Autore: Redazione
27/05/2019

Captify e i dati di search on-site che vanno oltre l’advertising

La company che ha aperto la sua sede italiana, a Milano, durante lo scorso aprile, propone un modo tutto nuovo di utilizzare le informazioni raccolte attraverso le barre di ricerca. L’intervista al presidente europeo Vincent Pelillo

Captify e i dati di search on-site che vanno oltre l’advertising

Vincent Pelillo

Ad aprile, Captify è sbarcato sul mercato italiano. Si tratta di una società che raccoglie i dati dalle barre di ricerca on-site, e li trasforma in campagne adv performanti e in insight utili alle aziende per prendere decisioni di business ad ampio spettro, dalle strategie pubblicitarie fino allo studio dei clienti. Una soluzione certamente molto apprezzata, come confermano le collaborazioni con brand come adidas, Amazon, FOX, McDonald’s, P&G, Nike, Spotify, Unilever, Sky, eBay e Coca Cola (sono solo alcuni tra i grandi nomi), probabilmente a causa della sua flessibilità, dai molteplici campi di applicazione degli output che produce. «I dati di ricerca sono il segnale più forte che un utente può dare. Sono un’espressione di volontà pura, senza condizionamenti, formulati da persone che sono motivate a farlo», spiega Vincent Pelillo, presidente europeo di Captify, a DailyNet.

The italian job

I marketer italiani sembrano averlo capito subito, tanto da fare esclamare Pelillo: «L’Italia è stata la country dove abbiamo registrato la più grande partenza a cui mi sia capitato di assistere». «Abbiamo già oltre molteplici clienti attivi (tra cui Amex, Seat, Vodafone, Lexus, Suzuki e Danone n.d.r.), e altri sono in attesa. Il nostro team in Italia, ad oggi, è composto da due persone ed è guidato da Nelson Gregory Francesca, nella carica di Sales Director Italy. Io offro loro il supporto necessario nella fase di partenza della nuova unit milanese», ha continuato. D’altra parte, l’Italia è un mercato piuttosto maturo, più di quanto si creda. «Il mercato francese, ad esempio, è più grande, ma la maturità è la stessa», afferma. 

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Nelson Gregory Francesca

Come funziona la piattaforma

La piattaforma di Captify nasce da una specifica richiesta del mercato: raccogliere i segnali espressi dagli utenti attraverso la search on-site e in-app. Questa si sviluppa in tre differenti step: «Nel primo cattura informazioni grezze dalle search bar dei siti e le elabora per estrapolarne il senso, scremando poi ciò che è comprensibile da ciò che non lo è. Nella fase successiva la piattaforma si occupa di dare una struttura ai dati, di categorizzarli. Infine, bisogna fare in modo che questi siano pronti all’uso, creando segmenti e collegando keyword agli utenti. Una volta terminato questo processo, gli insight sono pronti», spiega Pelillo.

Da dove provengono i dati

Dati sì, ma DOP, come una bottiglia di Montepulciano. Vengono raccolti attraverso i siti degli editori, dagli «intentionist, ovvero piattaforme di comparazione prodotti, blogs e forum dove gli utenti fanno paragoni tra elementi diversi», e dai portali di ecommerce, «di natura composti da merchant, da cui raccogliamo le informazioni sulla semantica», spiega. «L’intersezione di questi gruppi ci restituisce la massa critica di dati di cui abbiamo bisogno, che corrispondono a circa 5 miliardi di segnali». È molto alta poi l’attenzione alla compliancy con le regole relative alla privacy, al punto da sviluppare dei workshop perché anche i propri clienti non superino i confini della legge. «Parte del nostro sforzo è stato educare alla legge e al suo spirito», conferma Pelillo.

Captify e l’advertising

L’approccio alla pubblicità - considerata una parte di un business più ampio, ma per ora la più redditizia – è totalmente agnostico. «Abbiamo la possibilità di lavorare in programmatic con molteplici partner, senza restrizioni, sia per lato adtech che nell’editoria. Forniamo informazioni su misura, creative e dinamiche sincronizzate con gli interessi e le intenzioni della vita privata del consumatore. Approfondimenti personalizzati che non sono disponibili altrove. Insomma, dati unici. Usiamo lo stesso approccio anche per i canali, siano essi video, mobile o audio. I nostri data set sono utilizzabili su ogni media»,  dice il presidente europeo, che poi continua: «Ciò che ci differenzia è il fatto di saper tradurre il brief di un cliente in dati, in semantica, in un vero e proprio planning strategico».

Il futuro

Se nei prossimi 20 mesi «l’ecosistema digitale sarà cambiato drammaticamente», l’orizzonte di Captify sembra già piuttosto definito. I prodotti che debutteranno sul mercato nel corso dell’anno riguarderanno il mondo del Voice - «Non sarà uno strumento pensato appositamente per l’advertising ma potrà essere applicato per questo fine» - e il lancio di una insight platform, previsto per settembre, dedicata a brand, editori e publisher. I primi potranno raccogliere pareri e informazioni su difetti e punti di forza dei loro prodotti, scoprendo ad esempio a quali caratteristiche gli utenti fanno riferimento per la sua ricerca. Gli editori invece «vogliono monetizzare le inventory, ma anche capire i loro pregi. Possiamo aiutarli a costruire contenuti tailor made per le loro audience». «Usiamo la search in modo diverso, e siamo in grado di applicarla in modi innovativi», conclude Pelillo.