Ce.R.T.A presenta l’Annuario 2021 della tv italiana con Auditel, APA, Sensemakers e Talkwalker
Il Centro di ricerca dell’Università Cattolica guidato da Massimo Scaglioni ha condotto un’indagine sul sistema televisivo nei dodici mesi a partire da settembre 2020

Massimo Scaglioni, direttore CERTA
Gli ultimi 19 mesi hanno dimostrato definitivamente l’importanza del contenuto audiovisivo e la preponderanza della tv tra i mezzi di comunicazione. Soprattutto durante il confinamento, la televisione ha garantito un presidio informativo costante e creato un legame tra i cittadini costretti a stare chiusi in casa per lungo tempo senza poter coltivare la propria socialità.
A questo fenomeno di “esplosione” televisiva è dedicato il primo Annuario della tv italiana, che analizza l’industria mediale e televisiva nazionale, nonché le dinamiche della produzione, dell’offerta e dei consumi di televisione e di audiovisivi influenzati dalla pandemia, dall’ibridazione fra tv e streaming, e dalla competizione fra editori tradizionali e piattaforme over the top. L’iniziativa è a cura di Ce.R.T.A. - Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’Università Cattolica -, coadiuvato da partner come Auditel, APA – Associazione Produttori Audiovisivi, Sensemakers per la parte relativa alla “Total Audience”, ovvero la tv vista attraverso apparecchi connessi in rete, e Talkwalker per la visione con condivisione ed engagement di contenuti televisivi sui social media come Facebook, Instagram, Twitter.
Il periodo preso in esame è l’anno televisivo 2020-2021 da settembre ad agosto, durante il quale l’industria televisiva ha cercato di tornare alle routine pre-pandemiche e allo stesso tempo di intercettare il grande bisogno di televisione, facendo partire le produzioni in un contesto di “nuova normalità”, col virus che portava con sé nuove ondate di contagi e di problemi.
Punto di svolta
La ricerca diretta dal professor Massimo Scaglioni, alla guida del Ce.R.T.A, ha monitorato per dodici mesi oltre 30mila ore di contenuti prodotti dagli editori televisivi e dalle piattaforme digitali, un mercato che in Italia ha un valore stimato di 9,5 miliardi di euro. L’Annuario 2021 evidenzia la trasformazione del comparto mediale tra spinta tecnologica, e nello specifico social media e OTT, “convergenza mediale”, digitalizzazione e progressiva globalizzazione dei mercati. La pandemia sarà ricordata come un “turning point” decisivo soprattutto per il broadcasting tradizionale su cui si basa il sistema dei media nazionale.
La pandemia ha accelerato il consumo di contenuti audiovisivi, che passa principalmente attraverso il broadcasting, ma contemporaneamente la maggiore presenza di smart tv e tv connesse in rete spinge la visione non lineare e la fruizione di contenuti audio-video in streaming da parte di 17,4 milioni di cittadini italiani, di cui 11,3 milioni con cadenza almeno settimanale. Il fenomeno è collegato alla crescita dell’offerta di piattaforme svod come Netflix, Amazon Prime Video, Disney+ e Discovery, e di avod quali RaiPlay, VideoMediaset, e altri.
La smart tv rappresenta inoltre un forte acceleratore del processo, spingendo il consumo non lineare che rappresenta quasi il 50% del totale consumo televisivo tra chi possiede un apparecchio connesso.
I numeri della tv nella pandemia
Nel periodo del confinamento tra la fine di febbraio e l’inizio di maggio 2020 il consumo di televisione tradizionale è cresciuto di quasi il 50% rispetto allo stesso periodo del 2019, raggiungendo fino a 15 milioni di spettatori nel giorno medio nella tredicesima settimana dal 22 al 28 marzo, e oltre 6 ore di visione per individuo.
Nello stesso periodo il consumo di televisione nel prime time supera i 30 milioni di spettatori medi (marzo e aprile 2020), trasformando la tv nel mezzo chiave nella gestione comunicativa della crisi. Gli ascolti digitali risultano altrettanto in forte crescita. La “Total Audience” di Auditel, generata da smart tv, smartphone, tablet e pc, è in aumento sin dall’inizio della misurazione, nel 2019.
Ma nel marzo del 2020, in contemporanea con i picchi di consumo di tv tradizionale, sui device connessi in rete si raggiunge il record di 1,3 miliardi di stream erogati, con un evidente esplosione rispetto ai 500 milioni rilevati nel giugno precedente quando il servizio è partito. Il record giornaliero di consumi di contenuti televisivi in streaming tramite device digitali è invece raggiunto domenica 27 settembre 2020, con oltre tre milioni di ore di fruizione censita in “Total Audience”.
La sfida dei contenuti
Lo scenario di crescente integrazione e convergenza del mezzo televisivo con l’ecosistema digitale crea anche nuove forme di competizione tra editori e piattaforme. Nel 2019 la raccolta di player come Google, YouTube e Facebook ha superato quelli dei broadcaster free-to-air mentre per quanto concerne gli utenti unici nel giorno medio la tv può godere ancora di un importante primato rispetto al tempo passato navigando in rete.
Questi dati mostrano come la tv si configuri come il più innovativo dei mezzi tradizionali e non un medium destinato al declino. La chiave dell’evoluzione digitale del broadcasting sta nei contenuti, valorizzati in uno scenario competitivo su alcuni generi-chiave. Tanto i contenuti scripted quanto quelli unscripted hanno dimostrato il potenziale di “sincronia nazionale” che la televisione tradizionale continua a rappresentare.
Per i broadcaster costituiscono asset importanti l’informazione e lo sport, che alimenta la liveness di offerte gratuite e a pagamento e che ha varcato i confini del tradizionale broadcasting per approdare allo streaming, come nel caso delle Olimpiadi di Tokio su Eurosport Discovery+; e la Serie A su DAZN.
L’Annuario della tv 2021
La ricerca si apre con alcuni eventi che hanno caratterizzato l’annualità televisiva 2020-21: gli accordi fra Sky Italia e Netflix, il lancio di discovery+, le modifiche a Mediaset Play Infinity e Now, l’acquisizione dei diritti della Serie A da parte di DAZN, buoni risultati del Festival di Sanremo e cambiamenti del consumo.
Il piano internazionale è invece caratterizzato da accordi come quello AT&T/Warner/Discovery) e dalla crescita progressiva degli investimenti in contenuti da parte dei colossi globali (Netflix, per esempio, dichiara ad aprile che la spesa in contenuti per il 2021 ammonterà a 17 miliardi di dollari). La seconda parte della ricerca offre un’analisi quantitativa dettagliata della produzione italiana di contenuto originale unscripted e scripted, 16.910 ore di emissioni di intrattenimento e 525 ore di emissioni di fiction.
L’intrattenimento prodotto mostra un macro-genere, e una macchina produttiva, fortemente resiliente con una crescita dei volumi (+900 ore) rispetto al periodo pre-pandemico (segnatamente all’annualità 2018-19, l’ultima analizzabile senza gli effetti del Covid).