Ipsos presenta “Flair 2023” e racconta gli italiani come moderni Sisifo alle prese con la policrisi
Un Paese votato al catenaccio che spera e lavora per la ripartenza, ma i limiti sociali, economici e politici sono storici ed evidenti. L’istituto di ricerca disegna la nuova mappa dello Stivale che cerca conforto anche nella tecnologia ma non ne conosce ancora i codici

Un’Italia che vive di rimessa, che si chiude a riccio, che prova a ripartire, che magari si difende a oltranza, ma intanto si organizza per il contrattacco. Una società, quella tricolore del 2023, che sembra quasi rifarsi agli schemi calcistici che in passato hanno decretato l’affermazione su scala internazionale degli azzurri del pallone. Il tempo però trascorre e il sospetto, decisamente fondato, è che ci vorrà tempo, e non poco, per ritagliarsi un’immagine moderna. Su questo panorama, che appare per molti versi sconfortante, considerate tutte le attenuanti dovute a un’epoca a dir poco controversa, ha ragionato Ipsos: l’istituto di ricerca ha presentato ieri a Milano la XIII edizione di Flair, quest’anno intitolata “Catenaccio all’Italiana. Un paese in difesa, pronto al contrattacco e alla ricerca di un futuro”. Sin dal primo rapporto l’obiettivo di Flair è stato quello di analizzare le persone nelle loro molteplici vesti, i loro valori, gli atteggiamenti e le opinioni relative alla società in cui vivono e a cui aspirano, cercando come sempre di catturare il sentiment del nostro Paese, riconoscerne la direzione, proporre stimoli e riflessioni utili alla comprensione dello scenario d’insieme. «Le due immagini che abbiamo suggerito in questa nuova analisi della società italiana - ha spiegato Enzo Risso, direttore scientifico Ipsos - sono, da una parte, lo schema calcistico del “catenaccio”, dall’altra, il mito di Sisifo; entrambe queste metafore sono simbolo e descrivono l’attitudine degli italiani di fronte al succedersi, in simultanea, di molteplici crisi: vale a dire, non solo ripiegamento difensivo e contenimento, ma anche la contestuale idea che contiene una ripartenza in avanti”. Flair 2023 ritrae l’immagine di un Paese sotto i colpi dell’incrociarsi, in successione e in simultanea, di una polifonia di crisi: dal covid alla crisi climatica; dall’aumento dei costi dell’energia alla corsa dell’inflazione; dal rombo dei cannoni all’accentuarsi delle tensioni tra globale e locale; dall’evoluzione tecnologica, con l’affermarsi della robotica e dell’intelligenza artificiale, alla crisi delle identità contemporanee e il suo portato di ripiegamento nostalgico; dall’aumento del costo del denaro e dei mutui, al riesplodere dei rischi nel mondo bancario. Una situazione che ha generato uno stato di tensione costante, un susseguirsi e sovrapporsi di fattori di pressione che inducono le persone a un incessante sforzo di adattamento e ridisegno delle proprie prospettive, senza certezza di vie d’uscita. Tuttavia, gli italiani, come novelli Sisifo, hanno accusato lo sforzo di superare diversi momenti di tensione sociale ed economica dimostrando nonostante tutto uno spirito tenace, di resistenza e di volontà di ripresa. «Come noi di Ipsos stiamo raccontando da qualche tempo, queste poli-crisi ci indicano la fine di percorsi rettilinei, sia dal punto di vista interpretativo, sia nella ricerca delle soluzioni: è finita l’era delle previsioni fondate su evoluzioni lineari. Dobbiamo abituarci a fare i conti con l’imprevedibilità delle reazioni dei cittadini rispetto agli eventi che stiamo vivendo», ha spiegato Nando Pagnoncelli, Presidente Ipsos.
Lo stato dell’arte
Il nuovo Flair fotografa, all’interno di un volume, un quadro in cui aumentano le fratture sociali, in cui solo il 5% del Paese guarda con ottimismo verso il futuro e sente la propria posizione sociale ed economica in miglioramento. Di contro la quota della popolazione che prevede una diminuzione del proprio status ammonta al 34%. L’ascensore sociale appare attivo solo per i ceti benestanti, mentre per i ceti popolari e medio-bassi è in opera solo lo scivolo sociale. Fronte consumi, l’inflazione aleggia ancora mentre la parsimonia si afferma come modello esistenziale quotidiano. Spinta inflattiva e caro energia sospingono le persone a essere sempre più attente a quanto spendono (43%), a considerare lo spreco una perdita e non più un mero effetto collaterale del consumismo. La complessità della situazione incide in varie forme sulle dinamiche di consumo delle persone. Se da un lato la scure dell’austerity si abbatte sulle scelte di consumo con riduzioni, tagli, forme di resistenza all’inflazione, dall’altro lato ci troviamo di fronte a nuovi driver di acquisto: convenienza, un nuova spinta verso l’autenticità e tipicità, la ricerca di italianità, di provenienza e origine certificata, di tipicità dei prodotti, la ricerca di benessere e del bisogno di cura di sé, l’attenzione è rivolta ai valori nutrizionali e ai prodotti congaranzia di salute e naturalezza, l’ecologicità, il valore del brand. Emergono poi nuove definizioni e tendenze anche per quanto riguarda il lavoro: le persone ricercano sempre di più un’occupazione che le faccia sentire realizzate (88%). Una spinta ben evidente in quei oltre due milioni di persone che hanno lasciato il lavoro lo scorso anno, la Generazione YOLO (you live only once).
Digital Trasformation
Tra i protagonisti della giornata anche Vincenzo Cosenza, consulente di marketing e innovazione, fondatore lo scorso anno dell’Osservatorio Metaverso, pronto a dirimere le innumerevoli incertezze causate da un progresso che, in quanto tale, non accenna a fare neanche un piccolo stop e anzi, proprio nell’ultimo triennio, pare essersi scatenato. «Ci si chieda che cosa sia il Metaverso, se sia ancora in essere, se sia addirittura defunto. Il problema è l’hype che si è generato, come del resto accaduto negli scorsi mesi sul fronte degli NFT e, ancora prima , con le cryptovalute. La conseguenza è che tutto viene trattato con superficialità, risolto senza uno studio accurato, senza una maturazione appropriata dei temi. Viviamo, respiriamo, ci muoviamo all’interno di un mondo votato alla nostalgia, all’idea romantica di epoche ideali, consolatorie, in cui operò la tecnologia appare sempre più necessaria, ma bisogna capire prima di tutto che bisogni sottenda. Dall’osservatorio dedicato si nota una decisa apertura popolare nei riguardi dell’innovazione, ma poca conoscenza reale degli argomenti. Servono step tecnologici concreti e cambi netti di mentalità. Fino a ora si sono viste situazioni tattiche che però hanno creato poco valore per gli utenti, è necessaria una strategia. I giovani vogliono andare oltre i like, desiderano esperienze immersive, multidimensionali, un marketing aumentato, qualcosa di memorabile che riesca a unire senza soluzione di continuità l’online e l’offline». Una soluzione, forse la prima, sarebbe quella di interrogarsi continuamente sui cambiamenti che percorrono la nostra società, come sottolineato da Nicola Neri, Amministratore Delegato Ipsos: «Cercare di coglierne implicazioni presenti e future, immaginarsi il ruolo che in futuro potremo giocare come persone, aziende o istituzioni è oggi più che mai importante. Per questo motivo, come ogni anno, la nostra ambizione non è dipingere con certezza il futuro che ci attende, ma cercare di alimentare il dibattito intorno a molti di quei temi centrali per il futuro delle persone, delle aziende, delle istituzioni del nostro Paese».