Nel Consiglio Direttivo di UNA entra Matteo Tarolli, CEO Italia di Starcom: «Prioritario rafforzare il dialogo con aziende e brand; più autorevolezza verso le istituzioni»
L’SVP Italia di Publicis Groupe illustra le direttrici principali del suo impegno nell’organismo di cui fa parte per la prima volta

Matteo Tarolli
Il giro di opinioni attivato da DailyMedia e Dailyonline con i nuovi Consiglieri di UNA prosegue con Matteo Tarolli, CEO Italia di Starcom e SVP Italia di Publicis Groupe, al suo primo incarico.
Del tuo manifesto di candidatura ci ha colpito che fai riferimento a una “nuova generazione di leadership nella comunicazione”, proiettata verso il futuro e consapevole della responsabilità del settore nel sistema Paese. Cosa distingue, secondo te, questa nuova generazione e quale cambiamento intende portare concretamente all’interno dell’industria della comunicazione?
«Negli ultimi anni stiamo assistendo a un avvicendamento generazionale nella leadership dei grandi gruppi. Da un lato c’è una generazione di leader che anagraficamente ha lasciato il segno e assume ruoli di maggiore rappresentanza, dall’altro emerge una leadership fondata su approcci sempre più orientati al business consulting. Io mi sento parte di questa nuova generazione, non solo per un dato anagrafico, ma per una visione che rompe con la tradizionale verticalità del settore. Nel modello che abbiamo costruito in Publicis Groupe, non esistono più silos tra creatività, media e dati. Esiste una trasformazione più profonda: il leader deve saper integrare tutte le discipline, leggere il contesto in modo olistico e guidare il cambiamento con una visione ampia e concreta. La leadership di Roberto Leonelli – dal 2021 CEO Italia di Publicis Groupe – ha segnato un punto di svolta per il nostro gruppo: un passaggio di testimone che ha dato fiducia a una nuova generazione capace di coniugare esperienza, conoscenza del mercato e apertura verso il futuro. Porterò nel Consiglio Direttivo la passione per questo mestiere, l’apertura all’innovazione e insieme un forte senso di responsabilità verso lo sviluppo sostenibile della nostra industry. Cercherò, partendo dal media, di portare un cambiamento culturale prima ancora che operativo: riconoscere la comunicazione come una industry di valore, rafforzandone il ruolo strategico, per costruire, insieme, un settore più autorevole, unito e capace di avere un impatto nel futuro del Paese. Siamo entrati in punta di piedi, ma certamente ci faremo sentire: intendo portare una voce nuova, fresca, che entri nel merito di ogni singola sfida».
Ci puoi raccontare più nel dettaglio le direttrici principali del tuo impegno nel Consiglio Direttivo UNA?
«Il mio impegno si articolerà lungo tre direttrici fondamentali, tutte orientate a rafforzare il valore strategico della comunicazione nel sistema Paese.
1. Rafforzare e innovare il dialogo con aziende e brand.
Credo in un nuovo tipo di partnership tra il mondo della comunicazione e quello delle imprese, basato su fiducia, co-creazione e progettualità condivisa, che dia spazio a nuovi modelli di collaborazione e visione per affrontare le sfide attuali. Per questo, il mio impegno si dovrà focalizzare sulla costruzione di un confronto strutturato con le aziende, con UPA e con tutte le realtà capaci di incidere sulla crescita culturale e competitiva del nostro settore. Perché, per esempio non provare a creare un’Academy congiunta Cliente-Principali Agenzie nel mercato, dove ipotizzare corsi di formazione congiunta, sulle nuove frontiere della comunicazione (AI, purpose, dati, sostenibilità, co-creazione)?
2. Accrescere l’autorevolezza della comunicazione verso le istituzioni.
Essere interlocutori credibili e proattivi per policy pubbliche significa promuovere una narrazione consapevole del nostro ruolo nella società, anche attraverso azioni di advocacy nazionale e internazionale. Costruire nuove alleanze con il mondo delle istituzioni per rafforzare il ruolo culturale e sociale della comunicazione come risorsa capace di accompagnare i cambiamenti nella società, per un futuro in cui la comunicazione sia davvero motore di progresso economico e culturale. Serve una presenza proattiva e strutturata nei contesti dove si disegnano le policy, con visione e proposta: contribuendo a definire le priorità, influenzare le agende e offrire strumenti narrativi e comunicativi.
3. Migliorare concretamente le condizioni del nostro lavoro.
Abbiamo bisogno di un settore più giusto e sostenibile, dove talento e merito siano realmente valorizzati. Questo significa affrontare temi concreti come la correttezza nelle gare, l’equità negli ingaggi, la sostenibilità dei modelli di business e lo sviluppo di sistemi di misurazione condivisi. Su quest’ultimo punto, anticipo come noi apprezziamo molto lo sforzo per una misurazione condivisa e integrata delle audience, che coinvolga tutti i mezzi, inclusi gli OTT. In Publicis Media abbiamo già adottato questo approccio, partecipando attivamente ad Audicom e contribuendo allo sviluppo di una misurazione single-source. Crediamo che questa evoluzione non sia solo un vantaggio per le piattaforme digitali, ma per l’intero mercato pubblicitario. Come già accaduto in passato con la TV lineare, una misurazione più avanzata e concertata porterà valore a tutti gli attori del settore. Porteremo la nostra esperienza in questo percorso per garantire una misurazione sempre più efficace e affidabile. Un punto, tuttavia, per noi è irrinunciabile: chi deve essere misurato non può fare anche il misuratore di sé stesso».