24Ore Business School, la pratica oltre la classica formazione accademica
Le evoluzioni della prima business school nazionale, realtà indipendente, con oltre 1200 insegnati, oltre 15.000 studenti, una propensione e sempre più accentuata alla dimensione digital, senza rinunciare all’aula. Le parole di Andrea Pizzola, Chief Marketing Officer
Andrea Pizzola
Il nome è noto, 24ORE Business School (https://www.24orebs.com/), nata con l’obiettivo di formare manager, professionisti, neolaureati, neodiplomati e aiutarli a definire e a realizzare il loro percorso professionale con un’offerta innovativa e differenziata per industry e aree tematiche. Oggi la 24ORE Business School è riuscita a creare una community di oltre 155 mila follower su LinkedIn, ha superato i 52.000 seguaci su Instagram e oltre 145.000 sono gli affezionati su Facebook, creando così un forte coinvolgimento con il mercato che viene costantemente stimolato dalla produzione di contenuti di valore rilanciati e diffusi sulle piattaforme social. Cosa offre la Business School? Come comunica? Ce lo racconta Andrea Pizzola Chief Marketing Officer.
Il 2017, un anno fondamentale per le sorti della School, come pure il 2021…
«Giusto fare chiarezza di una realtà come la nostra, che porta un determinato nome ma che da anni è indipendente. In quella stagione si concretizzò la cessione del gruppo editoriale, che era in origine di proprietà del Gruppo 24Ore, accompagnato da una sorta di patto di non belligeranza della durata di cinque anni, proprio quest’anno esauritosi. Siamo indipendenti, come detto, ma facenti parte del Gruppo Palamon. Nel corso del 2021, siamo diventati la prima business school digital italiana, con corsi dal vivo e in streaming. Abbiamo quindi chiuso un cerchio e completato le modalità di fruizione, anche grazie attraverso una serie di prodotti fruibili in differenti ambiti. L’emergenza pandemica ha accelerato la trasformazione, lo sforzo della Palamon è stato molto importante».
Le evoluzioni sono però sempre in agguato e, conclusa, l’emergenza pandemica, si è tornati progressivamente anche in una dimensione e fisica, cosa che avete abbracciato con alcune novità
«Abbiamo Inaugurato le sedi di Milano e Roma, gli ambienti e l’accoglienza, rinnovato lo storico building milanese, mentre a Roma si è scelto di abitare una palazzina Liberty, rivisitata tecnologicamente»
Quanto conta la presenza?
«Moltissimo, nonostante tutto quello che è accaduto e le nuove sedi sono perfette per accogliere gli studenti. Il progresso non si arresta, e meno male, il mondo del live streaming è sempre più forte, ma nell’ultima stagione è stato evidente anche un ritorno alle abitudini più classiche. IL tutto però è stato accompagnato da un adeguamento tecnologico appropriato, si pensi alla miicrofonia diffusa, per non far sentire esclusi gli studenti online».
Cosa caratterizza oggi la Business School?
Prima di tutto un parco docenti folto, sono in 1200, eterogeneo, con una esperienza sul campo. Alle spalle abbiamo heritage molto importanti, frutto di trent’anni di esperienza, atrraverso tutti i livelli di crisi e di risoluzioni vissuti dal Paese».
Quali sono le richieste più attuali?
«Tutto quello che riguarda il marketing, senza dubbio. Mi piace precisare che la sola formazione accademica non prepara, serve un livello pratico e noi lo offriamo. Per continuare: HR e tutte le funzioni aziendali, materie verticali, settoriali; gestione d’imprese, materie imprenditoriali, con un occhio sempre più attento alla realtà delle startup. Abbiamo corsi full time composti da sei mesi in aula e altri sei in azienda, esperienze che nel 95% dei casi si trasformano in lavoro. Siamo cresciuti del 50% a Milano e Roma e del 200% nelle altre zone del Paese, che magari non possono permettersi viaggi e i trasferimenti. Garantiamo qualità anche a distanza. E i risultati non si sono fatti attendere: nel 2020 gli studenti erano 7000, nel 2021 oltre 15.000. L’obiettivo è concludere l’anno in ulteriore crescita, raggiungere i 18.000 studenti, sottolineare ancora una volta la leadership nei confronti delle altre business school che hanno fatto passo indietro, hanno deciso di ritornare alla sola esperienza in aula. Nel 2023 vogliamo superare la soglia dei 20.000 studenti».
È difficile comunicare una realtà come la vostra? Come ci riuscite?
«Focalizzandoci sulla mission, un link tra la vocazione e il successo; link, un termine inglese che ben descrive la rappresentazione del mondo digitale, quello che la società italiana sembra ben disposta ad abbracciare. Parlare di formazione accademica crea un blocco psicologico, illustrare i percorsi e i risultati manageriali spalanca mondi e orizzonti differenti. Occorre chiedersi: l’accademia prepara? No, chi le gestisce è lontano dal mondo lavorativo, chi opera nella 24ORE Business School è invece profondamente dentro e porta avanti tutte le problematiche insite nei percorsi. Occorre saper comunicare bene cosa insegnare, offrire, sempre e comunque con il mondo del lavoro ben in evidenza».
I prossimi passi?
«Estendere l’offerta ai neo diplomati, non solo ai laureati e ai professionisti, con corsi intensivi di un anno un anno e mezzo. Abbiamo siglato una partnership con Unimarconi, la prima università digitale italiana, per avvicinare sempre di più le esigenze del mondo del lavoro all’offerta formativa universitaria. Ne è scaturito un catalogo di oltre 40 corsi innovativi per le professioni del domani e il primo corso di laurea universitario in Digital Marketing».