Autore: Redazione
07/11/2018

Arkage si aggiudica il pitch per la nuova campagna internet di Amnesty

L’agenzia guidata da Pasquale Borriello ha realizzato il soggetto per chiedere l’utilizzo dei codici identificativi per le forze di polizia

Arkage si aggiudica il pitch per la nuova campagna internet di Amnesty

Con un appello rivolto al ministro dell’Interno Matteo Salvini e al capo della Polizia Franco Gabrielli, Amnesty International Italia ha lanciato una campagna perché le forze di polizia siano dotate di codici identificativi alfanumerici individuali durante le operazioni di ordine pubblico. La creatività è curata da Arkage, la sigla guidata da Pasquale Borriello che si è aggiudicata il relativo pitch. Alla campagna hanno aderito A Buon Diritto, Antigone, Associazione Stefano Cucchi Onlus e Cittadinanzattiva.

Azioni concrete

Amnesty International ritiene ormai urgente che sia varata una normativa in linea con gli standard internazionali, che preveda l’utilizzo di codici identificativi alfanumerici ben visibili sulle uniformi degli agenti impegnati in attività di ordine pubblico e che stabilisca che l’inosservanza di detto obbligo venga sanzionata. L’organizzazione per i diritti umani auspica che su questo tema possa essere avviato un dialogo costruttivo con tutte le parti interessate, compresi i sindacati delle forze di polizia.

La campagna

Questa campagna non è ‘contro le forze di polizia’, che sono attori chiave nella protezione dei diritti umani. Affinché questo ruolo sia riconosciuto nella sua importanza e incontri la piena fiducia di tutti, è però fondamentale che eventuali episodi di uso ingiustificato o eccessivo della forza siano riconosciuti e sanzionati adeguatamente, senza che si frappongano ostacoli all’accertamento delle responsabilità individuali”, ha sottolineato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia.

Tutela per cittadini e forze di polizia

“L’introduzione di misure come i codici identificativi per gli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico rappresenta non solo una garanzia per il cittadino, ma anche una forma di tutela per gli stessi appartenenti alle forze di polizia: una misura che non dovrebbe essere temuta né avversata da chi svolge il proprio lavoro in maniera conforme alle norme e agli standard internazionali sui diritti umani”, ha concluso Marchesi.