Autore: Redazione
29/07/2023

Headhunting e risorse umane: l’approccio tech di Reverse sfonda anche all’estero

La tech company impegnata nella fase di scaling-up, che ha fatturato nell’ultimo anno 11 milioni, con una crescita del 44%, prosegue il proprio percorso anche e soprattutto in chiave internazionale, come ci racconta uno dei due founder, Daniele Bacchi

Headhunting e risorse umane: l’approccio tech di Reverse sfonda anche all’estero

Daniele Bacchi, founder di Reverse

Che il mondo, in tutti i suoi aspetti, si trasformi, si capovolga è un dato di fatto, piuttosto accettato, nonostante qualche situazione sgradevole, che il cambiamento possa avvenire in un lasso di tempo breve che rasenta quasi l’immediato crea invece non pochi problemi. L’ambito sociologico è schierato nel tentativo di comprendere cosa sia potuto accadere nell’ultimo quinquennio; certo, la pandemia, mentalità sconvolte, la digitalizzazione e la robotica. Prendiamo il mondo del lavoro: un tempo si metteva un annuncio e si creava la fila di pretendenti; oggi si mette l’annuncio e non si vede l’ombra di un candidato idoneo; sembra la scena di un film dai risvolti comico-demenziali, invece è tutto vero. Che fare? Ci siamo rivolti a Reverse, azienda italiana e poi anche internazionale di headhunting e risorse umane, fondata da Daniele Bacchi e Alessandro Raguseo nel 2017, che oggi conta 120 dipendenti. Una struttura che si prefigge di offrire un servizio senza eguali sul fronte della Ricerca e della Selezione, che applica l’innovazione tecnologica e l’analisi dei dati al settore delle Risorse Umane; un gruppo che nell’ultimo anno ha registrato una crescita rilevante, in termini di fatturato, ma non solo: un fatturato pari a 11 milioni di euro, +44% rispetto al 2021 e un Ebit margin  del 30% sulla capogruppo italiana. Inoltre, nel 2022, ha rafforzato la sua capillarità in territorio europeo aprendo il mercato sia in Francia, a Parigi, sia in Spagna, a Barcellona. In Germania le cose si erano già messe bene, con ottimi risultati economici. Nel 2024, fanno sapere dall’azienda inoltre, proseguirà l’espansione”. Ci siamo affidati a Daniele Bacchi, uno dei due fondatori, per farci accompagnare nel mondo di Reverse.

Chi è Reverse?

«È una tech company impegnata nella fase di scaling-up. Siamo dei cacciatori di teste, come si usa dire in gergo nell’ambiente. Reverse nasce da un interesse comune, quello tra Alessandro e me, ma anche da esperienze lavorative vicine, e dalla convinzione che occorrano ottimi headhunter quando si decide di cambiare carriera. Lavoriamo con le aziende che non riescono ad assumere da sole, ci affidano tutto o ne delegano una parte».

Come e quanto è cambiato il settore? 

«In generale non ci sono state grandi innovazioni e questo ci aiuta perché invece noi spingiamo molto sulla trasformazione tecnologica. Ormai abbiamo alle spalle sette anni di vita aziendale; siamo partiti dall’Italia per poi aprire anche tre sedi all’estero. Siamo molto scalabili anche perché molto tecnologici. E, a proposito, sfatiamo un mito, quello della la tecnologia che travolge e stravolge tutto, non è così; è invece funzionale e rappresenta un appoggio in tutto quello che facciamo, come per esempio lo studio di tutti i disagi che vivono quotidianamente le aziende, le cose che non funzionano, che provocano anche dolore, perché è necessario uno sforzo importante da parte delle imprese per inserire risorse umane: per chiudere un’assunzione oggi si va tra i due e sei mesi, mentre è molto più facile perdere personale specializzato perché la concorrenza per alcuni profili è sempre più serrata. Oggi è sempre più difficile trovare personale adeguato, è non si tratta di una problematica italiana, accade ovunque a livello globale. I numeri, come sempre, non mentono: dieci anni fa il 29% delle aziende esprimeva difficoltà in questo senso, oggi  siamo intorno all’85%».

Quasi un altro mondo…

«Il mercato ha completamente mutato il suo aspetto: prima 100 aziende cercavano un profilo e si presentavano in 300, la domanda era inferiore e c’era la possibilità di scegliere il prospetto ritenuto come il più adatto. Oggi  c’è una domanda più alta, con un’offerta proveniente dal mercato molto bassa. I motivi? La digitalizzazione, la pandemia, il cambio di mindset e di approccio, professioni che necessitano di una formazione diversa, un’accelerazione innovativa che negli ultimi dieci anni forse è stata troppo veloce. In un paio di lustri è cambiato tutto, sembra di vivere su un altro pianeta, le regole possono essere le stesse, ma la forza di gravità opposta. Quel che è certo è che occorra muoversi più velocemente, la competizione è cresciuta in maniera spropositata. Occorre cambiare approccio aziendale, e qui entriamo in gioco noi di Reverse».

Quanto conta l’approccio tecnologico?

«Con la tecnologia facciamo molte cose: cerchiamo di aumentare la produttività delle nostre persone e offriamo al cliente un servizio di valore aggiunto. Abbiamo una piattaforma di dati, ricavati dalle interviste, dati che si trasformano in formazione e diventano preziosi per il cliente. Facciamoci caso: un colloquio equivale a una ricerca di mercato, è un momento dal quale estrapolare, evidenziare tutto quello che gira intorno a un’azienda, che sia buono o cattivo. Abbiamo sviluppato un software che aiuta l’headhunter, che raccoglie i dati, li mette in evidenza, li aggrega».

Dati e analisi mettono in rilevo uno dei problemi del mercato attuale, quello della privacy, come vi regolate?

«Prima di tutto, un candidato conosce l’azienda per cui stiamo lavorando; per il resto seguiamo l’iter GDPR».

In che modo l’AI vi sostiene?

«ChatGPT è molto importante. Abbiamo un laboratorio in cui lavorano 20 persone che risolvono i disagi dell’headhunter, come la redazione dei testi, situazione in cui il chatbot è molto forte: da poche note alla scrittura di veri e propri testi, invece di mezz’ora servono solo due minuti. Questo non significa che la sensibilità umana possa passare in secondo piano. L’uomo deve capire e mediare ed è sempre il protagonista principale dell’ultimo miglio. Ciò detto, su 80 step, circa 60 possono essere già facilitati con AI».

Quale sarà il prossimo passo di Reverse? 

«Puntiamo ad aumentare la scalabilità. Siamo in 100 e vogliamo arrivare a essere tremila, una sfida che riguarda Paesi differenti. E ancora: garantire la profittabilità del settore e Migliorare sempre di più sul fronte dell’innovazione tecnologica».

La dimensione internazionale vi si addice

«Abbiamo aperto in Germania nel 2020, nel 2022 in Francia e Spagna. I nostri clienti più importanti sono gli statunitensi che apprezzano la nostra metodologia, hanno una cultura basata sui dati. Francia e Spagna hanno invece dinamiche simili al nostro Paese».

Quali sono i lavori più cercati?

«Tutte le aziende sono impegnate nella digitalizzazione, quindi si richiede una maggiore conoscenza della materia digitale, si cercano persone con lauree STEM, ma anche le figure commerciali sono sempre richiestissime.».