Autore: Davide Sechi
13/06/2024

Hotwire, il filo conduttore tra chi la tecnologia la sviluppa e chi la utilizza

L’agenzia di consulenza leader nel Tech spiega le nuove modalità di racconto di un marchio tecnologico in un panorama cambiato sotto la spinta dell’AI. Le parole di Beatrice Agostinacchio, Managing Director per Italia e Spagna

Hotwire, il filo conduttore tra chi la tecnologia la sviluppa e chi la utilizza

Beatrice Agostinacchio

Coprire i vari ambiti della comunicazione: dalla definizione strategica al branding, dalle PR al digital marketing, passando dalla comunicazione interna, la produzione di contenuti e l’offerta di training o workshop mirati. Per sintetizzare: prendere per mano il cliente a 360 gradi, ossia il focus di Hotwire, agenzia di consulenza di comunicazione e marketing globale leader nell’industria Tech. A raccontarci strategie e novità c’è Beatrice Agostinacchio, Managing Director di Hotwire Italia e Spagna (ospite di DailyOnAir - The Sound Of Adv).

Come si è evoluta l’attività di Hotwire nell’ultimo lustro e quali sono diventati i punti focali per comunicare/valorizzare un marchio tecnologico?

«L’obiettivo di Hotwire è accrescere sempre di più l’approccio consulenziale nei confronti di clienti e prospect. Ci piace fornire proposte più che risposte e per questo che guardiamo alla comunicazione come una leva cruciale del marketing mix a sostegno del business e delle vendite e lavoriamo per garantire un’offerta integrata che possa coprire i vari ambiti della comunicazione: dalla definizione strategica al branding, dalle PR al digital marketing passando dalla comunicazione interna, la produzione di contenuti e l’offerta di training o workshop mirati. Il tech, nell’ultimo periodo, ha subito degli scossoni a livello mondiale: dal covid al periodo post-pandemico fino a oggi il mercato è molto cambiato e continua a mutare. Per comunicare un marchio tecnologico è fondamentale capire il valore aggiunto e la missione dell’azienda e costruire messaggi coerenti attorno ad essi. Credo che i consumatori finali, come le aziende, siano molto più informati di un tempo e abbiano a disposizione una vasta mole di informazioni: generare messaggi coerenti credo sia la chiave, per i marchi tecnologici e non».

L’AI si avvia a diventare un affare mainstream. Come si comportano i clienti in questo senso e come risponde il mercato italiano sul fronte delle innovazioni? 

«Ci sono varie tipologie di approcci che abbiamo tentato di clusterizzare nel nostro report “La narrazione di marca nell’era dell’IA”. Sicuramente l’IA è un tema attuale che tutti oggi vogliono cavalcare. Quello che mi viene da consigliare è non cercare di “sfruttarlo” a tutti i costi, ma identificare la propria posizione nei confronti dell’IA e costruire messaggi coerenti al proprio posizionamento o offerta. Il mercato italiano si sta dimostrando molto fervente in questo ambito, sia a livello accademico sia sul fronte degli investimenti e sicuramente l’IA è uno dei settori trainanti. Certo non abbiamo la potenza di fuoco di mercati come gli Stati Uniti, ma credo ci sia un buon potenziale. Attualmente, in un contesto in continuo cambiamento, l’Europa gioca il ruolo di leader in quanto l’AI Act è la prima legge al mondo a regolare la nuova tecnologia».

Da poco avete rilasciato un report sulla “nuova” narrazione di marca: possiamo sintetizzare i focus?

«Il report vuole essere una guida su come i brand dovrebbero comunicare in base al loro rapporto con l’intelligenza artificiale. Nel report, realizzato in partnership con House of Beautiful Business, abbiamo identificato quattro profili relativi al rapporto dei brand con l’intelligenza artificiale, per poi suggerire come sfruttarli nella propria comunicazione. Attraverso l’analisi, condotta con l’aiuto di molteplici professionisti, tra cui esperti di IA, giornalisti, cyber-psicologi, designer e brand leader, il report si domanda da un lato come dovrebbero o potrebbero guidarci i brand manager in questo nuovo contesto, e dall’altro cosa dovrebbero fare con lo spazio narrativo che emerge come risultato dell’implementazione di questa nuova tecnologia; a partire da questa riflessione è stata sviluppata la “Matrice delle Narrazioni di Marca nell’Era dell’IA”, un quadro di spazi narrativi creati per aiutare i brand leader a decidere come orientare la loro prospettiva sull’IA. La matrice identifica quattro archetipi: lo Stile di Vita Transumano, impersonato da quelle aziende che scelgono, o hanno già scelto, di porre l’IA al centro della loro narrazione; un archetipo con un atteggiamento ottimistico nei confronti della tecnologia, un early adopter che si impegna costantemente e pubblicamente con l’IA; Conservatorismo Digitale, che vede marchi caratterizzati da un’attività basata su artigianato, tradizione ed esperienze interpersonali, sono intrinsecamente scettici nei confronti dell’IA e tendono a essere più conservatori al riguardo; Ancore di Stabilità, con i brand identificati in questo spazio narrativo che sono scettici nei confronti dell’IA e, nonostante l’implementazione in alcuni aspetti della loro vita quotidiana, scelgono di non includere l’IA nel loro storytelling; Massima Convenienza, un quadrante che comprende i marchi che utilizzano l’IA come strumento per migliorare il servizio offerto ai propri clienti. Le aziende che rientrano in questa tipologia affrontano l’IA da un punto di vista pragmatico, spesso non danno priorità a questa tecnologia nel loro storytelling, ma la riducono semplicemente all’utilità per l’azienda. L’obiettivo dell’iniziativa era dare alle aziende una visione più chiara su come comportarsi e su come applicare l’IA nelle loro strategie di business e di comunicazione, comprendendo le sfide e le opportunità di questa nuova era».

Siete prossimi al lancio della soluzione GAIO.tech: quali saranno le sue caratteristiche e cosa offrirà ai clienti? 

«GAIO.tech nasce da una esigenza: capire cosa l’IA “dica” relativamente a un brand, un prodotto, una soluzione e prendere come riferimento chatbot come ChatGPT, Claude, Gemini o Perplexity. È una piattaforma proprietaria di analisi, che permetterà di ricevere insight importanti per la definizione di strategie di comunicazione o semplicemente per monitorare l’eco di un prodotto o di un competitor. Consente, inoltre, di identificare le principali fonti di informazione relativamente a un brand o un competitor, il che fornisce un’informazione cruciale nella successiva definizione di campagne di comunicazione che potranno essere sempre più efficaci ed efficienti. Fino a ora, l’IA è stata utilizzata per ricevere informazioni ma i brand non hanno visibilità di come e quanto si parli dei loro prodotti in contesti AI. GAIO.tech oggi rappresenta la risposta».

Con quali tipologie di brand operate solitamente e con chi vi piacerebbe lavorare? 

«Lavoriamo con tutte le aziende che possano in qualche modo definirsi innovative. Nasciamo come struttura specializzata nella tecnologia e questo rimane radicato nel nostro DNA. Respiriamo tecnologia da sempre e siamo in grado di comprenderla e di trasferire anche i messaggi più tecnici alle audience più mainstream, e questo, credo, sia il nostro vero valore aggiunto: poter essere il filo conduttore tra chi la tecnologia la sviluppa e chi la utilizza. Ci piace lavorare con chi fa innovazione, con chi porta valore aggiunto e soprattutto ci piace poter creare conoscenza attorno a questi temi e soluzioni. Nell’era attuale se qualcosa non viene comunicato, non esiste. Poter essere il driver in grado di comprendere le potenzialità di un servizio, soluzione e prodotto, e scrivere assieme alle aziende il modo in cui comunicarle, nel modo giusto, per arrivare ai pubblici di riferimento, è la nostra linfa vitale e quello che ci motiva tutti i giorni».

Al netto di GAIO.tech, quali saranno i prossimi step di Hotwire?

«Siamo in costante ascolto del mercato: cosa chiedono i consumatori, come evolvono i media, cosa cercano le aziende e quali sono le tendenze in atto e future. Sulla base dell’incrocio dei dati e costante attività di ascolto pianifichiamo i nostri sviluppi futuri. La volontà è migliorare sempre i nostri servizi e, soprattutto, agire in ottica consulenziale nei confronti dei nostri clienti e prospect per fornire proposte più che risposte».