizza dati e ricerche, perché la complessità del contesto in cui tutti noi operiamo porta a bisogni profondamente diversi. C’è chi ha bisogno di semplicità e standardizzazione, chi vuole la personalizzazione dei servizi erogati, chi ha la necessità di comprimere gli investimenti e i tempi di esecuzione dei progetti, chi vuole che il dato si concretizzi in decisioni di business funzionali alla crescita aziendale. Il perimetro competitivo è profondamente mutato perché le fonti di dati sono molte di più. Una volta esistevano solo le tradizionali agenzie di ricerca locali e internazionali (molte di queste ultime in mano a fondi di private equity, anche questo fonte di un cambiamento operativo e culturale profondo). Oggi esistono tantissime fonti di dati, ma non è detto che siano tutte affidabili. Non da ultimo, ovviamente, le novità che la tecnologia ci mette quotidianamente a disposizione: intelligenza artificiale, social intelligence, piattaforme, automazione, giusto per fare qualche esempio. Pensiamo all’incredibile hype che si è generato intorno alle Generative Artificial Intelligence come ChatGPT negli ultimi mesi. Credo che sia cambiato soprattutto il contributo che le ricerche possano dare. Come dicevo, oggi sono molto più strategiche rispetto a qualche anno fa, possono aiutare aziende ed istituzioni a orientarsi in un contesto sempre più incerto, perché ciò che funzionava in passato non è più fonte di garanzia per il futuro. Molte cose stanno cambiando, ma credo che per fare bene questo mestiere continuino ad essere essenziali le migliori persone che, grazie anche alle proprie conoscenze ed esperienze, sappiano dare un senso ai dati disponibili».

È ancora possibile pensare ad analisi e a conseguenti previsioni “esatte” e se sì, in quale settore?

«Sì, nonostante la complessità, siamo in grado di guardare al futuro facendo previsioni attendibili e accurate nel nostro lavoro. Lo facciamo in molte occasioni, ad esempio quando lavoriamo con i nostri clienti per capire come le persone reagiranno a nuovi servizi/prodotti, quali reazioni genererà una nuova comunicazione o come i cittadini reagiscono all’offerta politica del proprio territorio. Tuttavia, proprio perché viviamo in un mondo complesso, è fondamentale - ancora più che in passato - essere pronti. Per farlo, dobbiamo considerare molti fattori, soprattutto la complessità della società in cui viviamo. Quando cerchiamo di immaginare cosa accadrà in futuro, è necessario avere le giuste competenze e gli strumenti adeguati che ci consentano di approfondire e di navigare meglio nella complessità della società contemporanea. Un altro elemento che vorrei menzionare è l’agilità: dobbiamo essere molto più agili rispetto al passato. Questo decennio segna la fine dei percorsi lineari e facili da prevedere. Ciò significa che dobbiamo avere un percorso tracciato in mente, ma essere pronti e agili nel modificare la direzione di fronte agli eventi imprevisti. In sostanza, la complessità non deve spaventarci, ma dobbiamo essere ben preparati e addestrati per affrontarla nel miglior modo possibile».

Sostenibilità: come viene vissuto uno degli argomenti principe della nostra epoca?

«Quando parliamo di sostenibilità, ricordiamoci che è un concetto che include lo sviluppo sostenibile a livello ambientale, sociale, economico e istituzionale. Sebbene per il 35% dei cittadini non vi sia una vera priorità tra queste dimensioni, la dimensione ambientale è citata dal 36% delle persone come la più importante tra le tre. Quando chiediamo agli italiani se conoscono il concetto di sostenibilità, circa il 40% afferma di conoscerlo bene (arriviamo a oltre l’80% se includiamo coloro che affermano di conoscerlo discretamente bene). Tuttavia, coloro che lo conoscono bene sono ancora una minoranza, e questo valore è rimasto abbastanza stabile negli ultimi 4-5 anni, ma è in forte crescita rispetto a un decennio fa, quando non superavamo il 15% (era l’epoca dell’approvazione dell’Agenda 2030 e dei 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile)».

Cosa guida oggi la sostenibilità? 

«Ci sono tre principali fattori: paura dei cambiamenti climatici che spaventano le persone e le spingono a cercare comportamenti che limitino l’impatto negativo sul pianeta; oggi questo fattore ha un peso importante nel guidare comportamenti sostenibili; etica: la propensione a rispettare l’ambiente e le altre persone induce i consumatori etici a migliorare il loro modo di relazionarsi con il mondo; nonostante sia molto virtuoso, è un driver che spinge all’azione solo in pochi casi (10%); la percezione di innovazione, nonché l’alta qualità dei prodotti realizzati in modo sostenibile spinge i consumatori verso acquisti più responsabili; oggi più che mai, la sostenibilità è guidata dalla percezione che se un prodotto è tale, è anche qualitativamente migliore. Una filiera più sostenibile, un sapore migliore e più vicino ai valori di una marca civica».

Veniamo a Ipsos in quanto a struttura: quali sono stati i punti salienti del 2022, i risultati raggiunti e quali sono i focus del 2023?

«Negli ultimi anni, Ipsos si è trasformata cercando di prepararsi per la trasformazione del nostro settore, come abbiamo discusso in precedenza. Abbiamo costruito un ambiente in cui la solidità metodologica e scientifica, l’innovazione, la collaborazione tra le diverse parti dell’azienda, la vicinanza e l’ascolto dei nostri clienti sono al centro del nostro operato quotidiano. La soddisfazione dei nostri clienti, che oggi è molto più elevata rispetto a qualche anno fa, è il risultato dell’evoluzione continua che l’azienda ha compiuto in questi anni, cercando costantemente di mettersi in discussione senza mai abbandonare i valori fondamentali di integrità morale e del valore di comprensione che ogni studio deve portare. Sono proprio i valori e l’ambiente che si vive quotidianamente a fare la differenza. Ipsos è un’azienda in cui le persone hanno ancora una forte centralità, in cui chiunque abbia il desiderio può fare la differenza e lasciare il proprio segno, indipendentemente dal livello di seniority. Non è un caso che la soddisfazione e l’orgoglio dei nostri 19.000 dipendenti globali Ipsos aumentino anno dopo anno, parallelamente alla trasformazione aziendale. Quando i clienti e i dipendenti sono soddisfatti, il risultato finale non può che essere positivo per l’azienda. Non sorprende quindi che gli ultimi anni siano stati molto positivi per Ipsos, sia a livello globale che locale. La crescita per l’intero anno è stata del 12%, di cui il 5,6% di crescita organica, raggiungendo un fatturato complessivo di oltre 2,4 miliardi di euro, nonostante un contesto macroeconomico e geopolitico reso difficile dalla guerra in Ucraina, dalla politica di zero Covid del governo cinese, dalle forti pressioni inflazionistiche in molte regioni e dalle conseguenti tensioni. Anche a livello locale, i risultati sono stati eccellenti: nel 2022, il trend di solida crescita che abbiamo osservato negli ultimi anni ha continuato, portando il fatturato di Ipsos in Italia a sfiorare i 60 milioni di euro, con un tasso di crescita simile a quello globale, superando il numero complessivo di 300 collaboratori. Negli ultimi due anni, più di 100 persone si sono unite all’azienda, Ipsos ha ottenuto una forte performance nel 2022, con un livello di redditività record, a dimostrazione della forza e della pertinenza del suo modello operativo».