Buone notizie: nasce CSRstars, il magazine della responsabilità sociale condivisa
Edito dalla piattaforma TrustMeUp, l’unica che consente di fare donazioni e recuperare l’importo donato sotto forma di credito e di sconto da spendere nei negozi convenzionati, il progetto viene raccontato dal Direttore Responsabile Giovanni Perilli
Non siete stanchi di essere avvolti da notizie cattive, brutte, senza speranza, che quasi vi ammoniscono ogni giorno da tutti gli schermi possibili e immaginabili? Sì, ma fate finta di nulla, resistete, forse giustificate, anche se in parte. Dopotutto, è un mondo difficile ed è bello insistere nella negatività e sentirsene collettivamente parte, in una sorta di riedizione dell’antica, ma sempre attuale sentenza di Schopenhauer: mal comune mezzo gaudio. E se invece, un bel giorno, va bene anche oggi, cominciassimo a leggere di accadimenti positivi, tipo un’azienda che fa del bene operando attraverso il suo business? Se iniziassimo a entrare nel mondo della responsabilità sociale condivisa, della Corporate Social Responsability, anche detta CSR? C’è qualcuno in giro che abbia voglia di raccontare storie edificanti senza passare per strano ed essere guardato male? Esiste. La scorsa settimana, a Milano, è stato presentato CSRstars (https://csrstars.it/), il magazine della responsabilità sociale condivisa. Un dialogo aperto tra Terzo Settore e aziende attente alla responsabilità sociale con l’obiettivo di promuovere una piena cultura della donazione trasparente. Onlus, Fondazioni, imprenditori, ma anche responsabili CSR di grandi e medie imprese: saranno loro a dar vita ai contenuti della testata online attraverso interviste, approfondimenti e tante news. Il direttore editoriale è Angelo Fasola, già protagonista del mondo della corporate social responsability con la piattaforma TrustMeUp, l’unica che consente di fare donazioni e recuperare l’importo donato sotto forma di credito e di sconto da spendere nei negozi convenzionati. TrustMeUp è anche l’editore del magazine. Tra le pagine in rete si rincorreranno quindi approfondimenti su campagne, progetti e case history sui temi della sostenibilità e della responsabilità sociale d'impresa. DailyNet ha chiesto maggiori lumi al Direttore Responsabile Giovanni Perilli (protagonista anche della puntata di DailyOnAir presente su questo numero).
La sostenibilità sta veramente diventando un ramo concreto del business mondiale?
«Dalle nostre parti subiamo qualche ritardo sulla tabella di marci, ma in America ci sono già arrivati e stanno esplorando la vera Generazione Z, ossia quel segmento di società che ha una sensibilità etica, che si muove su acquisti online particolari, legati anche al fare del bene al prossimo. Si tratta di azioni più pensate, che mettono da parte i vecchi modelli. Il nostro magazine racconta le realtà che fanno bene sia dal punto di vista commerce sia sul fronte associativo. Occorre prendere coscienza che i paradigmi sono cambiati. Da quindici anni qualcosa è mutato e l’acquisto si è legato sempre di più al concetto di donazione!.
Come nasce il progetto?
«Dall’obiettivo di raccontare le aziende che fanno del bene attraverso il loro business. Aziende, e-commerce, associazioni che si muovono sul campo. Intervistiamo realtà che solitamente non hanno visibilità o che, al massimo, si muovono attraverso redazionali, noi andiamo più a fondo. Dietro un acquisto che genera una donazione si muove veramente di tutto. Ed è il consumatore che indica l’indirizzo della sua donazione. Si spendono circa 1500 euro all’anno online, immaginiamo il 15% dato in donazione, impensabile? No, sta già accadendo».
Il magazine: come è stato disegnato, di cosa parlerà nel dettaglio?
«Abbiamo una mission: raddoppiare le donazioni nel mondo. Ma anche essere una testata che racconta il bene, che spazza via il concetto della cattiva notizia che vende di più. La nostra redazione è formata da venti giornalisti, distribuiti in tutta Italia. Ascoltiamo il territorio, le aziende che vogliono aiutare, le loro ragioni. Sarebbe anche ora di mettere da parte l’idea di un aiuto concreto non pubblicizzato, cosa che rappresenta un retaggio cattolico; oggi il bene va raccontato, perché il bene produce qualcosa di importante per la società».
Multimedialità: cosa avete escogitato?
«Siamo dentro il mondo social, con Facebook, che rimane la piattaforma comunque più utilizzata, nella quale raccontiamo le notizie, e LinkedIn, spazio che ci permette di raggiungere le aziende. A breve sarà la volta anche di Instagram e, non appena potremmo contare su un buon bagaglio di materiale, diventeremo protagonisti anche su YouTube. TikTok ha un linguaggio diverso, un modo di interfacciarsi differente. E per il momento non fa parte dei nostri progetti».
Come vi muovete sul fronte degli abbonamenti e della pubblicità?
«Il magazine è gratuito ed è curato completamente dall’editore TrustMeUp. Una filantropia editoriale web 2.0»