Autore: Redazione
26/03/2024

Auditel: il JIC garantisce equità e trasparenza del sistema dei media, essenziale conferirgli una veste giuridica

Lo ha detto il Presidente Andrea Imperiali nel corso della presentazione della Relazione Annuale presso la Camera dei Deputati; Lasorella (AgCom): «Le ‘audi’ devono dialogare tra loro»

Auditel: il JIC garantisce equità e trasparenza del sistema dei media, essenziale conferirgli una veste giuridica

Andrea Imperiali, Presidente Auditel

Si è tenuta a Roma, presso la Camera dei deputati, la relazione annuale di Auditel sullo stato del mezzo televisivo in Italia. Quest’anno il settore festeggia due compleanni: i 70 anni di televisione (Rai) e 40 anni di ricerca sugli ascolti. Nel 1984 infatti nasceva la società oggi presieduta da Andrea Imperiali, per offrire al mercato pubblicitario che si stava consolidando dati solidi sugli andamenti degli ascolti. Imperiali non ha mancato di ricordare Silvio Berlusconi, che di questo importante passo fu uno dei fautori insieme a Sergio Zavoli e Biagio Agnes. In apertura della sua relazione ‘70 anni di tv, 40 anni di auditel: il ruolo dei JIC nel nuovo scenario mediale’, il Presidente Imperiali ha ricordato una serie di tendenze che caratterizzano il settore televisivo e la sua evoluzione. Come prima cosa, è quasi completata la digitalizzazione delle apparecchiature: dopo la rottamazione di 40 milioni di apparecchi con il tubo catodico, oggi nelle case degli italiani ci sono complessivamente 120 milioni di schermi digitali (lo dice la ricerca di base Auditel realizzata con Ipsos), di cui 97 milioni sono connessi alla rete internet. E quelli casalinghi sono sempre più grandi, fino a 55 pollici, come rivela il 5° Rapporto Auditel-Censis. Un altro cambiamento sostanziale è intervenuto nella fruizione: dalla condivisione in famiglia alla visione individuale, sempre più spesso in mobilità; da un consumo lineare intermediato dal palinsesto, a quello on demand caratterizzato da una scelta autonoma da parte dello spettatore (comunque condizionata dal catalogo, ndr) su un’offerta disponibile 24 ore su 24.

Nuovo scenario tv

Il processo di digitalizzazione della tv ha investito in modo cruciale il modo di ‘vedere’ la tv, per esempio attraverso i device come i tablet (ce ne sono 7 milioni in Italia), o viene usata come schermo per giocare ai videogames (2 milioni di console). L’ingresso del digitale terrestre di nuova generazione, dell’HD e delle connected tv ha trasformato la visione tradizionale in un modello nuovo di consumo, già descritto prima, che sopperisce al calo di ascolti della tv lineare con quello digitale, prontamente misurato da Auditel, in grado di restituire ai broadcaster italiani l’1,4% in più in termini di Total Audience nella stagione 2022-2023. Il che dimostra che la tv in qualche modo tradizionale è sempre molto importante nella dieta mediatica del Paese, e continua a contribuire al processo di modernizzazione tecnologica del Paese. Altri dati mostrano che l’offerta italiana ha raggiunto giornalmente oltre il 90% dei telespettatori e ha conquistato l’82,3% del totale del tempo dedicato alla visione televisiva, anche grazie all’ascolto incrementale generato dagli schermi digitali (crescita del 20,3% per le visualizzazioni e del 25,1% in termini di tempo speso). A tutto questo Auditel ha saputo rispondere con il proprio processo innovativo, che parte da un punto fermo: il modello JIC (joint industry committee) per una governance che garantisce trasparenza e controllo incrociato grazie alla presenza di tutte le componenti, e poi il lancio della misurazione Total audience che include anche la misurazione delle audience pubblicitarie tramite CUSV (Codice Unico Spot Video), tenendo presente che oggi con le ctv e le smart tv vengono adottati formati e logiche di pianificazione adv tipici del mondo digitale. Ma soprattutto Auditel ha affrontato la crescita esponenziale dei canali da monitorare. Dalla liberalizzazione delle trasmissioni via etere avvenuta il 28 luglio 1976 da parte della Corte Costituzionale al 2024, passando per lo switch off del 2012, la concorrenza è cresciuta vertiginosamente: alle 7 storiche emittenti pubbliche e private se ne sono aggiunte 373, per un totale di 380 canali televisivi oggi rilevati da Auditel.

Mercato globale asimmetrico

Un altro aspetto che è stato sottolineato da Imperiali: l’asimmetria del mercato globale dello streaming dove oggi c’è una sovrabbondanza di offerta – ben 27 piattaforme – che inevitabilmente porterà a processi di concentrazione che avranno l’effetto di rafforzare posizioni già estremamente consolidate in capo a pochi soggetti in grado di fare economie di scala mondiali e una concorrenza quasi invincibile agli operatori europei. Dice Imperiali: «Va urgentemente completato, in logica di trasparenza, equità e soprattutto sostenibilità, il quadro regolatorio dell’Unione in un settore cosi delicato per l’interesse generale. A cominciare dai non più tollerabili paradisi fiscali europei, che alterano la concorrenza, frenano l’innovazione e allargano il divario finanziario fra i giganti globali e gli attori continentali. E, tenuto conto della velocità cui viaggia, non possiamo permetterci di compiere con l’intelligenza artificiale gli stessi errori, gli stessi ritardi, gli stessi vuoti legislativi che hanno caratterizzato la crescita e lo sviluppo disruptive del settore digitale». Infatti, anche la AI è in mano ai cosiddetti ‘giganti del web’ ed è uno strumento di per sé portatore di vari disequilibri, di mercato come nella privacy. «È un lavoro urgente e non più differibile. Senza trasparenza, senza parità competitiva, senza equità fiscale è davvero inimmaginabile garantire a tutti i soggetti un reale level playing field, ossia la possibilità di competere nei 27 Paesi all’interno di un quadro legislativo unico, che protegga i consumatori, garantisca un uso etico e responsabile della tecnologia e includa – naturalmente – anche i JIC» ha sottolineato il presidente di Auditel.

Il ruolo dei JIC

I JIC possono avere anche un ruolo nella difesa della democrazia digitale. «Se fino a ieri si pensava che i sistemi di misurazione contribuissero solo a stabilire una misura del ritorno degli investimenti pubblicitari, oggi sono diventati un presidio fondamentale della concorrenza e della democrazia digitale, giacché sono gli unici che possono certificare con precisione le reali preferenze dei consumatori; risultano indispensabili nella corretta distribuzione del finanziamento pubblico; mettono a nudo, per contrasto, i pericoli insiti nel gap informativo - lo squilibrio nella accessibilità e nella verificabilità dei dati - che impatta sul funzionamento del mercato, con implicazioni sempre più rilevanti in termini economici, di concorrenza, di sicurezza e anche di data protection; contribuiscono, in ultima analisi, all’integrità e all’equità complessiva del sistema, con evidenti ricadute anche sul pluralismo e sulla qualità dell’informazione» ha detto il presidente di Auditel. Quindi la pratica dell’auto-misurazione non è più tollerabile, e questo modello sta convincendo non solo il mercato nostrano, con la costituzione di Audicom (fusione di Audipress e Audiweb) e la prossima nuova Audiradio (che dovrebbe nascere entro aprile, ha detto il Presidente di AgCom Giacomo Lasorella). Infatti, Google ha manifestato l’intenzione di aderire ad Audicom; ma anche altri Paesi stanno valutando di adottare il modello JIC, per esempio gli Stati Uniti. E’ essenziale garantire trasparenza e imparzialità dei sistemi di misurazione indipendenti e condivisi e, più in generale, dare una regolamentazione transnazionale al sistema dei media così profondamente permeato dalla tecnologia digitale. L’Europa è già intervenuta con l’AI Act e con il Media Freedom Act: ora, dice Imperiali, bisogna «conferire una veste giuridica ai JIC europei, affinché siano in grado di integrare tutti i soggetti del mercato e, soprattutto, siano investiti di un legittimo interesse sotto il profilo delle qualificazioni di data protection proprio al fine di svolgere il loro compito in maniera completa e accurata e nell’esclusivo interesse pubblico».

La posizione di AgCom

Su questo tema torna Lasorella: «Il JIC è uno strumento trasparente e condiviso, e già nelle applicazioni come Audicom dimostra di poter assicurare che le diverse misurazioni si parlino, che siano coerenti: lo dice l’Europa, lo diciamo, sommessamente, noi di AgCom, lo hanno capito il mercato e anche gli OTT». Nel 70esimo anniversario della Rai «Auditel ha dato prova di capacità di rispettare la sua expertise originaria sulla componente digitale, misurando ascolti generati un ambiente multiservizio in cui l’etere si confonde con la rete, grazie a una sofisticata architettura tecnologica e alla ricerca sociale. L’AgCom conviene con l’analisi offerta da Auditel e incoraggia la formazione di JIC lavorando a quelle di Audicom e di Audiradio, con l’obiettivo di razionalizzare il sistema delle ‘audi’. I temi centrali sono l’inclusione dei nuovi soggetti nelle governance (sulla scorta della consultazione avviata nel 2022 proprio su questo argomento), la trasparenza e il principio di comparabilità». Audicom è un esempio di questa integrazione: la presenza di Auditel nella compagine societaria assicura il dialogo tra ‘audi’, un altro aspetto centrale per AgCom. Infine, l’Authority insiste sul tema del diritto d’autore, «anche alla luce della AI dobbiamo garantire un equo compenso per lo sfruttamento dei contenuti, e senza misurazioni non si riesce a raggiungere».