IAB Forum 2018: per riuscire a ritrovare l’equilibrio bisogna andare verso un nuovo umanesimo digitale
Un mercato in buona salute quello che emerge dalla prima giornata della manifestazione; l’industry è in crescita dell’11% e ha raggiunto un valore di 3 miliardi; ma ora si appresta ad affrontare nuove sfide
Si è svolta ieri la prima giornata della sedicesima edizione di IAB Forum, presso MiCo Fiera Milano, l’evento realizzato da IAB Italia che non ha bisogno più di presentazioni, in quanto più importante appuntamento annuale italiano sulla comunicazione digitale e quarto in tutta Europa in termini di affluenza di pubblico.
I am everywhere
L’edizione 2018 verte sul focus “I Am Everywhere - Challenges of Mobile Society”, ponendo l’accento sull’uomo e il suo rapporto con il digitale, in una società - come quella odierna - sempre più alle prese con una tecnologia dirompente. Il settore gode di buona salute, in crescita dell’11%, e ha raggiunto un valore di 3 miliardi di euro. L’ecosistema digitale, però, sta cambiando e va in una direzione chiara, una sorta di umanesimo digitale, che mette al centro la persona e non l’utente, che aspira a creare un mercato equo e trasparente e a una maggiore qualità. Durante il convegno istituzionale della prima giornata, sono stati molti i momenti di confronto sul presente e il futuro del mondo digitale, sui trend di mercato e le leve di crescita del digital advertising, proprio per indagare questa nuova direzione che bisogna seguire da vicino per affrontare la digital transformation. Protagonisti del pomeriggio, i workshop, sessioni di approfondimento dedicate a esplorare le principali novità sui temi più attuali del digital advertising come Programmatic, Video, Mobile, Native. Ampio spazio anche alle aziende con l’Area Expo di 10.000 metri quadri, in cui oltre 60 brand si sono dedicati a Networking e Business Matching.
Un settore in buona salute
“L’evento è cresciuto anno dopo anno, configurandosi come il primo della nostra industry in Italia e quarto in Europa per affluenza; infatti, sono attesi oltre 10.000 partecipanti - commenta Carlo Noseda, Presidente IAB Italia, che ha aperto i lavori insieme a Massimo Coppola, nuovo Direttore Creativo della manifestazione -; la nostra industry è in salute e cresce a doppia cifra anche nel nostro Paese. Infatti, secondo uno studio che abbiamo condotto per misurare l’indotto generato dal settore, emerge che per ogni euro se ne generano 25, a dimostrazione del valore della industry come punto di riferimento per l’economia. Tuttavia, è un settore che per andare avanti senza subire il dominio delle Ott, necessita di leggi ad hoc e di strumenti di crescita concreti, che riportino equilibrio tra le entrate e le uscite delle aziende del settore. Questo, soprattutto all’alba della diffusione capillare di strumenti disruptive come il 5G o di tecnologie come Artificial Intelligence, IoT, Industry 4.0, che promettono di evolvere e cambiare nuovamente i paradigmi. All’interno di questa profonda trasformazione è necessario configurare in modo chiaro il ruolo dell’uomo, affinché nulla ci si rivolti contro, facendo nascere anche un movimento di pensiero unificato, che ci trovi pronti ad affrontare le nuove irrinunciabili sfide a livello globale”.
La Federazione del Digitale
Proprio a questo proposito, Noseda ha annunciato un’iniziativa, intrapresa insieme a Netcomm, la Federazione del Digitale, che ha come obiettivo proprio lo stimolo alla cooperazione tra attori del settore, invitando tutti i player del digitale a contribuire, “perché solo unendo le forze si possono raggiungere gli ambiziosi obiettivi prefissati”. Per l’occasione, sul palco di IAB Forum anche il presidente di Netcomm, Roberto Liscia, che ha ribadito come IAB e Netcomm, siano i soggetti giusti per creare un organo aperto, che promuova una politica inclusiva, in collaborazione e non in contrapposizione con altri organismi, ma nell’intento di promuovere obiettivi comuni, rinnovando l’invito ad associazioni e aziende a unirsi al progetto.
Etica e digitale
Oltre a presentare lo scenario dei dati di settore, insieme alle sfide e alle opportunità aperte da tecnologie come l’Artificial Intelligence (tema su cui è intervenuto l’esperto Juergen Schmidhuber, Co-Founder & Chief Scientist NNAISENSE and Professor of AI, USI & SUPSI Switzerland), IAB Forum ha voluto allargare il discorso a una filosofia del digitale che metta al centro l’uomo, soprattutto in un periodo in cui la società del sapere e della fiducia vengono spesso messe in discussione, in quello che è stato indicato come un nuovo “umanesimo digitale. Questo impone di affrontare la conversazione anche da un punto di vista etico. Non a caso, uno dei temi di maggiore importanza si conferma quello della trasparenza, come sottolineato anche da Gerry D’Angelo, Global Media Director P&G, il quale sostiene che il settore si stia finalmente muovendo nella direzione giusta dopo la recente crisi che l’ha visto protagonista, in negativo, delle cronache (brand safety, fake news e così via). Per Giulio Malegori, Ceo di Dentsu Aegis Network Emea, la condivisione degli obiettivi da parte di tutta la supply chain è di vitale importanza per raggiungere una qualità che ha definito “next level”.
Etica e retail
Il dibattito etico, ha offerto molti spunti di riflessione, come quello aperto da Giuseppe Stigliano, Executive Director Europe AKQA (WPP Group), che ha presentato il suo nuovo libro, scritto in collaborazione con Philip Kotler, e che indaga il rapporto chiave tra retail ed etica. “Le aziende che si assumono una responsabilità sociale e non solo quella di massimizzare gli utili, saranno anche le più fortunate. Il fattore umano verrà mantenuto e rappresenterà anche un “servizio” sempre più apprezzato nel mondo retail. I punti vendita hanno l’opportunità di diventare aggregatori sociali per le comunità di riferimento, allontanandosi dalla sola dimensione d’uso verso una direzione più social-umanistica” spiega Kotler in un contributo video.
Il valore della riflessione
Tra gli attesissimi ospiti dell’edizione 2018, presentati dalla giornalista Barbara Serra, conduttrice dell’evento, spicca anche Ivana Bartoletti, Head of Privacy and Data Protection at Gemserv, Media Commentator & Founder, Women Leading in AI Network. In UK ha fondato un movimento guidato da donne che mira a impedire che l’intelligenza artificiale si sviluppi con una logica maschilista e alimentando il gender gap. Facendo l’esempio dei software per la scelta del personale, che potrebbero essere sviluppati con dei filtri discriminanti, ha fatto notare come siano moltissime le aree dove gli stereotipi rischiano di trasformarsi in pregiudizi, anche nel giudizio delle macchine. “Bisogna necessariamente riflettere sul sistema dei valori e su come, e chi, dovrà inserirli nell’intelligenza artificiale destinata a guidare non solo il business, ma anche le nostre vit”», aggiunge. Infine, Luciano Floridi, docente alla Oxford University, ha offerto uno scenario esaustivo della governance dell’Artificial Intelligence, lasciando un particolare compito da eseguire a casa, apparentemente semplice, ma anche molto complesso se contestualizzato nello scenario di riferimento: pensare e riflettere di più prima di agire.
Ferruccio de BortoliAI, Etica e Digitale What is digital ethics and why do we need it?
Ferruccio De Bortoli, Giornalista e Presidente dell’Advisory Board di IAB Italia, ieri a IAB Forum ha intervistato il filosofo Luciano Floridi, Ph.D, Oxford Internet Institute and Digital Ethics Lab, University of Oxford, and The Alan Turing Institute. Quest’ultimo ha sottolineato l’importanza di mantenere vivo lo spirito critico, perché il rischio, oggi, è soprattutto quello di essere trascinati in percorsi preconfezionati, guidati da qualcuno che ha scelto per noi e così via. Ritiene che le macchine non abbiano bisogno di essere “intelligenti” poiché l’intelligenza è una caratteristica prettamente umana, mentre la logica delle macchine è guidata da numeri ed efficienza; le macchine non hanno bisogno di essere intelligenti. Mantenere lo spirito critico significa anche comprendere e giudicare i pro e i contro di questa rivoluzione digitale, che inevitabilmente porta con sé delle conseguenze anche negative per affrontare le quali è necessario rieducarsi. “Chi sa è colui che pone le domande giuste”, Platone lo diceva ben prima di Google.