Autore: Redazione
13/03/2024

Ipsos Flair 2024: per il 52% degli italiani cresce il divario sociale, GenZ sempre più fragile

Presentata la nuova edizione dello studio, in collaborazione con Centromarca; il trend segna il passaggio da un “mantra” di personalizzazione alla pluralizzazione degli “io” unici

Ipsos Flair 2024: per il 52% degli italiani cresce il divario sociale, GenZ sempre più fragile

Silvia Bagnani, Presidente e AD di Mondelez International Italia, Ivo ferrario, Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne e Nando Pagnoncelli, Presidente di Ipsos

Nonostante la ripresa di una certa fiducia in un 2024 ‘migliore’ dell’anno appena concluso, permangono a livello globale – con qualche differenza tra aree geografiche - le preoccupazioni per il caro vita, la salute, le tasse, l’emergenza ambientale, la disoccupazione, la corruzione. L’ottimismo rispetto a un miglioramento generale, ev anche delle condizioni economiche in particolare, passa rispettivamente da 65% del 2022 al 70% del 2023 e dal 46% al 50%. E’ una visione comune a livello globale, emersa dalla ultima edizione del rapporto Flair 2024 di Ipsos, che indaga sui valori, le opinioni, gli atteggiamenti socio-economici delle persone-cittadini-consumatori. Il 2023 è stato caratterizzato da alcuni grandi temi: transizione ecologica, intelligenza artificiale, elezioni in oltre 70 Paesi. Su questi temi l’opinione pubblica è divisa: se nel sud del mondo (e in Cina, Arabia Saudita, eccetera) prevale l’ottimismo verso la crescita dell’occupazione grazie alla transizione ecologica (36%), il nord crede in una tendenza contraria (25%). In generale l’intelligenza artificiale è considerata più una opportunità che un problema, anche per il lavoro; ma rispetto alle istituzioni c’è un certo scetticismo: per due terzi dei cittadini di 28 Paesi la propria nazione è in declino.

Italia divisa e in trasformazione

E in Italia? Nonostante qualche segnale incoraggiante, per esempio l’aumento dell’occupazione, la società italiana è molto divisa. Il 52% dei cittadini lamenta le distanze sociali e soprattutto aumenta il divario tra diverse generazioni. Il rapporto Flair 2024 restituisce l’immagine di un Paese che si distingue per le sue contrapposizioni e che attraversa un periodo di profonde trasformazioni. Trasformazioni che sono segnate da fratture sociali, passioni inquiete e un senso di instabilità che oscilla tra dinamismo e retromarce, radicalismo e difensivismo, spinte solidali e brame egoiste. Una situazione che è il riflesso della complessità delle dinamiche sociali che caratterizzano l’attuale panorama italiano. «La frammentazione emerge come la tendenza dominante che sta plasmando la nostra società, proiettata verso un futuro in cui appaiono sempre più forti complessità e contraddizioni. Per questo attraverso Flair vogliamo fornire una visione più ampia possiamo non tanto dipingere con certezza il futuro che ci attende, ma dotarci degli strumenti per affrontare con maggior serenità e competenza le scelte che ognuno di noi deve assumere quotidianamente», commenta Nicola Neri, CEO Ipsos

Sensibilità collettive

Ipsos ha anche individuato una decina di ‘tonalità affettive’ o ‘sensibilità collettive’, per quanto a volte contrastanti tra di loro, che caratterizzano lo scenario socioeconomico e politico e che influenzano le scelte dei cittadini-consumatori. Questi ultimi vogliono protezione (sicurezza 49%, sincerità 35%); minimalismo (parsimonia, sconti 67%; riduzione sprechi alimentari 45%); comunanza (solidarietà 66%, responsabilità 47%); ecoromanticismo (green economy 47%, prodotti locali 46%), easy style (libertà 44%, leggerezza 34%); neofilia (ricerca novità 51%, fiducia nell’innovazione tecnologica 37%), iconicità (nostalgia per un mondo migliore ma passato 62%, ricerca dell’autenticità 29%); seduzione (essere alla moda 58%, godersi la vita 40%); noticeability o bisogno di ammirazione (mostrare cose belle 65%; vuole tanti follower 64%); inquietudine (disorientamento rispetto alle dinamiche sociali prevalenti 53%, relazioni fragili 38%). Più in generale, si passa da un ‘mantra’ di personalizzazione alla pluralizzazione della personalità: c’è un mutamento dall’unicità singolare alla molteplicità degli io unici.

I giovani: generazioni in sofferenza

Al momento le divisioni sociali e la distanza tra aspirazioni e reali possibilità di realizzarle sono molto ampie. «L’Italia è diventata un Paese dove le differenze tra le persone, sia in termini di opportunità che di aspirazioni, sono diventate sempre più marcate», spiega Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos Public Affairs. Il primo ambito dove si manifestano queste contraddizioni è quello della GenZ. Il 73% degli italiani teme che i giovani siano più poveri rispetto ai loro genitori. I primi, a differenza degli adulti, si sentono più delusi (34% rispetto a una media del 29%), più insicuri (35% rispetto a una media del 26%), più angosciati (25% rispetto a una media del 18%), più confusi (20% rispetto a una media del 15%). Le connessioni social non mitigano la sensazione di isolamento e fragilità delle relazioni, lamentate dal 47% dei ragazzi e delle ragazze fra i 25 e i 34 anni e dal 46% dei 18-24enni (la media nazionale si ferma al 38%). Solo il 33% ritiene l’Italia un Paese aperto ai nuove generazioni, e cresce il percepito rispetto alle disuguaglianze; di genere, tra provincia e metropoli, accesso allo studio e formazione. Le principali incertezze riguardano la stabilità lavorativa (39% contro il 12% degli adulti), la rete di amici e relazioni (20% contro il 10% degli adulti), il proprio bagaglio di conoscenze (lo reputa inadeguato il 32% dei giovani contro il 23% della media della popolazione). Gli aspetti della società contemporanea che i giovani reputano maggiormente sbagliati sono la mancanza di stabilità nel lavoro (32%); il livello ridotto delle prospettive future (43%), l’individualismo autorefenziale (24%) e le differenze di genere tra uomini e donne (26%, contro una media del 15%). 

Intelligenza artificiale

Si parla molto di intelligenza artificiale ma in realtà non è conosciuta abbastanza. Solo il 5% degli italiani si dichiara molto informato sull’argomento, infatti. Circa 1 italiano su 3 ritiene che l’AI stia già oggi rivoluzionando il mondo del lavoro, con un impatto importante nei prossimi 5/10 anni, e anche sulla sfera personale. E’ però presto per fare un bilancio di vantaggi e svantaggi. L’AI è utile per facilitare il lavoro dell’uomo e aumentare la produttività, ma allo stesso tempo non si possono escludere contraccolpi per le aziende più piccole (la maggioranza, data la struttura economica dell’Italia) e meno strutturate e una riduzione delle retribuzioni legate al minor numero di ore lavorate (in un Paese che ricordiamo, rispetto a tutti gli altri Paesi Europei, è l’unico a non aver avuto dal 1990 un aumento del salario medio e anzi ha registrato una diminuzione). Inoltre, relativamente alle retribuzioni c’è l’ulteriore timore che si accentui ancor di più la frattura retributiva, incrementando ulteriormente le disuguaglianze nel Paese.

Green economy, cresce lo scetticismo

Sulla sostenibilità la consapevolezza, anche superficiale, è altissima (95%) ma la propensione degli italiani ad aderire ai principi (e ai comportamenti) della green economy deve ancora fare passi avanti. Quasi due italiani su cinque hanno una conoscenza approfondita del concetto, un dato che ha registrato un importante aumento tra il 2014 e il 2019.  Tuttavia cresce la quota degli ‘scettici’, ovvero coloro che pur essendo consci dell’importanza della sostenibilità e dei problemi ambientali, come il riscaldamento globale, non mostrano un’attitudine proattiva verso comportamenti più sostenibili. Nel 2018 gli ‘scettici’ erano in rapporto 1 a 10 mentre oggi, il rapporto è raddoppiato, 1 italiano su 5. Scendono coloro che sono aperti a comportamenti sostenibili: nel 2018 erano la metà della popolazione italiana, negli ultimi cinque anni c’è stato un calo del 12%. L’aumento degli scettici è attribuito a una scarsa chiarezza e fiducia nelle istituzioni e nelle misure che stanno adottando per uno sviluppo sostenibile. Diminuisce anche la credibilità delle aziende nello sviluppo sostenibile. Il numero di aziende ritenute veramente impegnate scende dal 39% al 34% nel 2023. L’aumento dello scetticismo è indicatore della scarsa efficacia della comunicazione legata alla transizione green e nel modo in cui governi e aziende si impegnano effettivamente per essa. E nonostante l’88% delle imprese italiane con almeno 10 dipendenti riconosca l’importanza della sostenibilità ambientale, solo il 10% calcola le proprie emissioni di gas serra e solo il 17% ha pianificato obiettivi di riduzione delle stesse emissioni. Il rapporto tra aziende che hanno un piano climatico e quelle che non ne hanno è di 1 a 5, un dato basso considerando il ruolo che il settore privato può svolgere in quest’ambito. Le aziende ravvisano tra i principali ostacoli limiti economici (34%), burocrazia (27%) e mancanza di competenze professionali (27%). Riguardo alle risorse umane, il 34% delle aziende ha una persona o un gruppo dedicato alla riduzione delle emissioni, mentre il 41% si affida a consulenti esterni.

Dati e brand a confronto

Lo studio ‘Un paese divergente. Una società contrassegnata dalle fratture sociali, oscillante tra spinte solidali e brame egoiste’ è stato presentato ieri a Milano in collaborazione con Centromarca, che ha anche organizzato alcuni panel dedicati ad aspetti specifici della ricerca. Aziende e ricercatori Ipsos si sono confrontati su temi come la brand choice (Luca Alemanno, CEO Bolton Food e Trimarine, con Roberto Sinigaglia, Senior Director BHT Ipsos) che oggi è guidata dalla capacità di creare relazioni profonde con le persone (non basta la fuzionalità); la customer experience e il senso di appartenenza (dentro e fuori il brand) come driver della crescita (Chiara Coricelli, Presidente e CEO della Pietro Coricelli e Federica Aceto, Customer Experience Leader Ipsos); come ingaggiare la GenZ (Andrea Ceraico, General Manager di Red Bull e Lorena Cocozza, Director UU Ipsos); l’importanza crescente dell’attention economy (Assunta Timpone, Media Director l’Oréal con Nora Schmitz, Media Measurement Leader Ipsos). Infine Silvia Bagnani, Presidente e AD di Mondelez International Italia, con il Presidente Ipsos Nando Pagnoncelli, moderati da Ivo Ferrario, Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne dell’associazione delle industrie di marca. Gli italiani anelano a una ‘buona società’, «caratterizzata da sicurezza, equità, libertà e sostenibilità – conclude Pagnoncelli -. Questa è la sfida che ci attende: costruire una società in cui ogni individuo possa realizzare il proprio potenziale, contribuendo al benessere comune. Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale promuovere politiche che favoriscano l’inclusione sociale, la giustizia economica e la tutela dell’ambiente. Solo attraverso un impegno collettivo e condiviso possiamo sperare di costruire la ‘buona società’ che desideriamo».