Autore: Redazione
16/02/2023

La democratizzazione del design: Growens si racconta, tra rivoluzioni e rotte internazionali

La recente svolta dell’azienda specializzata nello sviluppo e nella commercializzazione di tecnologie per predictive marketing, mobile messaging e content creation nelle parole del CEO Nazzareno Gorni

La democratizzazione del design: Growens si racconta, tra rivoluzioni e rotte internazionali

Nazzareno Gorni

I botti di fine anno, come si suol dire. Ma può capitare che il termine della stagione sia lasciato quieto per brindisi e abbracci e che si attenda il nuovo inizio come momento propizio per operare la svolta che, quando si parla di Growens, assume i connotati dell’epocale e sta diventando anche una tradizione vera e propria. Giusto un biennio orsono, di questi tempi, il cambio di nome, da MailUp Group all’attuale, oggi un nuovo capovolgimento per un’azienda che sembra voler stupire. Il gruppo industriale integrato, le cui azioni ordinarie sono ammesse alle negoziazioni su Euronext Growth Milan, specializzato nello sviluppo e nella commercializzazione di tecnologie per predictive marketing, mobile messaging e content creation dedicate a organizzazioni che desiderano comunicare con efficacia con i propri clienti, ha comunicato qualche giorno fa la cessione del ramo d'azienda relativo alla business unit MailUp e delle partecipazioni detenute in Contactlab, Acumbamail, MailUp Nordics A/S e la sua controllata Globase International A.p.S. a TeamSystem per un controvalore complessivo pari a 70 milioni di euro. Cosa ha determinato questa operazione? Quali potranno essere gli sviluppi per il gruppo durante l’anno? Di questo e altro abbiamo chiesto lumi al CEO Nazzareno Gorni.

Un piccolo riassunto delle puntate precedenti: un paio di anni fa, il cambio di nome e la nascita di Growens…

«Per capire meglio il passaggio, andrei, per un attimo, ancora più indietro: nel 2009 chiudemmo la nostra agenzia e focalizzammo i nostri sforzi su MailUp. Cinque anni dopo, nel 2014, ci fu la quotazione in Borsa e la raccolta dei primi tre milioni. Un altro salto temporale per arrivare quasi ai nostri giorni: nel 2021 il gruppo era costituito da cinque unit diverse - MailUp era solo una di queste e non rappresentava il tutto; quindi, cinque brand, cinque business e altrettanti mercati diversi. Da allora abbiamo continuato a crescere a doppia cifra ogni anno, fino a raggiungere - in base alle stime degli analisti - i 100 milioni di ricavi nel 2022. È del 2022 anche l’acquisizione di Contactlab, a completamento della crescita. Tra le cinque business unit, l’americana Beefree.io fattura circa 10 milioni in ricavi ricorrenti annui (ARR), con clienti come Amazon, Spotify, Google, all’interno di una situazione di mercato forse meno competitiva rispetto a quella di MailUp. Da qui nasce la decisione di investire sul versante americano, che vanta tassi di crescita molto forti. Certo, una scelta che potrebbe considerarsi azzardata considerato il momento economico globale, tra problematiche legate ai tassi di interesse e alla crisi dei titoli, soprattutto tecnologici. Così abbiamo deciso di cedere alcuni gioielli, MailUp e Contactlab e la business unit spagnola Acumbamail, in modo da poter investire di più, contando sulle nostre forze ed evitando altre fonti di finanziamento esterne meno attraenti nel contesto attuale. Oggi siamo operativi con Agile Telecom, Datatrics e la citata Beefree.io, tre business unit molto diverse in fatto di caratteristiche. La prima è il più grande operatore italiano di SMS all’ingrosso e per Growens una vera e propria “cash cow”; Datatrics, con sede olandese, rappresenta una scommessa per il futuro, vanta quasi tre milioni di ricavi e oltre 300 clienti, soprattutto nell’e-commerce (l’acquisizione è avvenuta nel 2018 e ne abbiamo raddoppiato il fatturato), in un contesto molto competitivo. Riguardo Beefree.io, siamo nel campo del Content Design: è una soluzione che permette di creare landing page, email e pop up, che può operare in co-editing contemporaneo, che permette la compatibilità con i diversi dispositivi, con i messaggi che possono quindi essere divulgati su diversi sistemi, ottimizzati su differenti piattaforme di marketing; le sue soluzioni non vengono utilizzate solo da chi fa marketing, ma anche da altri reparti che devono presentarsi con una buona immagine e non devono chiedere più direttamente ai propri uffici predisposti o ad agenzie esterne. Per le aziende più grandi che decidono di lavorare insieme c’è il vantaggio sul controllo del brand a tutti i livelli, su contenuti, immagini, colori. Due sono le versioni offerte, una gratuita e una a pagamento. Una soluzione, quella di Beefree.io, diretta anche ad aziende software. Molti gruppi americani quotati invece di creare il proprio editor di HTML drag-and-drop lo acquistano da noi».

Il “cuore” è italiano o americano?

«Il cuore tecnologico è a Cremona, marketing e vendite sono gestite negli Stati Uniti. Si tratta di uno dei tanti tentativi di internazionalizzazione andato finalmente a buon fine. In altri casi, con MailUp, per esempio, forse arrivammo troppo presto».

Quali sono i settori più interessati al servizio di Beefree.io?

«Da una parte ci sono i freelance e le agenzie digital che vogliono creare contenuti per i propri clienti, dall’altro le grandi aziende come Amazon, con milioni di mail inviate. E ancora: università, ticketing, no profit».

Quanto è competitivo il vostro mercato?

«Parlerei di democratizzazione del design: oggi possiamo accedere a strumenti che permettono a tutti di creare contenuti digitali, come accade con Adobe, presentazioni, spazi social, video, ma non email e landing page. Geograficamente, nell’est europeo ci sono alcune strutture simili alla nostra, in USA un paio che stanno entrando nel nostro settore. Noi contiamo di continuare un percorso di crescita a doppia cifra e vendiamo i nostri prodotti in 120 Paesi».

Si parla sempre più spesso di sostenibilità ambientale, di quanto anche una singola mail possa creare inquinamento: qual è il vostro punto di vista?

«Partiamo dal presupposto che un’email sia sempre più efficiente dal punto di vista della sostenibilità di una Zoom call. Se vogliamo parlare di problemi, allora dobbiamo andare a ricercarli non nello strumento di comunicazione ma nelle sue possibili ‘derive’, ossia nello storage, l’archivio dei messaggi conservati che cresce costantemente. Allo stesso tempo, non pensiamo che l’ambito email crei tutti questi scompensi, non certo al livello di una webcall o dello storage di video. Cerchiamo comunque di compensare quanto più possibile, con la piantumazione di alberi (1 per ogni nuovo cliente), per esempio, un gesto sia pratico che simbolico».

Capitolo intelligenza artificiale, sul quale siete molto impegnati. Non potrebbe causare problematiche legate alla spersonalizzazione?

«Lavoriamo con l’AI con Datatrics, per aumentare le conversioni dell'e-commerce. In Beefree.io l’AI può migliorare, rendere maggiormente efficaci i messaggi. Ma siamo sempre noi a immettere nel sistema artificiale i punti chiave. L’AI non sostituisce chi crea i contenuti. Occorre essere capaci nell’utilizzo. Quindi nel futuro la vera differenza sarà tra chi è in grado di sfruttare l’AI e chi no. La conoscenza e la creatività umana sono e rimangono basilari».

Dopo il ‘restyling’, quali sono gli obiettivi che vi siete posti?

«Il focus principale come investimento resta su Beefree.io, che negli USA ha già centinaia di migliaia di utenti ma in Europa è ancora poco noto. Agile Telecom cresce bene, vogliamo mantenere stabile la rotta; quello degli SMS è un mercato maturo e non ci aspettiamo stravolgimenti. Riguardo Datatrics, abbiamo lanciato un nuovo modello di analytics, ma non vogliamo che i clienti percepiscano i prodotti come black box misteriose, occorre far capire come ci si muova dentro l’AI. L’obiettivo è migliorare gli analytics e la loro comprensione. Chi li usa oggi incrementa mediamente i tassi di conversione del 30%, puntiamo a farli crescere ancora di più. Teniamo conto che ci sono una miriade di piccole aziende che non hanno i budget dei big spender e noi cerchiamo di facilitarli a prezzi accessibili. Torniamo insomma al concetto di democratizzazione del design e degli strumenti di intelligenza artificiale. Non significa solo accedere a un sistema, ma saperlo usare: più dati inserisco, meglio funziona l’AI. Con Datatrics abbiamo attivato una versione free proprio per questo motivo: abbiamo abbassato lo sforzo di investimento, ora serve fare lo stesso dal punto di vista cognitivo. E la fiducia cresce: oggi, circa 300 aziende si rivolgono a Datatrics».