Autore: Redazione
31/05/2017

Discontinuità: cause e conseguenze

Remo Lucchi, presidente di Eumetra espone come lo stato socio-economico attuale sia difficile da prevedere e come l’offerta debba continuamente adattarsi alle nuove tendenze e ai nuovi bisogni

Discontinuità: cause e conseguenze

Di Remo Lucchi

La discontinuità è imprevedibilità, è disagio e incertezza del futuro. Trova le sue radici nella società e nella sua evoluzione, rapida e imprevedibile, e sembra che, per quanto recente, sarà permanente. Facciamo il punto su alcune delle cause che hanno portato allo stato di discontinuità, analizzando la situazione socio-economica mondiale dal secondo dopoguerra ad oggi. Prima del periodo post bellico, che ha segnato questo cambiamento, l’evoluzione sociale si sviluppava in “continuità” ed era in buona misura prevedibile: ciò in quanto gli elementi causali dell’evoluzione erano sostanzialmente sempre gli stessi. Ora invece le origini di un avvenimento sociale sono più ampie e hanno un numero di attori molto maggiore, rendendolo così molto meno prevedibile. Il periodo che va dalla metà del secolo scorso, fino alla fine degli anni ’80, ha visto una spirale positiva – innescata dalla ricostruzione post bellica - molto ben gestita.

Questo ha portato la gente a soddisfare non solo i bisogni basici dell’avere, ma anche quelli secondari e ha cominciato a voler, e poter, studiare. L’istruzione, a livello popolare, è il primo tassello nell’insieme della discontinuità: è causa fondamentale della capacità critica negli individui, e della progressiva cessazione dell’esistenza delle masse (che erano invece agenti fondamentali della “continuità”). I 20 anni che seguono, dalla caduta del muro di Berlino, fino all’inizio della crisi (2008), sono caratterizzati dall’avvio alla globalizzazione. Questa ha permesso le esportazioni dall’Est del Mondo (in particolare della Cina) all’Occidente, comportando due problemi che non erano stati previsti: l’incapacità, da parte delle imprese occidentali, di affrontare una tale concorrenza e l’avvio, con progressioni importanti, del fenomeno della delocalizzazione produttiva. Entrambi hanno innescato imprevedibilità decisionale, incertezze imprenditoriali, rischi e instabilità, oltre a importanti conseguenze sulla Gente e sul Mondo Economico-Finanziario.

La gente, ora più istruita, aveva maggiore capacità di leggere gli accadimenti e cominciava a mettere in dubbio tutti i riferimenti importanti di Stato, ideologie e Partiti Politici. Si innesta la crisi della “comunità dei valori”. Il mondo economico in questo periodo si concentrava sugli investimenti a breve termine al fine di ottenere un ritorno quasi immediato; il fondamento era produrre nell’Est e vendere nell’Ovest del Mondo. E anche la finanza si adattò rapidamente: prese avvio “la finanza sulla finanza”, che generava prodotti finanziari dove il concetto di solidità era inesistente.

Ma si può parlare di discontinuità vera e propria solo dal 2008 a oggi, dove, per la prima volta nella storia, ci si è trovati di fronte ad una deflagrazione sociale davvero epocale. Le principali caratteristiche sociali che hanno comportato la discontinuità sono molteplici; dalla scomparsa delle “masse” acritiche e dipendenti da entità ritenute superiori; alla gente che diventa molto più relazionale e sociale, e che è capace di relazionarsi e giudicare le entità sociali con le quali viene in contatto, pubbliche o private che siano; gente che però ha molti meno soldi e non ha più la sicurezza del lavoro. Inoltre le persone, nella discontinuità, reagiscono cercando nuovi riferimenti, desiderano stare bene, nel corpo, nella mente, con gli altri, nell’ambiente in cui vivono e non hanno obiettivi di soldi: vogliono semplicemente continuare a lavorare, perseguendo i valori di etica e sostenibilità. E così mentre la gente sta ridefinendo nuovi obiettivi, seppur con difficoltà realizzative e un forte bisogno di aiuto, l’offerta - di Media/ Beni/ Prodotti/ Servizi - va ancora in continuità con il passato: è ancora centrata su se stessa, non tiene minimamente conto delle nuove esigenze.

Attenzione però; è vero che la gente non sa quello che vuole, ma sa giudicare quello che viene offerto, sa premiare – con fedeltà, e con un ottimo passaparola -, e sa punire - con l’abbandono, e con un pessimo passaparola. In futuro quindi l’offerta dovrà essere dalla parte della gente: dovrà studiarla, dovrà capirne i bisogni. La vera complessità comunque deriverà dal fatto che la discontinuità sarà purtroppo continua, e la complessità consisterà nel continuo sforzo di capire e di saper anticipare. Ci dovrà essere una metodologia strategica e bisognerà essere sempre sorprendenti: sia nella proposta di prodotto che nella gestione della relazione con il cliente. Per quanto riguarda il prodotto, la domanda dovrà essere studiata da tutti i punti di vista per essere in grado di prefigurarne i bisogni. Quindi importante investimento in ricerca, sia sociologica per capire, sia tecnologica per produrre. Mentre per quanto riguarda la relazione con il cliente, bisognerà essere sorprendenti: dare al cliente più di quanto non si aspetti, nelle condizioni, nelle attenzioni, nelle iniziative intraprese, nelle gentilezze. In gergo umano si direbbe che bisogna fare degli atti di amore vero, amore che non si basa su un do ut des.