Autore: Redazione
12/01/2018

Big data, l’Unione europea punta i fari sulla currency digitale

La commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager vuole chiarire se il loro possesso può nuocere alle dinamiche competitive. Specialmente in caso di merger o monopoli

Big data, l’Unione europea punta i fari sulla currency digitale

Le autorità antitrust dell’Unione europea sono pronte a guardare con maggiore attenzione a una delle monete più importanti del mondo digitale attuale: i dati. Lo riferisce un articolo pubblicato a inizio anno del Wall Street Journal, secondo cui la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager è impegnata a monitorare le modalità attraverso cui le società accumulano e utilizzano i big data, custodi di preziose informazioni relative ai consumatori. Si tratta, come già accaduto in passato, di un approccio molto differente rispetto a quello degli Stati Uniti, dove i regolatori tendono a privilegiare i benefici dei big data per l’innovazione. Il tema della concorrenza La preoccupazione di Bruxelles è se le aziende che possiedono big data, da Facebook a BMW fino ad Alphabet, possano escludere nuovi competitor dal mercato, in quanto possiedono informazioni esclusive per soddisfare i consumatori e ridurre i costi. I regolatori non dicono che i big data siano negativi di per sé, ma al momento di rivedere i merger o i monopoli vogliono essere sicuri che i concorrenti non siano esclusi dalla competizione perché non hanno accesso a questo tipo d’informazione. “In alcune aree, questi dati hanno un grandissimo valore - ha spiegato Vestager al Wall Street Journal -. Possono precludere il mercato, dando alle parti che li possiedono immense opportunità di business non disponibili agli altri”.