IAB Tech Lab, entrano GroupM, LinkedIn e Sonobi. Obiettivo: individuare uno standard comune per la viewability

Nonostante Media Rating Council e Interactive Advertising Bureau abbiano definito degli standard per la viewability, in questo campo gli editori continuano a collaborare con differenti operatori, ognuno dei quali possiede una propria tecnologia. Un fatto, questo, che da una parte danneggia gli advertiser i quali chiedono maggiore trasparenza sul tema; e dall’altra pone in una posizione di svantaggio i publisher rispetto alle piattaforme come Facebook e Google, che possono utilizzare una sola tecnologia per la misurazione della viewability, applicandola alla loro sterminata platea. Per far fronte a questo gap di natura tecnologica, IAB Tech Lab sta unificando i diversi parametri di misurazione della viewability, per renderli disponibili a qualsiasi operatore del digital advertising. In base a ciò i publisher potranno continuare a utilizzare vendor diversi, ma i marketer avranno una visione più chiara della visibilità dei loro annunci. Per capire la complessità del settore prendiamo ad esempio l’offerta commerciale Moat: la compagnia fornisce 200 metriche per la display e altrettante per il video. Tutto ciò, spiega un articolo di AdAge, rende più complesso il processo di erogazione delle campagne: se si arrivasse a uno standard comune, accettato da più editori sarebbe più facile veicolare operazioni di comunicazione su larga scala, favorendo gli editori nei confronti delle piattaforme. E per rispondere a questa necessità IAB Tech Lab dà il benvenuto a GroupM, LinkedIn e Sonobi. L’obiettivo è arrivare a uno standard riconosciuto dall’industry. Perché finora i diversi operatori di misurazione hanno adottato tutti approcci differenti.