Autore: Redazione
21/12/2022

E-commerce e sostenibilità: TrustMeUp racconta il suo primo anno di attività

L’unica piattaforma in grado di trasformare ogni acquisto online in donazione e ricompensare ogni donazione al 100% in sconti per acquisti, un modello innovativo di raccolta fondi per il Terzo Settore, spiegata da Angelo Fasola, CEO e fondatore, tra risultati, aspettative e obiettivi

E-commerce e sostenibilità: TrustMeUp racconta il suo primo anno di attività

Carlo Carmine e Angelo Fasola

Si sa, a Natale siamo tutti più buoni. E se provassimo a esserlo anche prima? Da un po’ di tempo, la bontà ha allargato i suoi orizzonti e ha cominciato far rima con sostenibilità. Al principio qualcuno ha storto il naso, ha avanzato sospetti legati alla moda, ai trend, a opportunità nascoste. Ma le cose si sono evolute e entro il 2024 presentare un bilancio sostenibile sarà un obbligo. Nel mentre, qualcuno ha deciso di cancellare ogni dubbio e di aprire alla trasparenza. Un anno fa, o poco più, è nata TrustMeUp, azienda che trasforma gli acquisti online in donazioni, dando vita a una nuova frontiera dello shopping in un'ottica di responsabilità sociale condivisa (CSR). A rendere le cose ancora più chiare, qualora ce ne fosse bisogno, accorre la tecnologia blockchain che garantisce una maggiore trasparenza e tracciabilità delle operazioni. TrustMeUp (https://www.trustmeup.com/it/), l’unica piattaforma in grado di trasformare ogni acquisto online in donazione e ricompensare ogni donazione al 100% in sconti per acquisti, rappresenta un modello innovativo di raccolta fondi per il Terzo Settore che permette a tutti di comprare donando e, allo stesso tempo, offre alle aziende una proposta all'avanguardia di corporate social responsability. I consumatori che acquistano nei negozi online presenti nella piattaforma possono, da un lato, devolvere in beneficenza una parte dell'importo speso (mediamente il 15%) all'associazione prescelta in fase d'acquisto, secondo un modello definito "DonaComprando", dall'altro lato possono effettuare una donazione, per qualsiasi importo, a favore dell'ente non profit 'preferito', ricevendo in cambio degli sconti da utilizzare per altri acquisti online. "Il primo incentivo per donare con TrustMeUp è dato dalla possibilità di supportare più progetti a costo zero. Vogliamo però distinguerci anche per la tracciabilità e la trasparenza che siamo capaci di garantire grazie alla tecnologia blockchain", ha dichiarato il presidente di TrusMeUp, Carlo Carmine. A beneficio dell'utente, e a dimostrazione della trasparenza e tracciabilità dello strumento, TrustMeUp emette per conto delle associazioni non profit cui è stata fatta la donazione una ricevuta fiscale valida ai fini delle detrazioni fiscali, garantendo un cashback del 5% in media della cifra spesa. Per saperne di più, per capire come sia andato questo primo anno di attività e cosa accadrà nel corso del 2023 abbiamo parlato con Angelo Fasola, CEO e fondatore di TrustMeUp.

Come si muove sul mercato TrustMeUp?

«Operiamo attraverso tre tipi di stakeholder: ci rivolgiamo ad associazioni no profit, ai negozi online che hanno un’attenzione particolare sulla vendita etica-responsabile, agli utenti e-commerce, donatori e acquirenti. Nel primo caso ci troviamo di fronte a realtà B2B, le stesse che ci permettono di tenere la promessa verso i protagonisti B2C».

Come si è evoluto il mercato e-commerce no profit nelle ultime stagioni?

«Il mondo degli e-commerce è in una fase di espansione, mentre il non profit deve trovare nuovi modelli operativi. Noi abbiamo costruito il primo ecosistema digitale capace di far incontrare in maniera vincente questi due mondi. E-commerce, associazioni non profit e consumatori possono insieme supportare progetti per aiutare chi ha più bisogno. In tutto questo, è davanti agli occhi di tutti che il commercio in rete sia definitivamente esploso. Un piccolo passo indietro, prima del covid c’erano circa 160.000 e-commerce, oggi sono più di 500.000. E qui arriva la prima sorpresa: il mercato italiano B2B vale sei volte quello B2C, di fatto c’è una propensione anche mondiale ad acquistare prodotti B2B. Il mondo del no profit non è diverso: durante la pandemia il totale delle donazioni era diminuito, ma intanto il numero di quelle online cresceva a due cifre, il che conferma, ancora una volta, il forte e determinante impatto della digitalizzazione. Prendiamo come esempio fenomeni quali GoFundMe, il portale del settore più utilizzato al mondo, che ha raccolto nove miliardi di donazioni».

Sono loro i vostri competitor?

«Non proprio. GoFoundMe lavora sul peer to peer; noi rispetto a loro possiamo contare su una vetrina commerciale. Possiamo citare anche Amazon Smile, che destina il 5% delle vendite ad associazioni che vengono indicate dai consumatori. Da noi sono i consumatori diretti a fare donazioni (nell’ordine del 15%)».

L’evidente avanzamento dell’e-commerce potrebbe avere qualche risvolto negativo?

«Partiamo dal presupposto che online occorra esserci, ma attenzione: non c’è stata una sostituzione dal vecchio al nuovo, piuttosto un aggiunta che sa di completamento. La rete potrebbe avere un impatto minimo sui punti vendita tradizionali, ma i risvolti positivi sull’azienda saranno comunque molto forti. L’e-commerce genera più operatività, reddito e quindi anche un aumento dei posti di lavoro. Forse può penalizzare qualche punto vendita, ma di strada deve correrne molta per fare valutazioni negative. Certo, i marketplace fanno da driver e monopolizzatori, ma sono solo una parte. Amazon somma a livello mondiale il 30% del mercato, il 70% lo fanno gli altri. Una cosa simile era capitata con l’avvento dei grandi centri commerciali e super market, ma i piccoli negozi sono sempre presenti».

Come è stato il primo anno di operatività?

«Abbiamo lavorato per popolare la nostra piattaforma di associazioni e di e-commerce. Siamo nati con una promessa: gli acquirenti che donano vanno ricompensati e l’abbiamo mantenuta. A oggi, abbiamo inserito 77 associazioni no profit e 108 e-commerce. Continueremo a farlo. Nel 2023 cominceremo a parlare con utenti, donatori e negozi, attraverso attività dedicate, vedi promo e azioni di comunicazione, come pure con le associazioni, creeremo campagne e iniziative particolari. Il valore del nostro lavoro è confermato anche da una recente indagine Doxa3.0 che racconta come il 37% di consumatori preferisca fare acquisti presso quei negozi che fanno del bene. Chi acquista in rete è un donatore. L’ultima maratona Telethon in ordine di tempo ha raccolto 56 milioni».

Quanto conta essere “facili” da usare?

«È fondamentale. La nuova release della nostra piattaforma non obbligherà la registrazione per fare una donazione. Ci si registrerà per accadere agli sconti/ricompensa».

Si è parlato di iniziative di comunicazione: saranno solo online?

«Abbiamo lanciato la nostra campagna “Dona e raddoppia”, online sui social, in co-branding con le associazioni presenti sulla piattaforma; è un primo segnale. Saremo prevalentemente in rete, ma potrebbe capitare un giorno di presidiare anche i media tradizionali. A proposito di comunicazione, abbiamo fondato la nostra squadra nazionale di calcio, allenata da Zaccheroni, che scende in campo per promuovere il no profit nel mondo sotto un’unica bandiera, sulla quale spiccano 11 loghi diversi, riferiti a diverse associazioni».

C’è un target a cui vi riferite?

«Sul fronte no profit si assiste a una grande avanzata di donne e giovani (cosi dice sempre Doxa), e sono loro quelli su cui punteremo. Inizieremo a comunicare con social, dem, media. Vorremmo arrivare a qualche centinaia di migliaia di utenti, ora ne abbiamo 2000, ma, come detto, non abbiamo ancora cominciato a comunicare».

Gli obiettivi per il 2023?

«Stiamo lavorando per internazionalizzare la piattaforma, siamo nella fase del primo round degli investitori. Obiettivo: sbarcare in Francia, Spagna, Germania, Inghilterra e Stati Uniti».