Beintoo benedice la stretta di mano tra on e offline
Sullo sfondo della nuova sede del gruppo, un evento-convegno-tavola rotonda sui temi della convergenza tra reale e virtuale

Come in vecchie fantasie fanta-tech, in scenari di matrice letteraria e poi cinematografica in cui dimensioni virtuali si tramutavano in qualcosa di concreto, per arricchire esperienze reali non propriamente gioiose. Il c’era una volta in cui si sperava che un giorno, chissà quando, tutto questo si sarebbe avverato, intrecciato. Memorie vintage improvvisamente ritornate in auge, prima come supposizioni, poi come case-history, il classico battibaleno, perché il tempo non attende timori reverenziali o dubbi di sorta. Online e offline insieme, a braccetto, a perorare la causa l’uno dell’altro, a sentirsi ogni giorno per vedere che fa l’amico, senza gelosie, per crescere insieme. Per offrire una customer experience sempre più ricca, indimenticabile, quantomeno mai noiosa, qualcosa per cui vale la pena. Viaggio online, ma è come se stessi calpestando pavimenti veri, e viceversa, senza soluzione di continuità. Ci siamo arrivati, non tutti, ma qualcuno sì, certi settori hanno risposto subito o quasi al citofono, altri no, ma un giorno, forse chissà.
Benvenuti in paradiso
Intanto, Beintoo, ha approfittato della presentazione dei nuovi uffici milanesi, roba da fare invidia (se non ci credete, fate male, sono in Largo Richini), per dare il benvenuto scatenare il dibattito sul tema della convergenza: il cortile come una sala teatrale, una bella giornata di sole, ospiti portati alla confidenza. C’erano: Antonio Filoni, Head of Digital Offering di Doxa, Arturo De Simone, Marketing Director Group Digital e Theatrical Media di Warner Bros, Simone Lovati, Director di Cerved_ON, Consuelo Arezzi Boza, Ceo & Co-Founder di Soldout, e, ovviamente, il padrone di casa nonché Ceo di Beintoo, Andrea Campana.
New shop in town
Non poteva essere se non Filoni ha dare il classico La alla chiacchierata, illustrando da par suo gli attuali scenari del marketing digitale che si incontra a metà strada con il punto vendita, che riporta alla memoria gli antichi profumi della vicinanza, della comunanza, della fratellanza, rassicuranti. Perché se è vero, come è vero, che l’82% della popolazione è online, che lo scorso anno il mercato del mobile adv è cresciuto del 28% e ha toccato i 1,4 miliardi, c’è bisogno di toccare, di odorare, di provare, di fare esperienze positive. Ed eccolo quindi il negozio fisico che ritorna, anche se non era andato da nessuna parte, ma forse aveva smarrito un po’ di fascino, ma poi la storia si ripete ed ecco che si creano le file interminabili alla cassa. Ma anche senza cassa, perché l’importante è che il pv si aggiorni, si trasformi in qualcosa d’altro, di estremamente piacevole, un luogo dove sostare, anche senza avere l’obbligo dell’acquisto immediato, un posto dove trovare se stessi. Poi si può anche tornare a casa, inebriati e l’ecommerce avrà un sapore ancora più buono. Gli esempi cominciano a farsi notare (Milano City Life?), l’attenzione dei singoli shop diventa più intensa, nei confronti dei competitor, ovviamente, ma non solo, anche dei vicini di casa, che potrebbero organizzare un barbecue saporitissimo e rubare la scena. E poi, si invecchia, soprattutto in Italia e c’è bisogno di spazi di condivisione…
Cinema, oltre il secchiello di popcorn
Ah la qualità la vedi solo sul Grande Schermo. Poi però l’utente della domenica ha cominciato ad annoiarsi, a sentirsi stanco, ha scoperto il download, ha solcato i mari della rete indossato una benda, poi sono arrivati Netflix e anche Amazon e ora pure Apple e la storia è diventata ancora più complessa. E i video game, per allargare ancora di più il discorso sull’entertainment? Ci fu un tempo in cui li si comprava, poi li si cercava con grande felicità online, fino a imbattersi in spazi in cui i game nascono e prosperano. De Simone alla fine ha allargato le braccia e noi con lui, perché nel mentre si è “allargato” anche lo spettatore ed è diventato qualcosa di differente, un nuovo punto di ri-partenza sul quale operare: dati, dati e ancora dati, utilizzo diversificato per approdare a inediti momenti di business, che poi è quello che sta facendo Warner, guarda un po’ proprio con il sostegno di Beintoo. Oltre la solita, favolosa peraltro, fan base, c’è di più e magari si può scoprire studiando le tipologie di spettatori, tra usanze, cultura, passioni, propensioni, persino la distanza che sono disposti a percorrere pur di assistere al loro spettacolo, senza dimenticare di indagare sul post visione: che fanno dopo? A tal proposito, piedi di piombo che la General Data Protection Regulation è sempre nervosa.
Dati misteriosi
Ma se si sta attenti, se non ci si fa prendere dall’eccessivo entusiasmo, un adeguato tracciamento è possibile ed è anche cosa buona e giusta. A patto di saperli utilizzare i famosi dati, imprescindibili ma anche vigliacchi se non si hanno le dovute conoscenze della materia, ossia mercato e utenti. Insomma, dal cane che si morde la coda e al cerchio che si chiude il passo è fattibile, ma occorre studiare. Di questo, ma anche di customer journey e di utente da sostenere, capire, anche soccorrere, di nuove attitudini industriali, con Amazon che ti toglie il saluto se osi definirla l’apoteosi dell’ecommerce, quando invece oggi si propone come digital company, di settori che proprio non ce la fanno con dati e affini (il manifatturiero o il real estate), si è discusso nella tavola rotonda finale, con la partecipazione dei già citati Consuelo Arezzi Boza e Simone Lovati.