Autore: Redazione
02/07/2020

Ascolta e impara: il pianeta dell’audio avanza, il caso GOODadd

La fresca storia di una creative factory operante nell'ambito del Marketing & Comunicazione, specializzata nella realizzazione di branded podcast, digital audio advertising e company podcasting a supporto della comunicazione interna aziendale e delle strategie di content marketing. Ce ne parla il CEO e founder Marcello Pozza

Ascolta e impara: il pianeta dell’audio avanza, il caso GOODadd

Marcello Pozza

Assediati da immagini, colori, sovrastati da colori rutilanti, da movimenti, da istantanee e da filmati, nonché da vecchi saggi che, in quanto tali, la sanno lunga e sono anni, decenni che parlano, troppo, di civiltà dell’immagine, di cultura dell’apparenza, di dittatura del look. Al di là dei consueti moralismi, che permeano e raccontano la società, quando …è troppo è troppo. La legge dell’inflazione si abbatte su tutto e tutti, non guarda in faccia nessuno, oggi tocca a me e domani a me. E le voci girano: una delle ultime è quella di Nielsen, la cui recente ricerca dedicata alla credibilità dei media ha visto trionfare la radio! L’audio, come nel 1935. Ma non cominciate a brindare cari passatisti senza aver fatto i conti con l’oste, mister Digital, che tutto fa riaffiorare, ma sotto altre vesti, con prerogative e obiettivi debitamente riaggiornati. Oggi, ma anche l’altro ieri a dirla tutta, audio vuol dire audiobook e podcast, quest’ultima che somiglia sempre più alla parola d’ordine per aprire nuovi scrigni colmi di chissà quali tesori.

Occorrono però dei codici per riuscire a padroneggiare questa nuova realtà che pare nuovissima in Italia, ma che altrove sta producendo fatturati milionari. Il classico ritardo tricolore, ma le cos stanno cominciando a cambiare. Come? Dove? Chi? Ce lo siamo fatto raccontare da Marcello Pozza, CEO e founder di Goodadd.it

GOODadd, come un saluto di benvenuto: siete stati ben accolti nel mondo dell’audio?

«Direi proprio di sì. Siamo dentro dal 2018 con la nostra creative factory operante nell'ambito del Marketing & Comunicazione nata da GOODmood (editore digitale leader in Italia nella produzione di audiobook, con oltre 1.300 titoli distribuiti, di cui 700 produzioni proprietarie originali) e specializzata nella realizzazione di branded podcast, digital audio advertising e company podcasting a supporto della comunicazione interna aziendale e delle strategie di content marketing. La nostra è una storia ultra decennale. Le origini sono radiofoniche, risalgono agli anni 80, epoca in cui ancora si producevano programmi, mentre oggi si fa fatica a creare qualcosa di fresco innovativo. Poi, nel 1990, la partenza di PushPull, con la Gialappa’s Band e il palcoscenico delle notti magiche di Italia 90, con le cronache irriverenti del trio che si apprestava a divenire celeberrimo. Seguirono tante produzioni nel ramo audio-video, con personaggi fondamentali per la comunicazione italiana, come Carlo Massarini, per citarne uno. Due anni fa, la nascita di GOODadd che, grazie al suo team altamente qualificato, composto da storytellers, speakers, interpreti, scrittori e giornalisti e le sue quattro sale di registrazione, tra Milano e Padova, gestisce tutti gli aspetti della creazione di un podcast (dall’editing del testo alla registrazione delle voci e la regia, passando per l’audio editing, il sound design, mix e mastering) e fornisce, proprio attraverso questo media contenuti di intrattenimento, formazione e informazione chiari, veloci e pratici».

Può farci qualche esempio?

«Abbiamo prodotto recentemente un podcast dedicato alla vita di Claudio Piani, giovane avventuroso che, un bel giorno, ha deciso di fare armi e bagagli e partire. Si intitola “Il Vagabondiario” ed è stato inserito da Vanity Fair tra i cinque migliori esempi di racconto audio dedicato ai viaggi. “Due mani in più” è invece un progetto di delivery per persone non autosufficienti di Coop Lombardia che nel solo periodo di lockdown ha effettuato oltre 40 mila consegne a domicilio a Milano, Novate Milanese e Sesto San Giovanni. Sono nati tre podcast che vedono protagoniste proprio queste persone, i loro racconti, le loro difficoltà, le speranze, la gratitudine. Non è stata la nostra prima volta nel sociale: siamo stati i primi in Italia ad aver prodotto una serie podcast per la comunicazione medico-scientifica rivolta ai medici di medicina generale, operatori sanitari, pazienti e caregivers insieme a Nestlé Health Science. E ancora: “3 Fattori”, il progetto audio di Mariangela Pira, nota giornalista di Sky 24, esperta di economia, tema raccontato con un linguaggio semplice e avvincente».

Dall’alto della vostra esperienza, quali soni i punti cardine sui quali basare la riuscita di un progetto di podcast?

«Prima di tutto, occorre conoscere bene la materia che si sta trattando; l’improvvisazione non paga, avere prima uno schema ben preciso; curare meticolosamente la parte tecnica; avere un sound design di ottimo livello».

Si può parlare di espansione di un nuovo media?

«Sì. Sta accadendo la stessa cosa che avvenne 15 anni fa con l’apparizione di YouTube: improvvisamente apparve una moltitudine di nuovi produttori video. Ora sta accadendo la stesa cosa con l’audio».

In quali settori vi trovate più a vostro agio e quali tipi di mercato vi piacerebbe approcciare?

«Lavoriamo bene con GDO, con il mondo scientifico, che si sta un po’ liberando da pastoie legate a pregiudizi. Pensi che fino a qualche anno fa, in Italia, l’audiobook era associato alla realtà dei non vedenti, quindi era considerato un prodotto paramedicale. La prima volta che sbarcammo in America, era il 1987, gli scaffali delle rivendite di dischi erano colmi di audiobook, e stiamo parlando di 33 anni fa. In Germania, nel 2019 il fatturato legato a questo prodotto è stato di 180 milioni di euro, da noi, fino a un paio di anni fa non si superava il milione. Ora le cose stanno cambiando, grazie all’opera di aziende quali Audible e Storyteller. Riguardo i possibili interessi futuri, la moda da sentire e non più solo da guardare sarebbe una grande sfida. In USA accade da tempo, un esempio in questo senso è rappresentato da Gucci».

Il segreto è allora sapersi raccontare?

«Esattamente. Le faccio un altro esempio: abbiamo prodotto, in inglese, la biografia del signor BATA, proprio lui, il signore dietro il celebre marchio di calzature. Una storia affascinante, per un brand dalle dimensioni internazionali che viene però considerato autoctono. In molti pensano sia italiano, in India sono convinti che sia indiano. Una grande intuizione».

Il podcast però oggi esiste soprattutto in quanto legato a una dimensione aziendale…

«Se parliamo di fatturati sì, in attesa che lo spettro si allarghi. Oggi funzionano a grandi livelli le iniziative di branded content. Un altro esempio: nel 2008, convincemmo la Fiat a presenziare al Salone del Libro, con un progetto unico: “Libri in auto”. In pratica, l’utente saliva su una Fiat e poteva ascoltare un audiobook. Una primigenia attività di branded audio».

Un 2020 che per molti versi non farà testo, prima però c’è stato il 2019…

«Che abbiamo chiuso con un fatturato di 1,5 milioni di euro. Cifre difficilmente replicabili quest’anno. Ma intanto, a settembre saremo protagonisti di due novità, ossia la produzione di due serie originali. Un nuovo passo nel mondo dell’audio».